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erdogan trump c alex wong getty imagesdi Americo Mascarucci
La Turchia ha imposto a tutte le sedi consolari presenti negli Stati Uniti di interrompere i servizi relativi alla concessione di permessi di soggiorno temporanei, esclusi quelli per gli immigrati. La misura sarà applicata a tutti i tipi di visti, da quelli sul passaporto a quelli elettronici o ritirati al momento di ingresso nel Paese. Questa la risposta di Ankara all'analoga iniziativa statunitense adottata dopo che i turchi avevano arrestato un funzionario dell'ambasciata americana a Istanbul accusandolo di intrattenere rapporti con Fethullah Gulen, l'uomo che secondo Erdogan sarebbe stato il regista del tentato golpe contro di lui. Intelligonews ne ha parato con il giornalista Giulietto Chiesa.

Cosa nasconde la guerra dei visti fra Usa e Turchia?
"E' la logica conseguenza dell'uscita della Turchia dal campo occidentale. E' chiaro che Erdogan sta prendendo le distanze dall'Occidente dal momento che la sua collocazione attuale non è più compatibile con la tradizione degli ultimi quarant'anni. I campi che furono contrapposti durante la guerra fredda si stanno frastagliando, sciogliendo, modificando. Il caso della Turchia si accompagna a quello dell'Arabia Saudita. Anche i sauditi stanno manifestando segni di autonomia crescente e questo trova ragione nello sfaldamento del sistema imperiale su cui gli Stati Uniti hanno contato per più di mezzo secolo".

Cosa comporterà questo?
"La modifica di tutti i rapporti internazionale ad alta velocità. La crisi interna agli Usa è ormai visibile. Negli Stati Uniti si stanno combattendo fra di loro. A volte sembra prevalere la logica della lotta fra gli americani dei diversi gruppi dell'èlite interna, piuttosto che quella contro i nemici esterni. Mi sembra scontato che tutto il mondo guardi a questa situazione, e nel momento in cui il numero uno manifesta debolezze interne ed internazionali, tutti gli altri inevitabilmente ne prendono le distanze. Questi sono gli effetti che si stanno vedendo in Turchia, in Arabia Saudita ma anche in Europa dove si stanno prendendo sempre di più le misure di allontanamento dagli Usa. Fra qualche anno vedremo ancora meglio gli effetti di questa evoluzione. Il risultato sarà un quadro internazionale radicalmente diverso rispetto all'attuale".

Quanto ha contato nel raffreddamento dei rapporti fra Usa e Turchia, l'avvicinamento di Erdogan a Putin?
"Sicuramente ha influito tantissimo. Del resto anche questo rientra nella logica che ho accennato. Se uno qualunque dei protagonisti della battaglia politica internazionale si accorge che il suo principale alleato è debole, insicuro, contraddittorio o non rispetta i suoi interessi è logico, che vada a cercare nuovi interlocutori e nuovi alleati. La Turchia per esempio è interessata non soltanto ad avere buoni rapporti con la Russia, ma in questo momento gli interessa averli anche con la Cina che sta avanzando una proposta gigantesca che si si traduce in soldi, posti di lavoro, sviluppo. In Asia tutti i paesi cercheranno di diventare alleati di Pechino e la Turchia fra questi. Ankara si trova a contatto diretto con due dei protagonisti dello sviluppo futuro del mondo e vuole essere parte integrante di quello che diventerà l'asse asiatico. L'America è sempre più lontana, avrà sempre la sua importanza a livello mondiale, ma non più la forza di un tempo. Ecco perché tutti andranno alla ricerca di nuovi e più vantaggiosi sbocchi".

Tratto da: intelligonews.it

Foto © Alex Wong/Getty Images