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Egregio Giulietto Chiesa, senza voler cedere a facili teorie del complotto, è possibile che questa psicosi per un virus che, come sostengono molti esperti, è assimilabile alla comune influenza, non sia da porsi in relazione ad una strategia politica di ampio respiro, finalizzata a porre termine alla globalizzazione come la conosciamo oggi? Grazie per il suo lavoro.
Carlo Matti

Caro amico, mi ero fino ad ora astenuto dall'unirmi al coro dei commentatori sulla controversa questione del Coronavirus. Lo faccio ora non per entrare nel merito di questioni specialistiche che non mi competono, ma perché le implicazioni generali, strategiche, del problema sono ormai visibili a molti. Non credo, intanto, che l'epidemia sia banalmente assimilabile a una comune influenza. Al contrario, penso che la sua portata sia senza precedenti. Lo dimostrano le misure, davvero eccezionali, prese dal governo cinese e, purtroppo, l'incapacità del "sistema Italia", almeno fino a questo momento, di fare fronte a una emergenza del tutto nuova.
Osservando gli effetti, che si dispiegano ora di fronte a tutti, e le previsioni per il futuro dell'economia e della situazione internazionale, si può senz'altro dire - a prescindere da ogni sospetto peggiore - che siamo di fronte a un evento planetario gigantesco che ha conseguenze simili a una "guerra a bassa intensità", destinata a mettere in ginocchio interi paesi. Non abbiamo le prove che ci si trovi di fronte, come lei scrive, a "una strategia politica di ampio respiro". Ma tocchiamo con mano che la società in cui viviamo è profondamente malata e eccezionalmente vulnerabile, esposta a pericoli e tragedie di dimensioni tali che il genere umano non ha mai conosciuto, ben oltre gli orrori delle guerre mondiali. Quale che sia la regia, ma anche senza regia, questa società marcia verso la catastrofe. È stata la globalizzazione voluta e perseguita dall'Occidente a creare i mostri che oggi alimentano le paure di miliardi di individui, ai quali era stato detto che stavamo camminando verso il benessere. Il Coronavirus è la premessa di un disordine globale le cui conseguenze di lunga portata saranno di molto più gravi della somma dei morti che sarà prodotta dall'infezione. Poche settimane fa l'orologio degli scienziati atomici è stato spostato al livello record di "meno 100 secondi". Pensavano al pericolo atomico. Il Coronavirus non è l'atomica, ma potrebbe essere qualcosa di analogo, se non di peggio. Le atomiche, bene o male, possono essere calcolate con buona precisione e si sa dove sono e come si muovono. Ma le centinaia di laboratori dove si sperimentano cose dis-umane sono fuori controllo. E popolati di scienziati ormai privi della libertà di capire e al servizio di dementi pericolosi per sé e per gli altri.
Giulietto Chiesa

Tratto da: facebook.com/giuliettochiesa

Foto © Imagoeconomica

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