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di Americo Mascarucci - Intervista
Non piace a Bruxelles la proposta di accordo avanzata da Boris Johnson per l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue. Una sorta di “prendere o lasciare”, dal momento che il premier inglese ha fatto capire a chiare lettere che se sarà respinta Londra procederà ugualmente con l’uscita entro il 31 ottobre. La proposta del governo prevede l’abrogazione della backstop, ovvero la soluzione escogitata da Theresa May a suo tempo, e accettatta dall’Europa, per evitare un ritorno a controlli alla frontiera interna irlandese. Da Bruxelles hanno fatto sapere che la backstop va mantenuta perché è l’unico modo per evitare una frontiera con barriere fisiche, per preservare la cooperazione tra Nord e Sud e l’economia di tutta l’Isola, proteggere il mercato unico della Ue e il posto dell’Irlanda al suo interno. A questo punto quale scenario si sta profilando? Lo abbiamo chiesto a Giulietto Chiesa, giornalista, direttore di Pandora Tv ed esperto di scenari geopolitici.

Ritiene sia ancora possibile un compromesso in extremis sulla Brexit o è ormai inevitabile un’uscita senza accordo della Gran Bretagna?
Ritengo ormai altamente probabile una uscita senza accordo della Gran Bretagna. L’esito sarà pesante per il Paese, con conseguenze politiche a catena per la stessa stabilità politica del Regno Unito. Ma è un modo realistico di prendere atto del disastro politico in corso.

Per come si sono messe le cose, quale soluzione a questo punto è più opportuna?
Dipende per chi opportuna. Per l’Europa attuale, che non vuole la Brexit, la soluzione migliore sarebbe una uscita con accordo. Che, di fatto, lascerebbe aperta la porta per un ritorno venturo della Gran Bretagna che non è da ritenere impossibile. Per una Europa futura invece, capace di una politica autonoma e attiva in direzione della pace internazionale, più presto la Brexit si verifica, meglio è, specie se senza accordo.

Vede dietro la richiesta di Boris Johnson di sospendere il parlamento per impedire che interferisca nelle trattative con Bruxelles un atto antidemocratico o una necessità?
Non vedo atti democratici in questa commedia tragicomica. Boris Johnson è un pugile, che mena colpi all’impazzata. Ma i suoi avversari non sono più democratici di lui. L’unico atto democratico sarebbe stato quello di eseguire il dettato del referendum popolare. Ma la classe politica britannica è ormai così degenerata da non voler accettare la decisione del popolo sovrano.

Se si è arrivati ad un passo dalla rottura di chi è la colpa? Della Ue che non ha aiutato abbastanza la May nel negoziato, o dell’ex premier che non ha saputo mediare a Londra fra moderati e oltranzisti?
In verità Bruxelles, cioè Parigi e Berlino, hanno fatto l’impossibile per accontentare Londra. Theresa era comunque l’ultimo alleato possibile dell’Unione Europea. Ma anche lei è stata incapace. Vale il detto latino: omne regnum in se ipso divisum desolabitur. Cioè un paese lacerato al suo interno non potrà difendersi dai nemici esterni, né potrà avvalersi di eventuali alleati amici.

Tratto da: lospecialegiornale.it

Foto © Imagoeconomica