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proc-trattativa-rebibbia-neuUdienza conclusa. La trasferta del processo trattativa Stato-mafia proseguirà domani, 13 marzo, con l'interrogazione di Gaspare Spatuzza





Stato-mafia, il pentito Tranchina: “Giuseppe Graviano dopo arresto Riina mi disse ‘portiamo avanti impegni presi, abbiamo le nostre garanzie’”

di AMDuemila - 12 marzo 2014 - Ore 13.48
Prosegue l’udienza di oggi al processo trattativa Stato-mafia con l’esame del pentito Fabio Tranchina. Autista di Giuseppe Graviano di Brancaccio, Tranchina curò la latitanza del boss da maggio del ’91 fino ai giorni a cavallo tra la fine di dicembre ’93 e gli inizi di gennaio ’94. Il pentito, rispondendo alle domande del pm Vittorio Teresi, racconta l’occasione nella quale Graviano si ‘sbottonò’ con il pentito a seguito dell’arresto di Riina: “Mi disse che ‘siamo tutti figli di ‘stu cristianu (Riina, ndr). Ora è possibile che scoppierà una guerra’”. Giuseppe Graviano parlò di “impegni presi” che “è giusto che portiamo avanti” perché “noi abbiamo le nostre garanzie” facendo il gesto di puntare l’indice verso l’alto e aggiungendo: “O fanno quello che gli diciamo noi oppure gli rompiamo le corna”. E in relazione al luogo nel quale il boss di Brancaccio si incontrava con Riina il collaboratore ricorda di essersi sentito dire: “Io non ci credo che in questo posto dove ci vedevamo era imbottito di microspie perché se fosse stato così avrebbero fatto il blitz mentre eravamo tutti là dentro, ci arrestavano tutti insieme. Là dentro c’erano di quei soldi che potevamo comprarci la Sicilia”. Tranchina ipotizza che per “impegni presi” Graviano intendesse “stragi che sono successe (Capaci e via D’Amelio, ndr) ed altre eventualmente da compiere” gli eccidi in seguito commessi a Roma, Firenze e Milano, che a gennaio del ’93 non erano ancora avvenuti.


Mafia-Stato: Bellini venne a conoscenza di due trattative

di AMDuemila - 12 marzo 2014 - Ore 12.17
Durante il controesame dell'avvocato Milio viene affrontato il tema dell'incontro avuto con la Dia, in seguito allo "stand-by" in cui Bellini ritiene di essere stato lasciato dai Ros, "Chiesi all'ispettore Procaccia di fissare un incontro con qualcuno e lui mi propose la Dia e fissò un appuntamento a Piacenza". Nel corso del dialogo Bellini riferì della sua disponibilità di infiltrarsi in Cosa Nostra: "Con loro parlai di un grosso traffico di stupefacenti". Ed alla contestazione di Milio data dal confronto con altre dichiarazioni dove invece riferiva che l'oggetto del dialogo erano i quadri risponde: "Non mi ricordo di aver dato dei riferimenti dei quadri, io vi chiedo di sentire i responsabili della Dia dell'epoca che loro sicuramente ricorderanno"
Emerge poi che nel corso dei dialoghi con Gioè, Bellini viene a conoscenza di due trattative: quella con l'America e quella con i "piani alti" del governo italiano. Ma l'ex appartenente ad Avanguardia Nazionale dichiara che ne venne a conoscenza in due momento differenti: "Sono stati due episodi diversi… ho fatto parecchi viaggi, in tante occasioni nelle quali lui (Gioè, ndr) parlava ed esternava… l'anno era il 1992".


Bellini al controesame: "Cc del ROS mi disse di non comunicare con maresciallo Tempesta"

di AMDuemila - 12 marzo 2014 - Ore 11.51
Durante il contresame di Paolo Bellini, rispondendo all'avvocato Milio l'ex appartenute ad Avanguardia Nazionale ha rivelato un ulteriore dettaglio in merito all'incontro con il misterioso carabiniere del ROS: "Di lui non ho mai parlato al maresciallo Tempesta - suo referente per l'infiltrazione in Cosa nostra allo scopo di recuperare le opere d'arte rubate - perché il carabiniere mi disse di non parlarne con nessuno". L'incontro fu "una cosa rapida, quindici o venti minuti" nel quale il carabiniere si presentò apostrofandolo con lo pseudonimo "Aquila selvaggia" del quale erano a conoscenza solo il maresciallo Tempesta e il colonnello Mori.



Processo Stato-mafia: in aula delegazione della Commissione parlamentare Antimafia

di AMDuemila - 12 marzo 2014 -
Ore 10.47
Prosegue oggi la trasferta a Roma, nell'aula bunker di Rebibbia, del processo trattativa Stato-mafia. Nella mattinata ci sarà il controesame del collaboratore di giustizia, ex appartenente ad Avanguardia Nazionale, Paolo Bellini, sentito ieri dalla pubblica accusa. Nel pomeriggio si procederà con l'esame del collaboratore di giustizia Fabio Tranchina, ex boss fedelissimo ai fratelli Graviano. A sostegno dei magistrati e a dimostrazione dell'importanza del ruolo chiave di questo processo è presente in aula anche una delegazione della Commissione parlamentare antimafia, tra cui due rappresentanti del Movimento 5 stelle, Giulia Sarti e Mario Giarrusso. Il processo si pone l'obbiettivo di fare chiarezza su uno dei periodi più bui del nostro Paese, nel quale uomini delle Istituzioni hanno intavolato una trattativa con i capi di Cosa Nostra. Non manca, come ad ogni udienza, la Scorta civica, impegnata a sostenere i pm del processo che rischiano quotidianamente la loro vita, come dimostrano le varie intimidazioni e minacce da loro ricevute. Le più allarmanti sono quelle del capo dei capi Riina, lanciate dal carcere di Opera e indirizzate soprattutto al pm Nino Di Matteo.


Mercoledì 12 marzo
, alle ore 9.30, fino a venerdì 14 continua la trasferta romana al carcere di Rebibbia per il processo sulla trattativa Stato-mafia. Vengono interrogati in questi giorni i collaboratori di giustizia Gaspare Spatuzza e Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia nazionale e latitante per un periodo in Brasile, trafficante di mobili d'arte e indagato per la strage alla stazione di Bologna.
Nel processo, di competenza della Procura di Palermo, i pubblici ministeri dovranno accertare le responsabilità di chi è accusato di aver aperto un dialogo con Cosa nostra, al fine di far cessare la strategia stragista messa in atto nei primi anni ’90. Tra gli imputati, oltre a boss mafiosi (Totò Riina, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà) figurano anche collaboratori di giustizia (GiovanniBrusca), ex politici (Nicola Mancino, Marcello Dell’Utri), ex ufficiali del Ros (Mario Mori, Antonio Subranni, Giuseppe De Donno) e MassimoCiancimino.
Del processo si occupano i pm Nino Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia e VittorioTeresi.

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