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porto turistico roma sequestroLa rettifica di Lazzari e la controreplica di Orsatti
di Pietro Orsatti

Se una cosa ho imparato con l’esperienza occupandomi e scrivendo dei sistemi di potere mafiosi è che spesso  la verità e la logica sembrano ribaltarsi e di conseguenza scattano meccanismi davvero bizzarri. La cultura mafiosa manipola, si infiltra, si rende invisibile, condiziona, calunnia, delegittima, isola. La cultura mafiosa ha eserciti di alleati. Non solo l’omertà. Non solo la paura. La politica, l’impresa, l’informazione troppo spesso si rendono complici della mafia, per interesse di parte, per tornaconto personale o per semplice ignoranza. E se qualcuno si chiama fuori anche inconsapevolmente da questo meccanismo viene stritolato, isolato, fino a rischiare perfino la propria vita.

È quando sei solo che la mafia ti viene a cercare.

Era così nella Sicilia degli anni ’70 e ’80, nella Calabria della “faide” che nessuno voleva chiamare guerra, negli anni delle stragi fra vecchia e nuova camorra. Era così quando tutti avevano paura di scrivere quella parola maledetta, mafia, e si aggrappavano al termine – chissà perché ritenuto più rassicurante – di criminalità  organizzata. È così anche oggi per chi si occupa di mafie a Brescello o Lodi, Palermo o Milano, Napoli o Venezia. È così a Roma.

Nonostante la parola mafia sia stata finalmente sdoganata da chi racconta oggi la Capitale dopo decenni di incomprensibili pudori, la cultura mafiosa, che non è mafia ma è il substrato di cui si nutre, rimane intoccata nonostante sia innestata in profondità nella nostra società. Scrive l’attuale procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato nel libro “Il ritorno del principe” firmato insieme a Saverio Lodato: «Se la progressiva conversione dell’illegalità in legalità è il trend, quello che oggi sembra impraticabile, domani potrebbe divenire realtà: la normalizzazione culturale del metodo mafioso adottato dai colletti bianchi fuori dall’ambito delle organizzazioni criminali tradizionali […] Se al diffondersi della cultura paramafìosa sommiamo il riemergere di altre culture antidemocratiche […], viene da chiedersi: chi salverà la nostra democrazia da se stessa?».

In uno scenario del genere anche la cosiddetta antimafia può essere inquinata dalla cultura mafiosa. Lo so, è un argomento scomodo, ma ritengo necessario parlarne proprio a Roma. A parole si dicono tutti antimafiosi, perfino i Casamonica per paradosso. Ma può accadere, e accade, che dietro il paravento di una sorta di autocertificazione antimafiosa si celino interessi e metodi intrisi di quella cultura che a parole si dice di voler combattere. A Roma, e in particolare a Ostia, possiamo trovare degli esempi inquietanti di questo fenomeno.

Fra un mese uscirà in libreria Roma Brucia, il mio secondo libro (dopo Grande Raccordo Criminale scritto con Floriana Bulfon lo scorso anno per Imprimatur editore) sul sistema di potere mafioso che si è imposto nella Capitale. Avevo scritto un durissimo capitolo su quello che sta succedendo negli ultimi mesi a Ostia, sul ruolo che sta giocando la destra estrema e in particolare Casa Pound e su quello –  che in questo momento considero perfino più pericoloso – del Movimento Cinque Stelle del Litorale e di Roma (e da qualche settimana anche nazionale). Ho deciso in fase di editing di non inserirlo nel testo definitivo per due ragioni: non mi interessa minimamente infilarmi nello scontro politico-elettoralistico avviato dal M5S con obiettivo non tanto il sistema mafioso che controlla da decenni Ostia quanto esclusivamente il loro principale avversario politico, il PD; credo, poi, di aver concesso un supplemento di fiducia nei confronti dei Cinque Stelle sperando che rinsavissero e comprendessero quale meccanismo distruttivo stessero mettendo in atto e le conseguenze culturali e sociali della loro azione pubblica (e non pubblica) a Ostia e dintorni.

Insomma nel libro quel capitolo non c’è. E va bene così. Ma non posso astenermi, dopo l’ennesimo casino messo in piedi dal M5S a Roma e in particolare a Ostia, dal prendere posizione e cercare di mostrare prima di tutto a loro – perché spero ancora che si rendano conto che le parole e le azioni pesano dieci volte più del normale in un luogo dove la mafia non è semplice infiltrazione ma potere reale e assoluto – quali siano le conseguenze immediate e poi a medio e lungo termine della loro spericolata e strumentale azione di delegittimazione sistematica di tutto ciò che sia estraneo al loro club di illuminati.

