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di Americo Mascarucci - Intervista
Una folla oceanica, prima nella capitale Teheran, poi nella sua città natale, ha dato l’ultimo saluto al generale Soleimani, numero due dell’esercito iraniano dopo la Guida suprema, ucciso in un raid americano a Baghdad. Davanti a milioni di iraniani la Guida Ali Khamenei ha invocato vendetta nei confronti del suo “braccio destro” ricompattando il Paese e di fatto mettendo fine ad ogni divergenza fra integralisti e moderati. Anche il presidente riformista Rohani infatti, ricevendo la figlia del generale, ha assicurato che l’Iran non resterà con le mani in mano e “farà giustizia”. Una decisione, quella di Trump, che ha colto impreparato anche il governo iracheno che si è rivolto alle Nazioni Unite chiedendo di condannare l’attacco americano. In tanti in queste ore da Mosca a Pechino, passando per Ankara, stanno cercando di mediare per evitare una guerra e anche l’Europa cerca di inserirsi nello scontro con l’obiettivo di evitare un eccessivo aumento della tensione internazionale. Cosa potrà accadere adesso? La guerra sarà inevitabile? Sarà ancora possibile scongiurarla? Come? Ne abbiamo parlato con il direttore di Pandora Tv Giulietto Chiesa, esperto di scenari geopolitici e medio orientali.

L’uccisione di Soleimani da quali dinamiche è stata determinata? Dalle elezioni di novembre e quindi dall’esigenza di Trump di ricompattare l’America intorno a lui o da cosa?
“Il Deep State, Pentagono e servizi segreti, penso abbiano forzato la mano a Trump, mettendolo con le spalle al muro. A mio giudizio hanno organizzato la provocazione alle sue spalle, perfettamente consapevoli del rischio altissimo che fanno correre al mondo intero. Trump, come sta facendo da due anni, si difende dal suo stesso entourage e dalla pressione di Israele, che è decisiva per l’orientamento di una parte di senatori repubblicani. La minaccia di un voto del Senato contro di lui è alta e questo rischio gli è stato ricordato, proprio in questo frangente, dal senatore Graham. A questo punto Trump è in trappola. Se dovesse morire anche un solo diplomatico americano, il responsabile sarebbe lui. Se bombarderà alcuni obiettivi iraniani, come minaccia di fare, l’escalation della guerra subirà un’accelerazione. E Trump, anche senza impeachment, sarà un presidente che è entrato in una guerra, dopo aver proclamato ripetutamente che non ne voleva un’altra. E dovrà fare la seconda campagna elettorale con l’America in guerra. Quindi la seconda parte della sua domanda è già data. Non è stato Trump a volere questo pasticcio e a mettersi con le spalle al muro. Altro che ricompattare l’America! Il risultato per lui è il suo isolamento e, probabilmente, la sua sconfitta. Per il resto dell’Occidente il guaio temo sarà ancora maggiore”.

A questo punto cosa ci si deve attendere? Un’inevitabile guerra, un aumento delle tensione internazionale e del terrorismo o cosa?
“Non credo che la guerra USA e Israele contro l’Iran sia ormai inevitabile. Inevitabile sarà l’aumento della tensione internazionale su tutti i fronti. Penso che, se anche Teheran si comporterà con prudenza, cosa che ritengo probabile, coloro che hanno organizzato la provocazione potranno continuarla con altri atti. Trump è a Washington, ma i servizi segreti americani sono sul campo. E fanno quello che vogliono. Ogni attentato, ogni morto delle prossime settimane, sarà attribuito ai pasdaran iraniani. E tutto il mainstream occidentale sarà pronto a strillare al terrorismo iraniano. Russia e Cina stanno facendo il possibile per rallentare la crisi, ma lo strumento diplomatico ha ora molti più limiti dell’altro ieri. Credo che questo ‘assassinio terroristico’ come lo definisco io, segnerà la fine dell’influenza americana sul Medio Oriente. Sempre che non ci sia una guerra vera e propria. Se questa si scatenerà, i guai saranno più grossi e lo saranno anche per l’Europa”.

Russia e Turchia, potranno giocare un ruolo chiave nello scontro che si è aperto fra Usa e Iran e come?
“Sia Putin che Xi Jinping, ma anche Erdogan, non hanno nessun interesse a una guerra contro l’Iran. Cercheranno di evitarla, per quanto in loro potere. Ma chi decide è lo scontro in atto a Washington”.

L’Europa invece?
“Il freddo silenzio dell’Europa ha già ‘deluso’ Mike Pompeo, cioè quella che ritengo essere la testa di turco del complotto. L’Europa ha tutto da temere per questi sviluppi, ai quali non ha contribuito. Ma, come al solito, non riesce a esprimere un fermo giudizio. Se ci sarà un aggravamento, in queste condizioni la Nato sarà trascinata a sostegno degli USA”.

Come valuta la dichiarazione di Salvini di assoluto appoggio a Trump e di esultanza per l’uccisione del generale iraniano?
“Salvini secondo me, ha dimostrato in questo frangente, di non avere nessuna statura come statista rischiando di caratterizzarsi addirittura come un pericoloso dilettante. In questa materia i dilettanti producono solo guai”.

Tratto da: lospecialegiornale.it

Foto © Jacopo Bonfili

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