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di Francesca Scoleri - 23 maggio 2015

Riflessioni e pensieri all’Istituto Alberghiero Falcone di Gallarate
Gallarate.
Per ricordare la strage di Capaci, la scuola IS Alberghiero Falcone di Gallarate in collaborazione con Anna e Giancarlo Finessi del gruppo Paolo Borsellino e Giovanni Falcone Varese, ha dato vita ad un incontro in ricordo dell'eroe che da nome all'Istituto.
“Contro tutte le mafie”, questo il nome dell'incontro che ha avuto come relatori: il Maresciallo Saverio Masi – capo scorta del Pm Nino Di Matteo, Anna Maria Fiorillo Pubblico ministero del Tribunale dei minori di Milano, Giulio Cavalli, attore e regista sotto scorta per denunce fatte contro la 'ndrangheta, e Luisa Bovitutti, Giudice del Tribunale di Busto Arsizio.
Rapidi saluti da parte del dirigente scolastico Marina Bianchi e della docente Annitta Di Mineo, il Sindaco Edoardo Guenzani , l'assessore alla pubblica istruzione Sebastiano Nicosia. e poi il via ad un vera e propria full immersion nell'Italia scheggiata dalla criminalità.
La dottoressa Fiorillo apre il suo intervento nel ricordo che ha di questa data, il 23 maggio; oltre ad essere l'anniversario della scomparsa di Falcone, è la data del suo ingresso in Magistratura. Lavorando nel Tribunale dei minori, ha modo di raccontare ai ragazzi li presenti, alcune vicende che riguardano famiglie disagiate e spesso abbandonate alle proprie tribolazioni da uno Stato che taglia con sempre maggiore cinismo, risorse al settore dell'assistenza sociale. Significativo il passaggio in cui invita a non considerare mai quei ragazzi finiti nel circuito della giustizia “diversi”. Ricorda infatti, che grazie al valore della “resilienza”, cioè, la capacità di far fronte in modo positivo agli eventi traumatici, molti ragazzi riescono a riorganizzare la propria vita in modo sano ed equilibrato. Attraverso il bullismo, intervengono meccanismi e linguaggi mafiosi e secondo la dottoressa Fiorillo, è bene che i ragazzi ne abbiano piena coscienza e conoscenza, evitando atteggiamenti che non si rivelano mai di banale prepotenza, ma innescano sofferenze a catena nella vita di chi li subisce.

FOTOGALLERY © Giancarlo Finessi


E' il turno del Maresciallo Masi. Apre il suo intervento parlando di “ipocrita retorica” intorno alle commemorazioni come quella del 23 maggio, da parte di organi che hanno isolato Giovanni Falcone quando egli era ancora in vita e che continuano ad avere lo steso atteggiamento a distanza di 23 anni, nei confronti di chi è oggi impegnato sullo stesso fronte. Approfondisce in modo scrupoloso, i meccanismi che muovono il Paese verso direzioni palesemente “piduiste” e legge ai ragazzi alcune parti del piano messo a punto da Licio Gelli con forte attenzione ai metodi della stampa italiana definita “poco cristallina e manipolata”. Attraverso quelle regole “sotterranee”, le regole della vita democratica vengono falsate completamente. Il Maresciallo Masi, sottolinea come siano evidenti i continui attacchi all'antimafia e agli organi che cercano di contrastare la corruzione dilagante, altrettanto evidente, prosegue, la mano leggera che si usa con chi delinque, in particolare coi colletti bianchi o persone potenti. Ripercorre poi, fatti tristemente noti alla popolazione italiana, gli anni delle continue stragi, ponendo alla base, alcuni interrogativi interessanti su messaggi che passavano pressocchè inosservati sugli organi di stampa in quegli anni come oggi, ma che avevano una forte valenza comunicativa fra chi progettava e organizzava quelle stragi Prosegue, ricordando ai ragazzi che la lotta alla mafia, non può essere delegata completamente alle forze dell'ordine e chiede loro di aver gran considerazione dell'opportunità che gli viene data nel poter conoscere una parte educativa che si rivolge alla conoscenza del fenomeno criminale. Conclude rivolgendo ai ragazzi l'auspicio che si tengano informati, che si facciano domande, che rafforzino lo spirito critico verso tutti i fatti che si susseguono. Che non sminuiscano mai l'importanza del voto e che soprattutto, sia preceduto da informazione e conoscenza affinchè non si conceda a chi non è degno, la responsabilità di governare.
Durante l'incontro, alcuni ragazzi hanno letto frasi e riflessioni dei simboli storici dell'antimafia, di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, del Generale Dalla Chiesa e del giovane Peppino Impastato.
Prende la parola Giulio Cavalli, la sua verve colpisce subito i ragazzi. Spiccio nel dialogo, arriva subito al punto che vuol far percepire ai giovani spettatori che ha davanti. Dal suo punto di vista, non le stragi dovrebbero essere ricordate, ma le date di nascita delle persone che come Giovanni Falcone, hanno lasciato in eredità la loro vita al servizio del Paese. Ha ricordato come fosse considerato Falcone dagli organi di stampa durante gli anni in cui istruiva il maxi processo contro la mafia: “uno sfigato”, “un allarmista” “un catastrofista”. E oggi fiumi di parole per osannare la figura di questo magistrato. Un'indegna ipocrisia. Parla di come sia tangibile il rapporto con la mafia nel ricco ed evoluto nord e di come il fenomeno criminale sia cresciuto sotto gli occhi di chi negava tale presenza, istituzioni e cittadini. Interessante il suo racconto sul dilagare di centri commerciali, iper mercati e altre attività che hanno il solo scopo di celare i reali interessi che spesso, sono legati appunto alle organizzazioni criminali presenti sul territorio. Conclude con una significativa riflessione, si rivolge ai ragazzi dicendo “ se stasera deciderete di rollarvi una canna, ricordate che darete una mano alla mafia”.
L'ultimo intervento è quello del Giudice Bovitutti. La sua esperienza con la mafia non è purtroppo recente. Anche nei suoi racconti emergono ricordi remoti che avrebbero dovuto far capire, in tempi non sospetti, la gravità del dilagare della criminalità organizzata e di come fosse in rapida ascesa il suo potere nelle terre del nord Italia. La sua amarezza è rivolta al fatto che per quanto possa fare la magistratura , il fenomeno criminale non è arginabile soprattutto a causa della legislatura che troppo spesso impedisce azioni adeguatamente punitive. Il suo augurio ai ragazzi è quello di non esitare mai in azioni di denunzi di fatti criminali.
La mia riflessione in merito è, auspicare azioni di denuncia può anche risultare cosa buona, ma il nostro Paese è pronto ad accoglierle ? L'esperienza dice che la maggior parte delle persone che hanno denunciato mafia e corruzione si sono trovate spesso isolate e in gravi difficoltà. In qualunque caso, ben vengano incontri come questo perché penso che le scuole siano il luogo migliore in cui raccontare la storia del Paese e Giovanni Falcone “è” la storia del nostro Paese.

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