La vicenda della relazione presentata in una conferenza stampa i primi di settembre e mai resa “ufficialmente” pubblica, nonostante ne fosse stata annunciata pubblicamente la presentazione immediata in commissione Antimafia risulta ancora non depositata, è certamente la goccia che fa traboccare un vaso già pieno. Ammetto di aver ricevuto stralci di quel documento che risultava riservato già prima della conferenza stamp del M5S. Molti cronisti lo avevano ricevuto integralmente. Ovviamente non era stato certo qualche malintenzionato dell’orrido PD a far circolare il documento «non autorizzato» come lo ha definito nei giorno scorsi la parlametare Roberta Lombardo, ma è stato fatto circolare ad arte da fonti dei Cinque Stelle. Faccio subito chiarezza, a me sono arrivati i pezzi di cui accennavo da un amico che lo aveva ricevuto da un altro amico… Insomma, quelle pagine riservate e non autorizzate dai Cinque Stelle erano a conoscenza di mezza Roma.

Sembrava di essere tornati ai “bei” tempi delle lettere del Corvo del palazzo di Giustizia di Palermo. Ai dossier anonimi. Ai pacchetti velenosi di una stagione che ci illudevamo essere stata archiviata.

Gli attacchi (uso la parola attacchi ma dovrei scrivere insinuazioni) contro Libera, contro la cronista Federica Angeli, contro tutto il PD (mischiando i corrotti con quelli che stanno cercando di mettere mano a una situazione che definire drammatica è un eufemismo), contro Sel e poco ci mancava contro il Papa. E intanto ci si dimenticava di Alemanno, di ambienti dell’estrema destra eversiva romana che erano e sono parte – e non solo grazie a Carminati – del sistema di Mafia Capitale, del centro destra romano e nazionale che aveva sostenuto l’Era Alemanna e il banchetto in Regione negli anni di Storace e poi della Polverini.

Non trovate buffo il fatto che nessuno abbia ripreso e pubblicato i contenuti di quel dossier per quasi un mese – compreso Il Fatto che ha ammesso di averlo da tempo – e che il caso sia esploso non dopo la pubblicazione dell’articolo de Il Tempo che ne riportava ampi stralci ma solo quando Libera e Uisp hanno convocato una conferenza stampa per annunciare querele e smentire carte alla mano punto per punto le insinuazioni del M5S?

E lì, da quella conferenza stampa di Libera, il dossier per l’Antimafia si trasforma in bozza, la consegna scivola, gli avvocati si affannano su quelle pagine, i parlamentari si affannano  ad accusare il giornalista reo di aver pubblicato un loro documento (fatto circolare da loro stessi ) senza rendersi conto di diventare così del tutto simili a chi sta facendo l’impossibile per bloccare la libera informazione e la pubblicazione di documenti e intercettazioni scomode.

L’unico giornale che abbia ripreso e attaccato il M5S sui contenuti del dossier, il giorno successivo alla presentazione pentastellata del 7 settembre – è stato La Repubblica per voce di una delle sue firme storiche: Attilio Bolzoni. Un editoriale in risposta alle insinuazioni pesantissime avanzate in quel documento nei confronti della cronista Federica Angeli (minacciata dalle mafie del litorale e da anni sotto scorta). Solo l’attacco vale più di mille polemiche e cento dossier. «Se volete vedere da vicino il mondo capovolto venite ad Ostia – scrive Bolzoni – È tutto sottosopra. La mafia che si traveste di antimafia e l’antimafia che vogliono far passare per mafia, c’è una gran confusione di voci, una strategia della disinformazione che favorisce malacarne dalle facce sconce e malacarne in doppiopetto. A ogni latitudine, le due razze si ritrovano sempre insieme. L’avevamo scritto qualche mese fa – quando ci siamo inoltrati fra l’osceno lungomuro e le stanze del X Municipio – che Ostia ci sembrava un po’ Brancaccio (quartiere palermitano dominato negli anni ’80 dai boss) e un po’ Casal di Principe, frontiera, laboratorio politico-criminale al servizio di Mafia Capitale, avamposto per intrecciare patti di droga fra Er Cecato e i Fasciani ma anche per sperimentare le forme più spinte di estorsione sugli appalti pubblici, consiglieri comunali e consiglieri di circoscrizione rivelatisi grassatori, vampiri. Oggi, nudi, scoperti, vanno al contrattacco. Oggi se la prendono con certa stampa ( Repubblica , per esempio) e – nel più puro stile corleonese – fanno il nome della nostra collega Federica Angeli. La indicano, l’additano, la infamano. Complimenti ai 5 Stelle. Complimenti vivissimi ai rappresentanti di Grillo al Campidoglio e a quelli sul territorio che credono di avere capito tutto di Ostia e su Ostia e intanto dialogano con logge “antimafia” che a loro volta si ritrovano sempre più vicini a note consorterie locali (balneari e affini), prestanome dei Fasciani, sedicenti associazioni “contro la corruzione”. Pur di attaccare sempre e comunque il perfido Pd di Roma questi dei 5 Stelle hanno perso la bussola, ormai sono disposti ad allearsi con il diavolo.».

