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falcone c shobha 2di Stefania Limiti e Antonella Beccaria
Ci sono diverse cassette audio delle conversazioni che Giovanni Falcone ebbe con Alberto Stefano Volo, l'ex neofascista che amava definirsi "agente al servizio dello Stato". Volo, siciliano, oggi in precarie condizioni di salute e indisponibile a qualsiasi tipo di colloquio, rivelò al magistrato ucciso a Capaci il 23 maggio 1992 di aver fatto parte, dal 1967 al 1980, di un'organizzazione segreta che si chiamava Universal Legion, forse un "grappolo" di Gladio. Peraltro Volo parlò di qualcosa di molto simili all'organizzazione militare clandestina, nata ufficialmente per contrastare un'invasione da Est, prima che lo facesse il 24 ottobre 1990 l'allora presidente del consiglio, Giulio Andreotti.
La dichiarazione è nota da tempo, ma solo di recente sono saltate fuori le cassette nell'ambito delle indagini della Procura di Palermo.
Si tratterebbe di un pozzo di informazioni, anche se non è possibile per il momento conoscerne il contenuto. Volo suggerì a Falcone una pista? Oppure il magistrato aveva già messo le mani su informazioni preziose e di assoluta novità al tempo? Vedremo.
Intanto bene ha fatto l'avvocato Fabio Repici a opporsi all'archiviazione delle indagini sull'omicidio dell'agente del commissariato San Lorenzo Antonino Agostino, ucciso a Villagrazia di Carini il 5 agosto 1989 insieme alla moglie, Ida Castelluccio, sposata un mese prima e incinta di cinque mesi. Il legale, che rappresenta Augusta e Vincenzo Agostino, i genitori e i suoceri delle vittime, si sta battendo perché non si chiuda il capitolo delle indagini che chiama in causa i boss Nino Madonia e Gaetano Scotto e l'ex poliziotto Giovanni Aiello, più noto come "faccia di mostro". Motivo: esistono "acquisizioni sulla sinergia tra [gli indagati] e un blocco criminale individuato tra polizia e servizi segreti".
"Il processo si deve fare anche per ripagare le persone offese dalle oltraggiose azioni di depistaggio, correlate alla necessità che possenti apparati criminali mantenessero l'impunità", ha scritto Repici nella sua opposizione. E ora, in merito al giovane poliziotto, emerge che Falcone gli aveva chiesto di tutelare Volo tra il 28 marzo e il 18 maggio 1989, poche settimane prima del suo omicidio. Ma ci sarebbe di più perché Agostino avrebbe lavorato con il tecnico che ha sbobinato le cassette in cui si sentono le parole di Alberto Volo e dunque sarebbe stato pienamente a conoscenza del loro contenuto.
A Palermo si scava e si scava nei misteri dell'isola e tanti aspetti rimasti oscuri sono destinati a trovare una spiegazione. Un pezzo della spiegazione c'è e risponde a una domanda: come avevano fatto Falcone, Volo e Agostino a entrare in contatto? Il tramite tra l'ex estremista di destra e il giudice passa per Elio Antinoro, un altro poliziotto che stava al commissariato San Lorenzo. Compito che si assunse fu quello di portare Volo a Palazzo di Giustizia mantenendo il più stretto riserbo e, a fronte delle dichiarazioni rese, si era profilata l'esigenza di proteggerlo. Esigenza a cui avrebbe adempiuto anche Agostino.

Foto © Shobha

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