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macron emmanuel c sputnik alexey vitvitskydi Giulietto Chiesa
Il primo turno delle presidenziali francesi è pieno di sorprese, contradditorio, sensazionale. Da un lato una risposta netta dell’opinione pubblica a molti interrogativi e nello stesso tempo, l’apertura di un numero imprecisato di altri interrogativi del tutto irrisolti.

Trarre una conclusione univoca è impossibile. E l'incertezza intepretativa è visibile in gran parte dei commenti a caldo. Non resta che fare un elenco sommario e preliminare delle certezze e delle incertezze.
Una cosa certa, evidente, clamorosa, è l'uscita di scena dei partiti tradizionali. Socialisti e repubblicani sono relegati sullo sfondo, forse definitivamente cancellati. Appare chiaro che l'opinione pubblica francese è divisa quasi a metà tra opinioni radicalmente contrapposte. Il "centro" è sparito, sebbene il probabile nuovo presidente, Macron, abbia fatto una campagna elettorale dichiarando di non essere né di destra né di sinistra.
Ma non è un segnale di equilibrio. In realtà uno dei segnali abbastanza chiari è che l'elettorato francese è in maggioranza per "restare in Europa". Infatti sarà Macron il successore di Hollande, essendo già ora evidente che molti concorrenti sconfitti faranno confluire su di lui i loro voti. Fillon, riconoscendo la sconfitta, ha già dichiarato che bisognerà fare tutto il possibile per impedire la vittoria di Marine Le Pen. È più che probabile che la stessa cosa farà Malenchon, che ha fatto una campagna elettorale di durissima critica all'attuale Europa, sposando addirittura la tesi della Le Pen per l'uscita della Francia dalla Nato (scelte che lo hanno portato sorprendentemente in alto nei consensi). Ma gli elettorati di Fillon e di Malenchon, per quanto radicalmente contrapposti tra di loro e per quanto entrambi I leader siano contro la destra della Le Pen,  rappresentano, in forme diverse, varie critiche all'Europa nella sua forma attuale. Per cui non è fuori luogo ritenere che una parte dei consensi che sono andati a Melanchon e Fillon potrebbero andare, invece che a Macron, direttamente a Marine.

Ciò detto esiste una unanime previsione di una vittoria di Macron al secondo e decisivo turno. E la ragione principale è la stessa che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a Bruxelles e a Francoforte, dove l'Euro ha registrato un rialzo molto marcato nonostante la situazione internazionale estremamente difficile. Macron tiene la Francia là dove l'hanno portata Hollande, cioè dentro questa disastrata l'Europa, e Sarkozi, dentro la Nato fino al collo, dimenticando l'eredità di de Gaulle, di Mitterrand, di Chirac.


Già queste prime considerazioni dicono che questo voto è solo una tappa della crisi di fondo in cui versa l'Europa. Un passaggio non conclusivo da un passato, che soddisfa pochi, a un futuro che è comunque pieno di incertezze. In questo senso i sentimenti dei francesi sono probabilmente rappresentativi  di una parte consistente delle opinioni pubbliche europee nel loro complesso. Sballottate dalla crisi economica e terrorizzate dagli attentati, non meno che dall'incessante e incontrollato flusso dei migranti. L'incertezza, palpabile, è stata resa evidente dalla presenza di un mazzo di candidati cinque dei quali si sono trovati fino all'ultimo su un piano di equivalenza nei sondaggi che non ha precedenti nella storia delle elezioni francesi.
In un contesto di questo genere  ha funzionato e funzionerà il timore del salto nel buio. Il sostanziale "fuori da questa Europa e dalla Nato", che ha caratterizzato la campagna elettorale del Front National, è stato in grado di polarizzare attorno a Marine solo una  parte di euroscettici e anti europei, ma il resto della piattaforma nazionalista e di destra è stato un handicap decisivo che l'ha legata al palo da cui voleva distanziarsi. Da qui la delusione dei suoi sostenitori che erano ormai convinti di essere arrivati vicino al potere. Invece il potere ha ancora molte armi al suo servizio e ha dimostrato di poterle usare a proprio vantaggio. Ma un dato non dovrebbe sfuggire agli osservatori: la partecipazione al voto è stata un record storico per la Francia. Il che significa che l'opinione pubblica francese rimane vigile e attenta. Il che significa che non sarà facile manipolarla e impaurirla.

Tratto da: it.sputniknews.com

Foto © Sputnik. Alexey Vitvitsky