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economia borsa banconote c imagoeconomicadi Giulietto Chiesa
Seguendo la logica di “America uber alles” che caratterizza da sempre l’elite americana, anche nella variante di “America First” di Trump, Washington è riuscita a “convincere” anche il presidente di SWIFT, Leybrandt, a “scollegare” le banche iraniane dal sistema di controllo e facilitazione delle relazioni interbancarie globali fino a ieri.

Quanto al "convincere", gli USA hanno una lunga esperienza storica. Lo hanno fatto sistematicamente con gli europei che, per quanto recalcitranti, hanno accettato, pena le bastonate, metaforiche e non metaforiche, le sanzioni alla Russia. Solo che, questa volta, qualcosa non sta funzionando a dovere. E il motivo è che non è affatto sicuro che la faccenda si risolva in una vittoria americana. Per vari motivi. Uno dei quali è che SWIFT (Society for Worldwide Financial Telecommunication) è stato in questi decenni non solo un utilissimo strumento per favorire la globalizzazione finanziaria in tutti i suoi aspetti operativi e per incrementare la velocità crescente degli scambi, ma anche per controllare tutti i movimenti, tanto degli amici quanto dei concorrenti, quanto dei nemici.

Escludere qualcuno non era mai stato fatto, proprio specificamente per questi motivi. Ora Trump ha deciso di colpire l'Iran. In realtà l'idea era già venuta, di escludere la Russia, ma era stata temporaneamente accantonata per ragioni puramente tattiche. L'Iran è più debole e isolato e a Washington, spinti da Israele, pensano di poterlo fare.

Pur di "convincere" anche tutti gli altri partners che contano. Certo il Burkina Faso, ad esempio, non conta niente, ma ci sono giganti finanziari che potrebbero non stare al gioco. A quelli che non contano niente, o quasi, gli Stati Uniti si sono limitati a comunicare che chi sgarra, continuando a mantenere rapporti economici e finanziari con l'Iran, ne subirà le conseguenze finanziarie. Agli altri è stato mandato un messaggio conciliante, esentandoli dalle sanzioni. I privilegiati sono stati Cina, India, Italia, Grecia, Taiwan, Corea del Sud, Giappone, Turchia.

Per alcuni di questi privilegiati non è difficile capire al volo il perché. Per altri non è facile: occorrerebbero ulteriori informazioni. Ma per la Cina è chiaro: sanzionarla significherebbe darsi la zappa sui piedi. Troppo grande è il business finanziario che lega le banche cinesi a quelle americane. India, Taiwan, Giappone e Corea del Sud sono alleati essenziali per fare da contrappeso strategico allo strapotere cinese sul Pacifico. La Turchia, con tutti i capricci di Erdogan, non deve essere perduta come pedina (certo da riconquistare) per il controllo del Medio Oriente.

Resta da capire cosa ha risparmiato l'Italia e, ancor più, la Grecia. Ma, come quasi sempre, ci sono partite a scacchi che solo speciali insiders possono conoscere. Se sono in quell'elenco, comunque, a Washington si ritiene che Italia e Grecia possano essere utili per qualche altra operazione. E fermiamoci qui.

Si noterà tuttavia che tutti gli altri paesi europei sono rimasti sotto minaccia. Segnatamente Germania e Francia, oltre alla Gran Bretagna. Ma quest'ultima, essendo ormai fuori dall'Europa, avrà comunque un occhio di riguardo, e Wall Street non farà mai uno sgarbo alla City di Londra.

C'è però un problema che a Trump non può essere sfuggito e, poichè non gli è sfuggito, resta soltanto l'evidenza della esplicita dichiarazione di ostilità che egli ha lanciato all'Unione Europea.

Infatti giuridicamente SWIFT è una società privata europea, registrata in Belgio. Il che significa che essa è tenuta a rispettare la legislazione belga ed europea. Ora, si potrà dire tutto il male - meritato - che si vuole contro le istituzioni europee attuali, ma non che non siano capaci di calcolare gli interessi delle banche per cui lavorano. Né che siano ingenue fino all'inverosimile. Tant'è vero che lo scorso agosto la Commissione Europea approvò un provvedimento legislativo detto del "blocco", che vieta alle imprese europee di adeguarsi alle decisioni sanzionatorie americane. La decisione fu presa in seguito alla clamorosa rottura tra europei e America sull'accordo nucleare con l'Iran.

Trump, di nuovo pressato dai suoi finanziatori delle lobbies ebraiche, aveva deciso di uscire dall'accordo, gli europei, con la Russia, e con l'Iran avevano deciso invece di rispettarlo. In attesa della bufera, Bruxelles aveva preso le contromisure. Trump è andato avanti e ha messo l'Europa con le spalle al muro. A questo momento resta da vedere chi è il padrone di casa. Se l'Europa cede sarà una sconfitta fatale. Se non cede, allora dovrebbe sanzionare SWIFT e procedere, per esempio, al sequestro dei server e degli asset della società con tutti i suoi segreti, inclusi quelli che, con ogni probabilità, sono più noti alla Federal Reserve e ai sevizi segreti americani che non alla Banca Centrale Europea.

C'è da dubitare che le cose andranno proprio così, ma è evidente che si tratta di una crisi senza precedenti, che avrà comunque effetti gravi sulle relazioni inter-occidentali. Ovvio che sui tavoli europei c'è adesso un problema grande: dotarsi di un sistema europeo interbancario distinto da quello americano? Decisione che potrebbe essere fatale. Vedremo. Ma lo stesso pensiero è già venuto a Russia e Cina, che stanno rapidamente concludendo un accordo storico per trasferire tutte le loro relazioni, finanziarie e commerciali, al di fuori dell'area del dollaro, cioè al di fuori del controllo americano. E non solo non è escluso, ma diventa probabile, che altre economie cerchino riparo sotto nuovi ombrelli. Certo gli Stati Uniti godono di un grande vantaggio: una forza finanziaria al momento straripante e una strumentazione già pronta. Ma ieri non avevano concorrenti. Ora li avranno.

Tratto da: it.sputniknews.com