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renzi-c-ap luca-brunodi Giulietto Chiesa - 3 febbraio 2015
Alexis Tsipras arriva a Roma, dopo Cipro e prima di un giro europeo di consultazioni. E’ partito durissimo, dichiarando a Cipro che “bisogna sostituire la trojka”. Che è come dire bisogna cambiare il governo dell’Europa attuale.

Difficile che trovi alleati, dunque, da quella parte. E, infatti, il ministro del Tesoro britannico, George Osborne (che, dopo avere incontrato il ministro delle finanze greco, Yanis Yaroufakis, ha parlato di “grave rischio per l’economia mondale” derivante dallo “stallo” tra la Grecia e l’Eurozona) non ha fatto che ribadire i toni, tra lo sprezzante e l’allarmato, della signore Merkel e del suo ministro Schauble. Entrambi hanno chiaramente respinto, fin dall’esordio, le proposte-richieste di Tsipras, escludendo ogni sconto sul debito greco e invitando perentoriamente la Grecia a “rispettare gli accordi”.

Ma la posizione del nuovo governo di Atene è invece probabile che trovi alleati al sud. Già la Francia ha lasciato capire che non respingerà in blocco le esigenze dell’economia e della società greca. Perfino Obama, seppure in nome del neo-liberismo americano, ha speso qualche parola contro la linea rigorista dell’austerità. Ma Obama è lontano. Invece potrebbe essere vicina la Cina, o la Russia, in caso che Bruxelles e Berlino rispondessero continuassero a rispondere duramente come stanno facendo fino ad ora.

La preoccupazione di Bruxelles è che qualche concessione a Tsipras potrebbe provocare un effetto domino, trascinando dietro di sé la Spagna e il Portogallo, che si trovano in condizioni per molti aspetti assai simili a quelle di Atene. E, a quel punto, la posizione della Trojka diverrebbe delicata.

Un recente commento del premio Nobel per l’Economia, Joseph Stiglitz, ha addirittura invitato la Merkel a uscire lei stessa dall’Euro, invece di comportarsi come se fosse la Grecia a volerne uscire. Stiglitz non ha fatto complimenti. La sua pozione è chiara: meglio conservare l’euro, ma cambiandone seccamente la funzione: da strumento di potenza dei più forti, a strumento di riequilibrio economico e finanziario, oltre che sociale, a vantaggio dei paesi più deboli dell’Eurozona.

Il “quantitative easing” di Draghi non è sufficiente per questa bisogna. Alle imprese non arriverà nulla del profluvio di oltre 1000 miliardi di euro prodotti dal computer di Francoforte. E’ la politica di austerità in quanto tale– dice Stiglitz – che dev’essere abbandonata. La Grecia deve essere messa in condizione di investire per la crescita – aggiunge Stiglitz – e cioè non deve essere costretta a restituire tutto il debito. Come minimo per un determinato periodo di tempo. Dopo il quale si vedrà.

E’ la posizione di Tsipras, con qualche leggera sfumatura di differenza. Basta ripetere il mantra delle “riforme”. Tsipras ha già detto che le “riforme” imposte dall’Europa non sono più sostenibili. La Grecia che lo ha preceduto ha obbedito, ma a sue spese. La crisi non è stata risolta e la protesta sociale ha portato Syriza al trionfo. Il ciclo si è compiuto e un nuovo ciclo dev’essere aperto. Per la prima volta l’Unione si trova di fronte a un’opposizione democratica e popolare.

In questo contesto la posizione di Renzi – a dimostrazione che la fortuna è ancora e sempre dalla sua parte – potrebbe essere molto influente sul corso degli eventi. L’Italia è creditrice della Grecia per un bel pacco di miliardi e, quindi, sia in caso di default greco, sia in caso di accordo per la cancellazione, o ristrutturazione del debito greco, l’Italia dovrebbe pagare un prezzo, come la Francia. Ma, d’altro canto, se Renzi intervenisse a favore di Tsipras, anche i vincoli di austerità in cui si dibatte l’Italia potrebbero essere in varia misura allentati. E gli toccherebbe il grato compito di raccoglierne i frutti in termini di occupazione e sviluppo. Insomma Renzi potrebbe fare da catalizzatore per un “fronte sud” dell’Eurozona. Lo farà? Stante la sua precedente sudditanza ad Angela Merkel, sembra improbabile. Ma la tentazione è sicuramente grande.

Tratto da: italian.ruvr.ru

Foto © AP/Luca Bruno

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