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tria giovanni c imagoeconomicaIntervista
di Americo Mascarucci

“Se Tria non è più nel progetto, troveremo un altro ministro dell’Economia”. Lo ha detto il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari ospite di Agorà, il programma di Rai Tre, commentando la manovra finanziaria. La rottura nel governo si fa sempre più evidente e stanno prendendo seriamente quota le possibili dimissioni del titolare di via XX settembre, al momento smentite dal Mef. Lo Speciale ha chiesto un commento in merito al giornalista, esperto di scenari geopolitici e di politica europea Giulietto Chiesa. Motivo del contendere resta lo sforamento del rapporto deficit-pil. Lega ed M5S vogliono andare oltre il 2%, Tria resta fermo sull’1,6%. Posizioni a prima vista inconciliabili. Questo pomeriggio la resa dei conti.

Chi sono gli attori che si stanno muovendo dietro la crisi di governo?
“Mi sembra evidente che esistano due diverse linee, ma non soltanto nel Governo, quanto nei vertici italiani includendo all’interno di questi il Quirinale, la Banca d’Italia e l’intera finanza privata, italiana ed internazionale. C’è un triangolo in questa vicenda composto dal Governo, dalla Presidenza della Repubblica e da Mario Draghi che raccoglie l’establishment finanziario. Il governo Lega-M5S ha la necessità di mantenere fede ai patti presi con gli elettori, mentre gli altri due poteri non sembrano intenzionati a retrocedere di una virgola dalle loro posizioni. Soprattutto la finanza internazionale non ha alcun interesse a mettere in discussione tutto ciò che ha conquistato in questi anni. Questo porta ad una sorta di incompatibilità inevitabile fra il bisogno di reperire risorse e l’esigenza di rispettare i parametri europei. Questo tira e molla dimostrerà chi effettivamente è più forte degli altri”.

E chi lo è davvero?
“Purtroppo la Banca centrale europea e le classi finanziarie dominanti dispongono di strumenti molto forti. Bisognerà capire se il governo giallo-verde con le sue divisioni interne, sarà in grado di reggere questo confronto reale con l’Europa”.

Il ministro Tria in questo scenario è un protagonista attivo quindi o è la vittima tirata per la giacchetta nell’ambito di questa guerra?
“Tria è stato voluto dal Capo dello Stato, questo lo sanno tutti, e certamente Mattarella al momento della formazione dell’esecutivo si è fatto anche garante delle richieste di altri, le istituzioni europee in primis. Il Ministro dell’Economia in questo scenario svolge il ruolo del mediatore, ma è sicuramente una pedina che non dipende dal governo, ma è chiamato a tutelare il rispetto dei trattati europei. E’ quindi scontato che le sue decisioni non possano essere in sintonia con le richieste della Lega e del M5S. Tria è un membro del governo che agisce come garante di altri poteri, ed è chiamato a rispondere a questi, prima ancora che al premier Conte e ai colleghi dell’esecutivo”.

Le sue dimissioni metterebbero in crisi il governo giallo verde?
“Se si dimettesse verrebbe sostituito da un nuovo ministro perfettamente in linea con la politica del governo. L’esecutivo da questo punto di vista è sovrano perché ha ottenuto la fiducia del Parlamento, che a sua volta è espressione del voto degli italiani. In questo momento il governo Conte è pienamente legittimato da un ampio consenso popolare a mettere in atto le misure promesse in campagna elettorale. Quindi perché dovrebbe cadere? Se un ministro non si riconosce nella linea dell’esecutivo si dimette e si sostitusce come prevede la Costituzione. Non è un dramma. Di sicuro la mediazione che propone Tria non è accettabile per nessuno”.

Però non teme che l’uscita di scena del ministro possa portare all’innalzamento dello spread e a tutti i conseguenti problemi di instabilità? E il governo senza Tria, che finora è stata comunque una garanzia per l’Europa, sarebbe in grado di reggere l’urto?
“Ovviamente questo problema esiste ed è concreto. Tria finora è stato utilizzato come una garanzia da ambo le parti. Dal governo per rassicurare la Troika, e dall’Europa per condizionare la politica italiana. Se però questa garanzia viene meno perché di fatto la mediazione diventa impossibile, a quel punto si dovrà scegliere un altro ministro e questo inevitabilmente aprirà dei seri problemi con i vertici finanziari europei. Che come detto hanno tutti gli strumenti per contrastare l’azione del governo”.

Se Tria si dimettesse la Lega sarebbe pronta a rilanciare in pista Paolo Savona. Ritiene sia possibile o vede un altro nome tecnico per sostituirlo?
“Paolo Savona era il ministro designato da Lega ed M5S ed è stato bocciato. Se non è andato bene una volta trovo molto difficile che possa andare bene adesso. Il presidente Mattarella avrà sempre voce in capitolo”.

Se dovesse fare una previsione, pensa che le dimissioni di Tria ci saranno davvero?
“Per come si sono messe le cose ritengo che le sue dimissioni sarebbero logiche ed inevitabili. La convivenza nel governo mi pare sia diventata molto difficile da sostenere”.

Tratto da: lospecialegiornale.it

Foto © Imagoeconomica