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Intervista all’Onorevole Pino Cabras
di Margherita Furlan
Le elezioni europee sono oramai concluse e i giochi sono quasi fatti. Il 2 luglio a Strasburgo si terrà la prima plenaria del nuovo Parlamento e gli eurodeputati stanno ufficializzando le affiliazioni ai gruppi parlamentari europei. Per formare un gruppo sono necessari venticinque membri che rappresentino almeno un quarto degli Stati membri dell’Ue. Tradotto: servono alleati provenienti da almeno sette Paesi europei. I parlamentari che non riescono a formare un gruppo, per quanto numerosi, vengono definiti ‘membri non iscritti’. Il che, nei fatti, si traduce in nessuna, o quasi, possibilità d’incidere nell’agenda europea.
Ad oggi tutti i partiti italiani hanno trovato la propria collocazione, con un’unica autorevole eccezione, il MoVimento 5 Stelle, che non ha ancora ufficializzato alcuna alleanza.
Non sarà facile per il MoVimento 5 Stelle collocarsi all'interno di un gruppo del Parlamento europeo, constata l’Onorevole Pino Cabras, membro della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati italiana in quota M5S, sia perché sono state irrigidite le regole sul numero di Paesi che devono convergere in un unico gruppo ma anche perché le formazioni politiche con cui si era alleato il M5S non hanno avuto successo in Europa.

Quale soluzione dunque?
Il regolamento parlamentare può fungere spesso da tagliola nei confronti dei gruppi ‘outsider’ e ciò potrebbe rappresentare un serio problema per lo sviluppo del nostro programma politico in sede europea ma una soluzione a breve termine credo sia difficile da trovare, sebbene esistano interessanti affinità su molteplici temi con diversi partiti europei. Sta dunque a questi ultimi affrontare l’onere politico di decidere di allearsi con un Movimento come il nostro che pone al centro dell’agenda politica questioni innovative ma al tempo stesso per molti quantomeno poco appetibili.

Il destino dell’attuale governo italiano può risultare indebolito dall’esito complessivo del voto europeo e dagli schieramenti che si stanno formando?
Il voto europeo è insoddisfacente per determinare le sorti dell'Italia ma allo stesso tempo è portatore di una grande confusione, in mezzo alla quale sarà difficile far emergere grandi novità. Dovremo combattere con una certa fermezza, concentrandoci sulle caratteristiche positive dell’Italia perché sappiamo che condurre delle trattative in cui si è preliminarmente disposti a cedere qualcosa ci porterebbe a capitolare, come già accaduto con altri Paesi (Grecia, ndr). La priorità è dunque cercare nuove alleanze, in una paziente operazione di tessitura di rapporti internazionali che potrebbe richiedere anche parecchi anni, posto che ci troveremo ad affrontare delle emergenze economiche in cui dovremo cavarcela per lo più con le nostre forze.

In Europa e in Italia come e perchè è nata questa ondata di protesta, definita “sovranista” e “populista”, che solo cinque anni fa non esisteva?
La reazione popolare nei confronti della crisi dell'Ue ha prodotto non solo risultati elettorali inaspettati ma anche modificazioni repentine di tutte le vecchie narrazioni che hanno dominato l’Europa degli ultimi decenni. Possiamo infatti vedere l’ampiezza della crisi in tutti quei Paesi che hanno avuto una peculiare forma di reazione che non si somma facilmente con quelle delle altre cancellerie europee. In Gran Bretagna l'esito del referendum sulla Brexit e la sua gestione hanno scombinato il panorama politico e influenzato le elezioni, mentre in Francia i gilet jaunes hanno rovinato la narrazione trionfante di Macron pur non avendo goduto di uno sbocco elettorale molto chiaro, vista anche la crescita della formazione politica di Marine Le Pen. In Spagna, d’altro canto, si sono susseguite molte crisi di governo ed è esplosa la questione catalana, mentre in Germania appaiono con netta evidenza la caduta verticale della socialdemocrazia e l’indebolimento del fronte democristiano di Angela Merkel. In questo complesso quadro è difficile dunque ricomporre qualcosa di unitario ma possiamo tranquillamente affermare che in Italia la fine del bipolarismo ha generato una nuova offerta politica che, seppure frammentata e contraddittoria, determina una situazione sicuramente più interessante di qualche anno fa e che dovrebbe, tra le altre cose, spingere a riformare l’attuale legge elettorale, tenuto conto che abbiamo avuto già numerose prove che in Italia non può funzionare un sistema maggioritario secco.

L’Italia è davvero la Cenerentola d’Europa, così come raccontano molti analisti? Oppure sarà il nuovo corso politico di Roma a stimolare un cambiamento nelle stanze di Bruxelles?
L'Italia viene dipinta come una Cenerentola, ma in realtà è un Paese che ha elementi di grandissima solidità sociale ed economica. Sono in molti in Europa a puntare il dito contro il debito pubblico di cui si caratterizza l’Italia, dimenticandosi dell’altissimo risparmio privato e del conseguente inferiore debito privato di cui l’Italia gode rispetto a Paesi che sono saliti sul piedistallo di una costruzione europea ad esclusivo vantaggio dei Paesi del nord Europa. Io credo che l'Italia abbia margini ancora inesplorati perché non è un Paese che vive al di sopra dei propri mezzi, come si usa dire. Un paese con un avanzo della bilancia commerciale ha infatti molti margini economici che potrebbe ben sfruttare senza le assurde regole europee che considerano i tentativi di ridurre la disoccupazione con i mezzi della politica economica come fossero fonte d'inflazione. Questo è un punto decisivo del nostro programma di governo ed è la ragione sulla quale si è fondata una coalizione tra due forze pur diversissime ma accomunate dalla volontà di combattere una dura e ferma battaglia a Bruxelles. Siamo dunque fortemente intenzionati a portare a termine un grande cambiamento per la politica italiana ed europea, anche se diversi e divisi su parecchi temi. In questa situazione noi dovremo respingere tutte le manovre correttive e le richieste di aumentare l'austerity in Italia perchè porterebbero soltanto a peggiorare la situazione. In queste settimane diversi parlamentari stanno lavorando per spingere il governo a scelte coraggiose in termini di politica economica. Questo significa sfidare le regole che vorrebbero imporci i più forti, perché siamo fiduciosi dei nostri mezzi.

Visita: margheritafurlan.com

Foto © Imagoeconomica