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Nuova minaccia di Pyongyang, che promette di usare le armi nucleari del suo arsenale per affondare il Giappone e di colpire gli Usa. E' quanto recita un comunicato emesso da un portavoce del Korea Asia-Pacific Peace Committee, che si occupa delle relazioni esterne e della propaganda del regime retto da Kim Jong-un. "Non è più necessario che il Giappone esista accanto a noi. Questa è la voce dell'inferocito popolo ed esercito coreano"riporta  l'agenzia di Pyongyang nella minaccia. Siamo dunque alla vigilia della guerra? Le soluzioni diplomatiche dovranno cedere definitivamente i campo alle armi? E quanto davvero concrete sono queste minacce? Intelligonews lo ha chiesto al giornalista Giulietto Chiesa esperto di scenari geopolitici.

Kim Jong-un alza il livello dello scontro, minacciando di ridurre in cenere col nucleare Giappone e Stati Uniti. Vuole provocare la guerra?
"Si tratta della solita operazione di preavviso. Kim Jong-un ha fatto capire chiaramente che in caso di un attacco Usa risponderà colpendo il Giappone e la Corea del Sud. Kim si attende un attacco americano sul suo territorio e non essendo in condizione di poter attaccare direttamente gli Usa, minaccia risposte nei confronti degli alleati dell'Occidente a lui più vicini".

Quindi la vittima è Kim, non sono i suoi nemici che rischiano un attacco nucleare?
"Siamo in presenza della classica guerra psicologica che ovviamente i media occidentali raccontano in maniera distorta, facendo credere che sia la Corea del Nord a minacciare l'Occidente. Invece è vero il contrario, Kim si sta difendendo dalle minacce che gli arrivano dagli Usa. Non sono i nord coreani a minacciare il mondo, sono loro in questo momento ad essere minacciati. Chi sostiene il contrario mente sapendo di mentire. Kim si sta difendendo preventivamente e ha tutto il diritto di farlo".
 
Se è davvero così, con una simile minaccia non è però lo stesso regime di Pyongyang a fornire pretesti agli americani per scatenare la guerra?
"Siamo sul terreno della forza e questo è il linguaggio della forza. Servirebbe che qualcuno si presenti al mondo come responsabile interrompendo questo ciclo e favorendo l'avvio di una trattativa diplomatica. Ma in Occidente nessuno sembra interessato a farlo, anche perché bisognerebbe obbligare gli Usa a porre fine alle esercitazioni militari condotte sistematicamente insieme alla Corea del Sud per aumentare il potenziale militare nucleare degli americani nell'area. Se si volesse negoziare, si potrebbe proporre un'interruzione delle minacce reciproche e l'avvio di una transizione almeno dichiarata in linea di principio. La soluzione militare comporterebbe il rischio di mostruose quantità di vittime",
 
Si aspetta un attacco americano sul modello di quello contro l'Iraq annunciato improvvisamente al mondo?
"Temo di sì".
 
A questo punto quindi chi potrebbe guidare questo negoziato da lei auspicato? La Cina e la Russia?
"Allo stato attuale sia la Cina che la Russia si sono dette disponibili a svolgere un'azione di mediazione. C'è un altro protagonista però che potrebbe svolgere questo ruolo ed è l'Onu. Invece di proporre nuove sanzioni contro la Corea del Nord sotto pressione degli Usa, il segretario generale delle Nazioni Unite potrebbe avviare un negoziato. Non lo fa, e questo mi stupisce anche perché un intervento dell'Onu in questo senso contribuirebbe a smorzare le minacce e a tranquillizzare gli animi. Invece si sta lasciando incrementare il linguaggio della forza e dunque le minacce, che temo prima o dopo porteranno alla guerra. Se ciò avverrà bisognerà contare i morti a centinaia di migliaia se non a milioni. Un'eventualità questa che dovrebbe essere esclusa a priori, ma che invece andando avanti di questo passo, temo diventerà purtroppo inevitabile". 

Tratto da: intelligonews.it

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