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6di Alfredo Russo
Prima un “mini tour della memoria” a Palermo, poi l’incontro a Villa Niscemi con il sindaco Leoluca Orlando, il procuratore Aggiunto Leonardo Agueci il questore Guido Nicolò Longo e Daniele Marannano di AddioPizzo ed anche noi di Scorta Civica. E’ così che lo scorso 25 febbraio, ci troviamo ad accompagnare i ragazzi dell’istituto comprensivo Italo Calvino di Allista, provincia di Lecce. Un’occasione importante per cercare di sensibilizzare i giovani in un percorso di legalità e ricerca di giustizia.
La giornata comincia in modo frenetico, appuntamento in via Marchese di Villa Bianca con il professore Enzo Vena, il nostro gancio, palermitano ma con sede lavorativa in quel di Puglia.
Il tempo di caricare a bordo anche Maria Consuelo Spera di Scorta civica. E via, veloci, verso Tommaso Natale dove ci attendono Luciano Traina e Ferdinando Domè due familiari di vittime di mafia.
Sono già le 9,15 quando ci dirigiamo verso Isola delle femmine dove i due pullman con i ragazzi e i professori ci attendono impazienti.
Neanche il tempo per delle brevi presentazioni e via, il mio occhio è puntato sempre sull'orologio che impietoso mi ricorda che non riuscirò mai a rispettare i tempi degli appuntamenti presi.
La prima tappa del tour è Cinisi, a casa memoria di Peppino Impastato.
Lungo il tragitto Luciano Traina si presenta a gli studenti testimoniando la storia di suo fratello Claudio Traina, uno degli uomini della scorta di Paolo Borsellino caduto in Via D'Amelio il 19 luglio del '92.
Nello stesso tempo Ferdinando Domè fa la stessa cosa nell'altro pullman, testimonia ai ragazzi la strage di viale Lazio del 1969 dove perse la vita suo padre per mano di Provenzano.
Sono le 9,45 quando si giunge a Cinisi davanti casa Memoria.
Il tempo materiale per dividere gli studenti in due gruppi, ed eccoli davanti alle foto e gli oggetti di quello che a detta dei professori è stato eletto dai ragazzi come loro simbolo e mito.
La storia di Peppino affascina tutti, una ragazzina legge delle bellissime citazioni sulla bellezza scritte dopo la morte di Peppino, la commozione li prende, la storia li affascina e la marcia conclusiva dei famosi cento passi che li porta davanti casa Badalamenti fatta intonando la canzone dei Modena City Ramblers li eccita.

L'orologio scorre impietoso e io sono costretto ad avvertire la sig.ra Rita Borsellino che saremo un pò in ritardo rispetto al l'orario concordato per la visita in via D'Amelio.
Si sale sui pullman che sono le 11,00, i testimoni Luciano Traina e Ferdinando Domè si alternano su gli stessi ripetendo le loro testimonianze.
Ci siamo, percorsa la favorita, ed entrati in via monte Pellegnino sento vicino il traguardo del nostro secondo appuntamento, via D’Amelio.
Chiamo telefonicamente la sig.ra Rita le comunico il nostro arrivo, e lei senza batter ciglio pur avendomi preavvisato le sue pessime condizioni fisiche, che le avrebbero impedito di parlare con i ragazzi com'è solita fare, si presenta davanti all'albero d'olivo sotto il quale è solita accogliere gli ospiti.
Poche parole, cariche di passione forza e speranza, rivolte per lo più a chi le stava vicino, la voce flebile purtroppo le impedisce di giungere a tutti, ma il messaggio risuona come un tam tam tra i ragazzi, che dopo le foto di rito tornano sui pullman proti per la prossima tappa.

Sono le 12,00 quando ci muoviamo per andare in via Alfieri, lì, dove Libero Grassi venne trucidato per aver detto no al pizzo e per essere stato lasciato solo da tutti i suoi colleghi imprenditori.
Chi ci accoglie è la vedova Grassi, Pina Maisano, una donna piccola gracile e molto aristocratica nel portamento. Ci raggiunge sotto il cartello scritto con un pennarello li dove cadde suo marito.
“Non voglio lapide per Libero - dice la sig.ra Pina - non ne ho mai volute, voglio che questo luogo diventi un posto dove ogni anno quando noi non ci saremo più passi qualcuno che scriva quel cartello con un pennarello affinché l'anno dopo occorra cambiarlo, è così che non si perderà il ricordo”.
Qualcuno sussurra una frase, "è dovuto morire un Libero per liberare centinaia di altre persone".
L'orologio non lo guardo più, la tensione è passata, ho rispettato tutti gli appuntamenti presi e i ragazzi sono rimasti contenti, mi rilasso sul pullman nella strada verso l'hotel.
Io e Consuelo salutiamo i ragazzi e i professori che sono già le 14,20, ci rimane pochissimo tempo per prendere un boccone rilassarci un pò prima di riunire la ciurma e andare all'incontro pomeridiano a Villa Niscemi.


