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gilet c abdulmonam eassa afp getty imagesdi Americo Mascarucci
Non si ferma la protesta dei gilet gialli a Parigi contro il presidente Macron e le sue politiche, nonostante la disponibilità del Governo a sospendere per sei mesi gli annunciati rincari sul carburante e le altre tasse che hanno portato la gente in piazza. Cédric Guemy uno dei capi del movimento avverte: “Non può bastare. La sospensione di sei mesi dell’aumento del prezzo del carburante non è sufficiente. La nostra battaglia nelle strade continuerà. Sabato saremo di nuovo a Parigi, come il sabato precedente e quello precedente ancora”. La tensione è alle stelle e si teme un aggravamento della situazione. E’ convinto di questo anche Giulietto Chiesa, giornalista, direttore di Pandora Tv ed esperto di geopolitica internazionale, intervistato da Lo Speciale.

E’ ormai evidente che dietro lo scontro fra Macron e i gilet gialli c’è lo scontro fra popolo ed elité. La situazione sembra destinata a degenerare. C’è da temere il peggio?
“Purtroppo sì, la situazione sta diventando sempre più grave. Lo scontro ha assunto le dimensioni di una vera e propria rivoluzione colorata. Ora stanno circolando diverse ipotesi e c’è chi dice che dietro vi sarebbero regie esterne, ad opera di chi vorrebbe un inasprimento della crisi. Si parla di interventi provenienti dall’altra parte dell’Oceano, dove gli americani hanno dimostrato di avere ottimi strumenti per favorire lo sviluppo di queste rivoluzioni. Ciò premesso non dobbiamo dimenticare che i moderni strumenti di comunicazione di massa, i social network in primis, sono utilizzabili anche dalla gente comune che ha imparato a stabilire dei collegamenti rapidi attraverso i telefonini. Quindi non escluderei affatto di trovarci di fronte stavolta ad una rivolta spontanea, dovuta effettivamente ad un aggravamento delle condizioni sociali e psicologiche di una parte importante della popolazione francese”.

Perché teme il peggio?
“Perché vedo uno scontro reale e temo che i governi, così come avvenuto in passato, stiano preparando delle misure di emergenza. Questi militari che si fanno riprendere dalle telecamere e dai telefonini appollaiati sui tetti pronti ad intervenire, sono una chiara forma di intimidazione da attribuire allo stesso governo che sta mettendo in campo le sue forze speciali in attesa di uno scontro vero e proprio che potrebbe diventare inevitabile. Uno scontro che potrebbe preludere anche all’adozione di misure straordinarie al di fuori della legalità formale, costituzionale e democratica”.

Vede un rischio contagio per tutta l’Europa?
“Penso ci siano buone probabilità che ciò avvenga. Ho l’impressione che lo stato delle opinioni pubbliche europee si sia notevolmente aggravato. Che possa svilupparsi una protesta popolare in Europa molto più estesa di quella che si vede nei risultati delle urne, è assai possibile. La gente sta votando in maniera sempre più inaspettata dimostrando uno scollamento evidente fra le elité al potere e le masse popolari. Scollamento che come sta avvenendo in Francia potrebbe andare ben oltre il voto contrario”.

Il popolo quindi non si fida più della politica e vuole difendere i propri diritti da solo, con la protesta anche violenta?
“E’ un segno di crisi evidente, molto più marcato di quello che esce dalle urne. E’ chiaro che ai cittadini recarsi alle urne non basta più, il popolo vuole agire e determinare le mutazioni dei processi politici e di governo scendendo in piazza e ricorrendo alla protesta”.

In Italia si corre un rischio analogo?
“Temo di sì, per un motivo molto semplice. L’Europa non lascerà fare al governo italiano ciò che ha deciso di realizzare attraverso una più equa distribuzione delle risorse per le classi meno abbienti. Non ci concederanno spazi di manovra e l’esecutivo giallo-verde sarà messo davanti a scelte molto gravi, le stesse utilizzate contro la Grecia. A quel punto è molto probabile una sollevazione popolare come quella che si è vista in Francia. La gente sta dimostrando un forte sostegno verso il Governo Conte, ma nel momento in cui questo sarà costretto a tornare indietro e a rinunciare alle cure promesse, tante persone inizieranno a ragionare come i gilet gialli prendendo coscienza del fatto che la politica non può andare oltre un certo limite”.

Tanto la Lega che il M5S continuano a ripetere che oggi vale la pena di cedere in parte alle richieste dell’Europa scongiurando la procedura d’infrazione in attesa che a maggio con le elezioni europee cambi lo scenario. Ma cambieranno davvero le cose o ci si sta forse illudendo troppo?
“Credo che stavolta ci troviamo in una fase senza precedenti. Sono certo che alle prossime elezioni europee ci saranno forti scossoni, pur senza un capovolgimento repentino del fronte. L’alleanza fra socialdemocratici e cristiano democratici salterà e saranno rimessi in discussione tutti i pesi all’interno della Commissione. Il nuovo Parlamento Ue non sarà certamente la fotocopia del precedente, sarà anzi notevolmente stravolto. Apparirà sulla scena un nuovo partito, quello dei sovranisti che unirà tutti gli scontenti, anche se con posizioni diverse. Perché è chiaro che la Polonia non ha le stesse posizioni dell’Ungheria ed entrambi non hanno le stesse posizioni dell’Italia. Ma che si formi una nuova alleanza fra forze che vanno comunque tutte nella direzione di un cambiamento degli assetti europei mi sembra scontato e questo modificherà sicuramente lo stato delle cose”.

Tratto da: lospecialegiornale.it

Foto © Abdulmonam Eassa/AFP/Getty Images

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