Qui una piccola nota personale (spero che Federica non se ne dolga). Non mi piace il  modo un po’ strillato di fare giornalismo della Angeli, non penso che sia utile diventare protagonisti in prima persona del dibattito se si sta facendo cronaca. La sovraesposizione toglie ruolo al cronista, al narratore, al testimone. Quando ci si pone davanti alla penna e non dietro alla penna si rischia di diventare la notizia e di perdere di vista le notizie. Questa è una mia opinione personale, ovviamente. Non ho verità in tasca e non ne voglio avere. Ma questo nulla toglie al lavoro che lei ha svolto in solitudine per raccontare il sacco di Ostia, gli affari dei clan, l’insediamento di un sistema di potere osceno sul litorale e a Roma. E da qui la mia solidarietà nei suoi confronti davanti a questi tentativi di delegittimarla.

C’è anche un altro dato che va segnalato. Gli attacchi sia alla Angeli che a Libera da parte del M5S non sono contenuti solo nella bozza “non ufficiale” (e attendiamo con ansia il documento ufficiale se i componenti M5S in commissione Antimafia si sentiranno di firmarla e soprattutto attendiamo di confrontare le due versioni), ma vanno avanti da mesi. Come del resto da mesi si è a conoscenza di almeno un incontro fra esponenti del M5S sia di Ostia che romani e nazionali, con gli imprenditori balneari romani avvenuto fuori dall’orario di chiusura in una struttura del CONI il 12 giugno 2015. Sarebbe davvero interessante sapere i nomi degli “imprenditori onesti” (così li ha definiti la parlamentare M5S Carla Ruocco) che parteciparano alla riunione, chi aveva le chiavi del Polo Natatorio di Ostia (la struttura del CONI in questione), chi ha aperto la struttura e chi li ha eventualmente autorizzati. E ancora, chi sono gli informatori e consulenti che hanno fornito le informazioni ai redattori del dossier M5S e quali prove documentali sono state allegate a sostegno delle loro dichiarazioni.

Il Movimento Cinque Stelle da mesi fa riferimento alla stagione della Primavera di Palermo. Che non fu un episodio circoscritto a un solo gruppo politico, ma fu invece il tentativo di mettere insieme cittadini, partiti, movimenti, istituzioni, comitati attorno a un progetto di città comune e condiviso. Da tutti. Il riscatto di una città non nasce dal settarismo e dalla continua delegittimazione degli interlocutori. Dopo questa bruttissima storia non solo il Movimento deve guardarsi i panni sporchi in casa (spero che abbiano peccato solo di ingenuità) ma deve cambiare totalmente rotta se davvero crede in quello che professa. Fare un gioco del genere non solo non intacca il ptere criminale che si è preso Roma. Questo gioco favorisce le mafie.

Ps (Gli esponenti romani del M5S Daniele Frongia, Marcello De Vito, Virginia Raggi, Enrico Stefano, hanno pubblicato sul blog di Beppe Grillo un attacco all’assessore alla legalità Sabella. Vale la pena leggerlo. http://www.beppegrillo.it/2015/09/pd_infetto_roma_corrotta.html. Invece di rimediare all’attacco a Libera e al casino che hanno alzato a Ostia passano all’contrattacco. Ecco la “primavera di Roma” che si va a far benedire. Ultima cosa, gli esponenti del M5S parlano di una riunione del 25 giugno con sindacati e categorie pubblica e pubblicizzata e non di quella che sarebbe avvenuta il 12 giugno al Polo natatorio. Un’altra occasione mancata di fare chiarezza).

