Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

impastato-c-franco-zecchin“Mi trasferii a Palermo nel '75 e iniziai a lavorare con Letizia Battaglia e il gruppo di fotografi che seguivano la cronaca cittadina per il giornale "L'Ora". Di Palermo mi piaceva il rumore, la confusione per le strade, il caldo, la luce, il piacere della gente di incontrarsi, parlare, organizzare, manifestare. Sapevo dell'esistenza della mafia, ma non potevo ancora farmi un'idea precisa di cosa fosse. Il primo omicidio al quale ho assistito fu Benedetto D'Atola, ucciso la sera del 9 luglio '76 alla Zisa. Ricordo una pazza corsa in auto nel traffico pomeridiano, un cerchio di folla incuriosita, chi fumava, chi scherzava; donne, bambini che s’intrufolavano tra le prime file, poliziotti che effettuavano misurazioni, cronisti che prendevano appunti, auto della polizia che arrivavano o ripartivano sgommando, il magistrato, il medico legale, la squadra scientifica, i fotografi, le urla di disperazione dei parenti. In mezzo alla confusione, il cadavere di un uomo che mezz'ora prima stava per terminare normalmente la sua giornata e con la moglie si apprestava a salire in macchina per tornare a casa. […] Non scattai foto. Osservavo Letizia che fotografava, cercavo di imparare le regole del mestiere, cosa si fotografa, o meglio le immagini che i giornali volevano. […] L'omicidio di Giuseppe Impastato fu l'inizio di una svolta verso un utilizzo politico-sociale del nostro lavoro. Peppino fu ucciso perché era stato lasciato solo. […]. Le stragi di Falcone e Borsellino hanno provocato indignazione, sconforto, ribellione all'interno della società civile. […]La mafia di oggi investe i capitali della droga e nella finanza internazionale. Non appare più, non offre più lo spettacolo della morte, non mette più in scena la propria terribile potenza. Gli affari si fanno meglio quando tutto tace, quando i riflettori della cronaca sono spenti, quando non c'è più la possibilità di un'opposizione”.

borsellino-c-franco-zecchinNato nel 1953 a Milano, Franco Zecchin nel 1975 si trasferisce a Palermo dove diventa fotografo professionista lavorando sulla mafia, la corruzione politica e le condizioni sociali in Sicilia. Nel 1977, con Letizia Battaglia, fonda un Centro Culturale per la Fotografia e, nel 1980, è tra i fondatori del Centro di Documentazione contro la Mafia « G. Impastato ». Fa teatro e relizza dei film all’interno dell’ospedale psichiatrico di Palermo. Dal1987 è direttore responsabile del mensile di cultura e politica « Grandevù » edito a Palermo. Nel 1988 diventa membro « nominé » dell’agenzia Magnum. Il lavoro svolto in Sicilia tra il 1975 e il 1993 è caratterizzato dall’impegno sociale e riconosciuto a livello internazionale. Nel 1991 inizia una ricerca fotografica sul nomadismo e l’uso delle risorse lavorando su una decina di popolazioni in diverse parti del mondo. Oggi vive e lavora a Marsiglia e continua a esplorare attraverso la fotografia il rapporto tra appropriazione del territorio e pratiche sociali.
Le sue foto fanno parte delle collezioni dell’International Museum of Photography di Rochester, del MOMA di New York e della Maison Européenne de la Photographie a Parigi.
Ha ottenuto premi prestigiosi per il suo lungo impegno professionale, a livello internazionale.

Foto © Franco Zecchin

PALAZZO MARLIANI CICOGNA
P.zza Vittorio Emanule II – Busto Arsizio (Va)
Orari di visita: dal martedi al sabato: 15-19
Domenica 10-12 / 16-19
Ingresso libero
Accesso facilitato ai disabili
europhotofestival.it/zecchin.php - franco.zecchin.book.picturetank.com