Il nuovo marchio Zolfo editore ha esordito con la pubblicazione dell’attesissimo libro di Attilio Bolzoni, arrivato in pochi giorni alla seconda edizione. Si tratta di un libro tagliente, un libro obliquo e che, appunto, odora di zolfo. "Il Padrino dell'Antimafia”, questo il titolo, è una lunga cronaca italiana sul potere infetto e sulle vicissitudini di Antonello Montante, vicepresidente di Confindustria con delega alla legalità, per anni icona dell’Antimafia, arrestato nel 2018 e ora sotto processo con rito abbreviato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.
E’ iniziato un lungo tour di presentazioni e la data romana sarà oggi, giovedì 18 aprile, alla libreria Feltrinelli di Largo Torre Argentina 5-a, alle ore 18. A intervistare l’Autore ci sarà la giornalista e scrittrice Bianca Stancanelli: insieme vi racconteranno non solo del “caso Montante” ma anche di un’allarmante rete di relazioni tessuta dai protagonisti di questa storia intricata e di un pezzo d’Italia avvelenata dalle convenienze e dai ricatti.
L’evento facebook.com/events/433938337431831
IL LIBRO
Un siciliano che è “nel cuore” di un boss di Cosa Nostra diventa misteriosamente il faro dell'Antimafia italiana. Il delitto perfetto. Con la complicità di ministri dell'Interno e alti magistrati, di spie e generali, Calogero Antonio Montante in arte Antonello è il personaggio che più di ogni altro segna l'oscura stagione delle “mafie incensurate” che dettano legge dopo le stragi del 1992.
Simbolo della legalità per Confindustria e a capo di una centrale clandestina di spionaggio, fra affari e patti indicibili la sua storia fa scorgere un pezzo d'Italia con il sangue marcio.
Chi è davvero Montante? Solo il prestanome di un sistema imprenditoriale criminale? Il pezzo “difettoso” di una perfetta macchina di potere? È pupo o puparo?
Ma c’è un intrigo nell’intrigo: le telefonate del Presidente. Qualcuno sospetta che nelle mani di Montante siano finite le registrazioni delle conversazioni fra l’ex Capo dello Stato Napolitano e l’ex ministro Mancino, quei quattro colloqui agli atti del processo di Palermo sulla trattativa Stato-mafia che la Corte Costituzionale aveva ordinato di distruggere.