Alle 16,00 nonostante la palese difficoltà di far muovere i pullman tra le strade di Palermo da parte degli autisti, si giunge a villa Niscemi, dove ad accoglierci si palesano Leoluca Orlando e il questore Longo, poco dopo giungono il procuratore aggiunto Agueci e il presidente nonché fondatore di AddioPizzo Daniele Marannano.
I ragazzi e i professori dopo i saluti di rito si accomodano per ascoltare i relatori, che oltre ai sopracitati vedono anche la gradita presenza di due esponenti la Scorta Civica, Adriana Gnani e il portavoce Giorgio Colajanni.
Il primo a Parlare è il mini sindaco della scuola Brayan Casto, porta i saluti al sindaco e a i suoi ospiti da parte della dirigente scolastica del Istituto comprensivo Italo Calvino.
Lo segue il sindaco di Palermo Orlando, il quale esalta le bellezza della città, né vanta la capacità d accoglienza.
Orlando fa una premessa applicando una equazione a Pertini e Mattarella, sostenendo che quando fu eletto Pertini come presidente della Repubblica l'Italia si scoprì antifascista da nord a sud la similitudine con  Mattarella oggi è che con questo presidente il messaggio diventa di unità nazionale anti mafiosa.
Egli sostiene ancora che alla fine degli anni 70 la mafia si identificava con la chiesa, la politica, l'economia, dopo la sanguinosa guerra dei corleonesi nasce una coscienza di lotta alla mafia, l'antimafia, che per prima si forma non per le strade ma nei palazzi, infatti secondo Orlando è proprio il cardinale Pappalardo che rompe gli indugi, dicendo che chi si avvicina alla mafia anche senza esserne parte fa peccato. Pappalardo venne isolato così come in politica fu isolato e attaccato dai sui stessi amici di partito Piersanti Mattarella quando fu eletto presidente della regione siciliana e ancora come fu isolato e lasciato solo Libero Grassi nella lotta al racket del pizzo.
Gli interventi si susseguono con il procuratore Agueci che racconta il clima del palazzo di giustizia degli anni 80 e del clima non idilliaco di oggi, anche se pur  migliore di allora.
È il questore Longo che parla di come lui pur essendo catanese e aver lavorato in altre città si sia fortemente legato a Palermo dopo avervi prestato servizio fino al '93 e dopo aver contribuito a catturare gli autori della strage di Caci ai danni di Falcone della moglie e dei suoi uomini di scorta.
Vengono spese tante belle parole di stima nei confronti del nostro presidente della Repubblica Mattarella, qualcuno dal pubblico prende la parola e fa notare sommessamente che il giudizio sul presidente lo tiene momentaneamente sospeso, in attesa che egli in qualità di massima carica dello stato e come presidente del CSM si pronunci nettamente a favore di quel giudice Di Matteo condannato a morte da Totò Riina dal carcere di Opera, pronunciando una piccola ma chiara frase che poi è la stessa che gli uomini e le donne di Scorta Civica portano stampata sul petto delle loro felpe." IO STO CON DI MATTEO".
Sono già passate le 17,30, quando prende la parola Adriana Gnani per Scorta civica. Il suo non è il solito intervento pieno di magniloquenza, no. La Gnani non è proprio il tipo, racconta le sue esperienze con S.c. Parla ai ragazzi della sua attività di volontaria svolta in due centri d'accoglienza di Palermo, spiega loro i disaggi e le difficoltà di questi bimbi che aiuta come meglio può, ha tutto scritto, dice, per non dimenticare niente, poi un po' smarrisce il filo del discorso, ed è lì, che da il meglio di se, quando abbandona i fogli di carta e lascia parlare il cuore che come una saetta arriva dritto nell'animo di chi la sta ascoltando.
Concludono gli interventi Daniele Marannano di AddioPizzo e Giorgio Colajanni di Scorta civica.
I loro sono interventi brevi giusto per salutare e ringraziare i ragazzi che devono riprendere il viaggio verso Messina.
I ragazzi visibilmente soddisfatti ringraziano tutti, e al sindaco regalano un tamburello decorato a mano da un artista pugliese, concludono proprio loro il pomeriggio, suonando e ballando con tutti gli ospiti una Pizzica, danza tipica pugliese.

Foto © Scorta Civica