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trump donald c reuters rhona wise 610Il groviglio di vipere che si avvinghia attorno a Trump non cessa di ingarbugliarsi giorno dopo giorno.
di Giulietto Chiesa
L'avvocato Natalia Veselnitskaja andrà, forse, a testimoniare al Senato americano per ripulirsi dei sospetti che l'hanno messa al centro dell'intrigo (chiamarlo complotto non si può per il livello dei personaggi) che, con ogni evidenza, è stato ordito contro Donald Junior, figlio di Donald Major, detto anche Trump.

Chi abbia "ordito", cioè tessuto la tela che avrebbe dovuto contribuire a strangolare il Presidente americano in carica, non è ancora del tutto chiaro. Ma s'intravvedono, come minimo, i telai e alcuni dei manovratori. Intanto si sa ormai con buona approssimazione quanti erano seduti attorno a quel tavolo.

Personaggi importanti, alcuni, mezze figure, altri: il tutto aveva per scopo di "mettere in mezzo" il figlio del presidente. L'amo per pescare il pescioliono fu il fargli credere che "qualcuno" dei presenti poteva avere informazioni da parte del governo russo circa illeciti comportamenti della allora candidata a presidente dell'America, Hillary Clinton. Pare che il pesciolino abbia sottovalutato la trappola, ma non del tutto. Infatti lui, Don Jr, fece in modo di non essere solo e invitò Jared Kuchner, genero di Trump padre e ora consigliere della Casa Bianca. C'era la Veselnitskaja, e il suo ruolo resta da chiarire. C'era invece un personaggio di rilievo, un inglese che si fa passare per pubblicista, tale Rob Goldstone, che lavora per la "Fusion GPS", una organizzazione non filantropica che si occupa, tra l'altro di raccogliere materiali compromettenti ai danni di chi non la paga. E c'era un altro uomo della Fusion GPS: tale Rinat Akhmetshin, che si dice avesse un passato nel KGB.

Se si aggiunge un certo Ike Kaveladze (il nome dice di provenienza georgiana), lobbista e immobiliarista, si arriva a sette (otto con l'interprete della Veselnitskaja). Due parole per spiegare meglio cosa sia la "Fusion GPS". Se Don Jr. si fosse informato non sarebbe andato all'incontro. Infatti era uscito proprio dagli uffici della "Fusion GPS" il dossier Trump-Russia che aveva cercato di mettere sotto accusa Donald Trump per i suoi rapporti con la Russia in qualità di affarista miliardario. Ben trentacinque pagine, scritte in gran parte dal sopra nominato Goldstone, insieme a un altro dei fondatori della ditta, Glenn Simpson, ex reporter del Wall Street Journal.

Come si facesse a fidarsi di loro è mistero da scoprire. Del resto ci si chiede ora: che bisogno avrebbe avuto Don Jr. a stabilire rapporti confidenziali, per giunta con informatori non ben precisati, se Trump era già in contatto con il "nemico" Putin? Semmai basterebbe solo questa banale considerazione per far crollare tutte le accuse precedenti.

Resta il fatto che chi annuncia di avere le informazioni compromettenti su Hillary, fornite dal governo russo, sembra sia stato proprio Goldstone. Ma di quali informazioni si trattasse, in quella riunione non si fa parola. L'esca ancora non era infilata sull'amo. Non serviva, infatti. Era l'incontro stesso l'amo cui Don Jr. doveva essere appeso. L'incontro si svolge a giugno 2016. in quello stesso mese, in piena campagna elettorale, l'Amministrazione Obama chiede l'autorizzazione della FISA (Foreign Intelligence Surveillance Court) per mettere sotto controllo le comunicazione di un membro del team di Trump.

È il secondo tentativo di ottenere l'autorizzazione di "ascoltare" legalmente ciò che dicono gli avversari di Hillary Clinton durante la campagna elettorale. Il primo — filtra in numerosi commenti di stampa — chiama in causa Susan Rice, ex consigliere per la Sicurezza Nazionale di Obama. Costei avrebbe lavorato assieme a Glenn Simpson per "smascherare" Donald Trump. Così, forse si spiegano gli ultimi sviluppi, piuttosto sensazionali. In rapida successione sia Glenn Simpson, sia Susan Rice rifiutano di partecipare all'interrogatorio disposto dal Comitato dell'Intelligence della Camera dei Deputati. Rispondere sotto giuramento a domande di questa portata potrebbe essere letale, non solo per loro ma per il Comitato Nazionale Democratico e per la stessa Hillary Clinton.

Nel fattempo l'incaricato dell'inchiesta contro Donald Trump, Robert Mueller III, ex direttore dell'FBI al tempo dell'11 settembre 2001 (il che dice tutto sulla sua pulizia morale e sulla sua indipendenza) sta arrivando, forse tardi, sulla pista che gli era stata cucinata. La deposizione senatoriale di Natalia Veselitskaja si annuncia pirotecnica. Ci sarebbe lo zampino anche di William Browder, milionario americano coinvolto nel caso Magnitsky e desideroso di vendetta.

"Niente a che fare con le elezioni americane — dice l'avvocatessa — era un tentativo di manipolare il Congresso USA".

Chissà, ma lei che ci stava a fare intorno a quel tavolo?

Tratto da: it.sputniknews.com

Foto © REUTERS Rhona Wise

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