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berlusconi silvio cravatta c imagoeconomicadi Giulietto Chiesa
Venticinque anni dopo quel 18 gennaio 1994 Silvio Berlusconi torna in campo per riportare Forza Italia in vetta alla popolarità degl'italiani. Ma attorno a lui tutti vedono il vuoto. E probabilmente anche lui lo vede. C'è solo una spiegazione per questa decisione: restare in posizione per difendere gl'interessi delle sue aziende. Ma i numeri, non solo quelli dei sondaggi, lo avvertono: potrebbe essere una catastrofe definitiva. Le tv gli dedicano grande spazio - ed è questo, comunque, ciò che lui desidera - ma è una rievocazione dei suoi fasti lontani, una specie di curiosità per un evento palesemente fuori tempo. Anzi, fuori tempo massimo. Lui annuncia che si presenterà in tutte e cinque le circoscrizioni per le europee, ma non potrà farlo come capolista perché le "quote rosa" obbligatorie glielo impediscono. E poi lo scontro diretto con Matteo Salvini potrebbe rivelarsi fatale. Il capo e padrone della Lega sarà il mattatore di maggio - lo dicono tutti i sondaggi e tutti i commenti - e Silvio rischia di fare la fine del toro nell'arena.

Qualcuno ha scritto, e detto, che Silvio "vale un 5% in più, anche da solo". E non è escluso che ci sia in Italia, per davvero, un 5% di suoi fan che crederà in lui fino alla fine dei suoi giorni. È quella destra conservatrice "per bene" che non può soffrire l'irruenza e i tratti plebei di Salvini, e che ha un'idea romantica dell'imprenditore di successo che si è "fatto da sé". Ma che, pur essendo "populismo di destra" aborre il populismo tout court ed è incline alle nostalgie per il buon tempo antico (appunto antico di 25 anni) delle tv di Mediaset.

Dunque, se Berlusconi si porta un 5%, bisognerà vedere a cosa si aggiunge. Il partito, secondo i sondaggi di Alessandra Ghisleri, viaggia attorno a un realistico 8%. Con Silvio potrebbe arrivare al 10%, ma non è detto. La fuga verso la Lega di molti elettori è già da tempo in corso. Corre voce che perfino il suo pupillo Toti, Governatore della Regione Liguria, sarebbe in procinto di emigrare altrove portandosi dietro una decina tra deputati e senatori di Forza Italia. A rimpinguare le forze ci sarebbe solo la speranza nella crisi del Movimento Cinque Stelle, nelle sue componenti di destra. Ma è davvero una speranza flebile. Del resto tutta la frantumata opposizione spera di raccogliere una parte del M5S non appena i suoi elettori usciranno delusi - è l'aspettativa in primo luogo del PD - dal fallimento pratico del reddito di cittadinanza. La partita presenta molti ostacoli pratici oltre che politici. Forza Italia e Lega si presentano al voto come alleate nelle elezioni regionali di Sardegna e di Abruzzo. Sarà un modo per dissimulare la debolezza di Forza Italia, sotto l'ombrello di una Lega in ascesa. Ma appare evidente che l'unica possibilità di qualche modesto successo alle europee è legata all'apertura di una dura polemica tra Lega e Forza Italia. Ma questo collocherebbe Berlusconi nel campo dell'ortodossia europeista, cioè completamente tagliato fuori dall'onda che porta Salvini all'offensiva contro Bruxelles. Infine c'è la palla di ferro al piede di Silvio rappresentata dall'assenza di un "delfino" dotato di un qualche carisma. L'attuale presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, non ne ha da vendere nemmeno un po' e pare che sia stato proprio lui a chiedere a Berlusconi di spendersi ancora una volta per salvare baracca e burattini. Berlusconi non ha mai amato avere accanto a sé un "numero due". Gianni Letta è stato una spalla potente, ma di quelle che non brillano e preferiscono stare nell'ombra. Anche lui, quanto a carisma agli occhi del popolo, è inesistente. Resta, per questo ultimo tentativo di Berlusconi, la sua energia belluina e il suo disprezzo delle leggi della natura e perfino di quelle della politica.

Tratto da: sputniknews.com

Foto © Imagoeconomica

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