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forlani-arnaldo-pro-tratL'udienza è terminata ed è stata rinviata al 19 febbraio, ore 9:30
di Aaron Pettinari - 5 febbraio 2015 - Ore 12:45
“La scelta di Mancino fu fatta in maniera normale con l’appoggio dell’intero ufficio politico. Mancino non poteva più essere capogruppo dei senatori Dc, carica che spettava ad Antonio Gava”. L’ex segretario della Dc Arnaldo Forlani prosegue nella propria testimonianza al processo trattativa Stato-mafia. Alla domanda rappresentata dai pm Teresi e Tartaglia sul perché venne fatta una scelta di discontinuità rispetto al precedente governo, nonostante le norme sul 41 bis, presentate anche da Scotti, dovessero ancora essere approvate in parlamento, e vi fossero già state la strage di Capaci e la morte di Lima (episodi forti a cui si aggiunse l’allarme di Scotti su possibili pericoli per l’incolumità pubblica), ha risposto: “All’ufficio politico non si discusse di questo. La logica delle nomine era effettuata con nomi a nostro giudizio più idonei per assumere quei ruoli. Scotti appariva idoneo a ricoprire il ministero degli esteri per la sua esperienza nel settore rapporti extranazionali. Noi sapevamo che lui era contrario alla rinuncia del mandato parlamentare ma lui non ne parlò mai direttamente con me”. E’ stato a questo punto che il pm Teresi ha ricordato una lettera inviata da Scotti nel luglio ’92, inviata proprio a Forlani, sul tema dell’incompatibilità. Durante l’esame Forlani ha anche dichiarato di aver apprese solo successivamente in anni recenti della lettera che Scotti scrisse ad Amato nell’immediatezza della formazione del governo con cui dava le dimissioni da Ministro degli Esteri. “Scotti era contento di andare agli Esteri - ha aggiunto - Ho saputo poi di questa lettera solo nell’ambito di questo processo e rimasi sorpreso”. In merito alle dimissioni da parlamentare, da parte di Scotti, nel luglio ’92, in un secondo momento ritirate, Forlani ha detto di “non ricordare l’atto”, anche se il documento è stato prodotto dall’avvocato Piergentili. Il processo è stato rinviato al 19 febbraio quando sarà sentito il monsignor Fabbri. Il 20 febbraio invece sarà la volta dell’audizione del teste Calabria.


Processo trattativa, Forlani: “Mancino ministro Interni perché Scotti non voleva rinunciare a mandato parlamentare”
di Aaron Pettinari - 5 febbraio 2015 - Ore 11:57
“Scotti non voleva rinunciare al mandato parlamentare e non accettava la normativa interna del partito che prevedeva la rinuncia in caso di incarico di governo. E noi indicammo Mancino come ministro degli Interni”. A raccontarlo, tra tanti non ricordo, è l’ex segretario della Dc Arnaldo Forlani al processo trattativa Stato-mafia che si tiene al Tribunale di Roma. Secondo quanto riferito dall’onorevole “Scotti in un primo momento non era d’accordo, poi tornò sui suoi passi tanto che lo proponemmo ministro degli Esteri”. Sulle tempistiche Forlani è chiaro: “Avvenne nel giro di pochissimo tempo, lo spazio di una nottata. Quando Scotti disse che rinunciava però ormai avevamo fatto già il nome di Mancino come ministro degli Interni”. Alla domanda se vi fossero state pressioni del Capo dello Stato sull’indicazione di Mancino (presente in aula, ndr) Forlani ha detto di non ricordare particolari interlocuzioni anche se in un precedente verbale aveva riferito che “per la concreta collocazione del ministro degli Interni credo abbiano pesato soprattutto le parole del Presidente incaricato e del presidente della Repubblica che per altro essendo stato per molti anni ministro dell’Intrerno..”.


Processo Trattativa, Forlani: “Scalfaro come Capo dello Stato scelta successiva a strage Capaci”
di Aaron Pettinari - 5 febbraio 2015 - Ore 10:44
“Venne fatta una scelta istituzionale dai partiti. Io fui uno dei promotori di questa cosa dopo che mi chiesero di candidarmi. Proposi uno tra Spadolini e Scalfaro, rispettivamente presidente del Senato e della Camera”. Si conclude con l’interrogatorio dell’ex segretario della Dc Arnaldo Forlani la trasferta romana della Corte d’assise di Palermo per il processo sulla trattativa Stato-mafia. Il politico, rispondendo alle domande del pm Teresi, sta ricordando le fasi che portarono alla formazione del governo Amato nel 1992. “Per quanto riguarda la scelta del Capo dello Stato non venne fatta legandola alle questioni tragiche della strage di Capaci e dell’omicidio Lima. La scelta venne fatta dai partiti in maniera indipendente”. Forlani ha poi spiegato che nel 1992 l’ufficio politico della Dc propose il nome di Mancino per il nuovo governo. “Era una fase convulsa quella della formazione del governo. L’indicazione, salva l’autonoma responsabilità del Capo dello Stato, l’indicazione orientativa dell’ufficio politico andò su Mancino e si indicava anche la casella che questi dovesse occupare. Nell’ufficio politico della Dc c’eravamo io, il Presidente del Consiglio Nazionale, i presidenti dei gruppi Parlamentari alla Camera ed al Senato (Bianco e Mancino), e talvolta anche l’onorevole Lega e Sergio Mattarella”. 


Processo trattativa Stato-mafia, udienza del 5 Febbraio '15
Giovedi
5 febbraio 2015
, dalle ore 9.30, si terrà la prossima udienza del processo trattativa Stato-mafia presso la palazzina A del tribunale di Roma, data in cui deporrà l'ex segretario della Dc Arnaldo Forlani (in foto).

Nel processo, di competenza della Procura di Palermo, i pubblici ministeri dovranno accertare le responsabilità di chi è accusato di aver aperto un dialogo con Cosa nostra, al fine di far cessare la strategia stragista messa in atto nei primi anni ’90. Tra gli imputati, oltre a boss mafiosi (Totò Riina, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà) figurano anche collaboratori di giustizia (Giovanni Brusca), ex politici (Nicola Mancino, Marcello Dell’Utri), ex ufficiali del Ros (Mario Mori, Antonio Subranni, Giuseppe De Donno) e Massimo Ciancimino.

Del processo si occupano i pm Nino Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi.

E' possibile seguirlo in diretta audio streaming qui!

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