Tratto da: orsattipietro.wordpress.com

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Senza entrare nel merito delle valutazioni politiche, e di tutto l'apparato di menzogne che stanno montando contro il M5S posso smentire facilmente i seguenti punti: "Come del resto da mesi si è a conoscenza di almeno un incontro fra esponenti del M5S sia di Ostia che romani e nazionali, con gli imprenditori balneari romani avvenuto fuori dall’orario di chiusura in una struttura del CONI il 12 giugno 2015. Sarebbe davvero interessante sapere i nomi degli “imprenditori onesti” (così li ha definiti la parlamentare M5S Carla Ruocco) che parteciparano alla riunione, chi aveva le chiavi del Polo Natatorio di Ostia (la struttura del CONI in questione), chi ha aperto la struttura e chi li ha eventualmente autorizzati."
L'incontro era pubblico, avvenuto in una struttura pubblica di Roma Capitale, e in normale orario di apertura al pubblico, era preannunciato con largo anticipo, con invito a tutte le sigle sindacali e associazioni di categoria. Erano presenti anche dei giornalisti, oltre i semplici cittadini.
Una delibera municipale inoltre mette a disposizione la struttura ad eventi pubblici.
Rammento che 3 giorni prima gli stessi rappresentati si erano incontrati con l'assessore Sabella, cosa ammessa anche lui due giorni fa, solo dopo che sono state divulgate le foto del suo incontro.
Carla Rucco ricopriva la vice presidenza della Commissione finanze ed era lì per incontrare la parti sociali.
Inoltre la struttura chiude alle 23 e in quel giorno erano in svolgimento delle gare.
www.federnuoto.it/centri-federali/ostia.html
Siamo in grado di provare ogni punto.
Massimo Lazzari


Riporto qui alcuni riferimenti in relazione alla rettifica richiesta. I primi di agosto, Alfonso Sabella assessore alla legalità e delegato dal sindaco al X Municipio dichiarava: “il 12 giugno scorso, dopo una riunione organizzata sempre dal loro rappresentante locale, e tenutasi nottetempo in una struttura pubblica (aperta non si sa da chi e con quale autorizzazione), una deputata del M5S aveva affermato di essersi incontrata ‘con gli imprenditori onesti, quelli che non si sono mai piegati alla logica delle mazzette, quelli che portano avanti un’attività al meglio delle loro forze senza imbrogliare e senza mangiarsi la città’ e cioè con quegli stessi concessionari degli stabilimenti balneari che hanno negato, per trent’anni, il mare ai cittadini”. La stessa accusa Sabella l'ha mossa ieri in una lettera indirizzata ai consiglieri del M5S. Incuriosito cercai altri riferimenti a questo incontro e li trovavo in articolo pubblicato da La Stampa il 23 giugno in cui si legge: “La Stampa è in grado di raccontare che al Polo natatorio, ad accogliere la Ruocco, c’era Renato Papagni, figura di spicco del mondo associativo degli stabilimenti del litorale, da sempre in ottimi rapporti di lavoro con i Balini, storica famiglia di imprenditori, che gestiscono tra l’altro il porto di Ostia, tra mille polemiche. Tra parentesi, il Polo natatorio, che è di proprietà del Coni, era chiuso a quell’ora: è stato fatto riaprire per l’occasione, ma da chi? Segno che comunque la visita di una delegazione del M5S era considerata importante, da quel sistema del litorale”. Al di là dell'imprecisione sulla proprietà – la struttura è di Roma Capitale e data in gestione al Coni – ho verificato che il convegno a cui fa riferimento il signor Massimo Lazzari era iniziato alle 17. Si tratterebbe quindi di una coda “informale” di discussione fra esponenti del M5S e gli imprenditori a cui fa riferimento la parlamentare Ruocco (ovvero di essersi incontrata “con gli imprenditori onesti, quelli che non si sono mai piegati alla logica delle mazzette, quelli che portano avanti un’attività al meglio delle loro forze senza imbrogliare e senza mangiarsi la città”). Altro dato, ho fatto un paio di telefonate per cercare di capire chi avesse dato autorizzazione all'incontro (o agli incontri se poi si è tenuto anche quello “informale”) e nessuno ne sapeva niente (parlo di Roma Capitale e del Coni… visto il caos dell'estate devo pensare che ben due impiegati abbiano perso memoria di quell'episodio?). 
Pietro Orsatti

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