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chiesa-edit-tsiprasVideoeditoriale di Giulietto Chiesa. Siamo forse in tempo utile per consentire a tutti noi di andare alle elezioni europee meno disarmati.
Abbiamo assistito, negli ultimi giorni del 2013, a una serie d'importanti novità in ambiti che si collocano al di fuori del sistema esistente dei partiti, al di fuori della logica delle "larghe intese", al di fuori del disegno portato avanti da un presidente delle Repubblica che è uscito, ripetutamente, dalle sue prerogative costituzionali.
Sono segnali da sottolineare e considerare attentamente. Non a caso - direi per fortuna - affrontano tutti il tema dell'Europa, forse in tempo utile per consentire a tutti noi di andare alle elezioni del prossimo maggio meno disarmati di quanto siamo in questo momento.

Parto dall'intervista che Barbara Spinelli ha rilasciato al giornale greco Avgi a fine dicembre. L'editorialista di Repubblica ha lanciato l'idea di costituire, in Italia, una lista civica nazionale per le elezioni europee che indichi come candidato alla presidenza della commissione il capo di Syriza, Alexis Tsipras.
Tsipras guida una coalizione che è indubbiamente "di sinistra" .
Ed è al contempo alla testa di un partito che potrebbe aspirare al governo della Grecia martoriata dalla violenza neo-liberista. Ma Tsipras è anche un simbolo: della resistenza europea contro le politiche di austerità imposte dalla trojka. Concordiamo con Barbara Spinelli: in questo momento non c'è candidato migliore e meglio rappresentativo delle istanze popolari e democratiche europee.

C'è un secondo punto della proposta di Barbara Spinelli che ci convince. E molto. E non per caso: poiché esprime bene un concetto che Alternativa sostiene dalla sua nascita. Voglio citare per esteso questo passaggio. "E chiaro - scrive Barbara Spinelli - che non dovrebbe essere una coalizione dei vecchi partiti della sinistra radicale, perché non avrebbe alcuna possibilità di successo. Abbiamo bisogno di qualcosa di più grande, qualcosa per scuotere la coscienza della società, superando i margini molto stretti delle formazioni politiche della sinistra radicale".

Nello stesso tempo il Partito della Sinistra Europea ha lanciato anch'esso, nel suo congresso costitutivo di Madrid, la candidatura di Alexis Tsipras. E' però un'altra linea, quella della "coalizione di sinistra", che contiene in sé (a prescindere dalle buone intenzioni) l'idea che questo debba essere un processo "interno" all'ipotesi di "ricostituire la sinistra". Una linea che condurrebbe in un vicolo cieco, e, per giunta, destinata alla sconfitta. Lo spiega molto bene Paolo Flores D'Arcais: "La parola sinistra rischia di essere equivoca oggi. Paradossalmente non usarla è meno equivoco che usarla". E continua elencando le numerose ragioni a sostegno della sua giusta tesi: sinistra, per molti, è ormai in contrapposizione con gl'ideali di giustizia e libertà; sinistra ricorda l'esperienza fallita del socialismo reale; sinistra ricorda la catastrofe politica e ideale che ha seguito la sparizione del PCI; sinistra "ricorda ora i partitini che si definiscono neocomunisti e che sono una parodia". Questo è sicuramente vero per l'Italia e anche per diversi altri paesi europei. Rimettere in piedi qualcosa, a partire da questo disastro, ha tutta l'aria - come ha scritto Giannuli - di un "accanimento terapeutico".


Aggiungo: questa idea nasce con un ulteriore distorsione del reale, a sua volta espressione della logica degli steccati. Taglia fuori, in linea di partenza, ogni rapporto con gli otto milioni di elettori del Movimento 5 Stelle, unico insediamento istituzionale di una opposizione in Italia. Quest'ultimo, è vero, non appare incline ad alcuna alleanza. Ma ciò non significa tagliarlo fuori dal dialogo che potrebbe condurre ad una lista civica nazionale come quella che noi proponiamo.

Dunque, riassumendo: Syriza è una forza politica in ascesa in Grecia. In Italia la sinistra non lo è. Certo, diversi punti del programma del Partito della Sinistra Europea sono buoni. Ma non è buono lo strumento che si prefigura di portarli nel Parlamento Europeo. Certo alcuni punti del programma del M5S sono condivisibili, ma la "forma partito" che esso proclama - attraverso i pronunciamenti attuali dei suoi leader - è un evidente ostacolo a ogni convergenza (ed è dunque prodromo di sconfitta). Cioè non è buona.

Dunque il percorso è difficile, ma vale la pena di esaminarne le possibilità. "Esiste - prosegue Spinelli - un piccolo gruppo di persone che spera che la candidatura di Tsipras contribuisca alla creazione di una forte coalizione in Italia e nei paesi del Sud europeo. Vorremmo che in Italia ci fosse una lista civica, di cittadini attivi, di persone della società civile, che scelgono Tsipras come candidato alla presidenza della Commissione Europea". E' quello che auspichiamo anche noi. Come muoversi in questa direzione?

La strada è quella dei contenuti. Se si sceglie Tsipras come candidato comune, sarà necessario fare riferimento alla sua intelligenza politica e alle sue posizioni.
Che non sono quelle del rifiuto dell'Europa, ma che la vogliono radicalmente cambiata.
Un'Europa che sia una "unione", mentre questa, scrive ancora Barbara Spinelli, "non è un'unione", è un "equilibrio di potenze" che si è trasformato in dominio dei più forti sui deboli, che non prevede meccanismi di riequilibrio economico e sociale, che è basata sugli egoismi nazionali.
Un'Europa che deve riprendere il cammino tracciato dai suoi fondatori, democratico, solidale, pacifico, non imperiale. Che cancelli i trattati di Maastricht, e di Lisbona, fino al fiscal compact e a quel mostro intollerabile che è la costituzione, in corso, di Eurogendfor; che riapra il processo costituente e lo rimetta nelle mani dei popoli; che non sia cioè il luogo, lontano e ostile alla gente, dove si esercita il consenso degli usurpatori. Un'Europa con una Banca Centrale interamente pubblica, i cui soci sono le banche centrali interamente pubbliche dei paesi membri; prestatore in ultima istanza, che abbandoni la linea dell'austerità. Un'Europa che svolga un ruolo autonomo e sovrano nel contesto internazionale, interlocutrice non più subalterna degli Stati Uniti, propugnatrice di una partnership strategica con la Russia.

Questo è Tsipras, e con questo noi siamo in perfetta sintonia. Ma occorre verificare chi, in Italia, lo è. E trovare un punto di convergenza che sia comprensibile per le grandi masse popolari di questo paese. Una "maniglia" cui possano aggrapparsi a milioni, non a centinaia di migliaia. Questo programma non si può fare con l'illusione di trasformare il Partito Democratico. La sua dirigenza (non necessariamente i suoi elettori) non è riconducibile ai valori della Costituzione. Infatti è da lì che viene l'attacco a quei valori, impersonato dal presidente della Repubblica.

Che si cominci a riflettere seriamente a queste necessità urgenti (anche per evitare si rimanere intrappolati su posizioni anti-europee che si stanno rapidamente diffondendo a partire dalle destre più o meno estreme, in Italia e in Europa) lo dimostra l'appello del 27 dicembre, indirizzato ai "maggiordomi" italiani ed europei da parte di un gruppo d'intellettuali (aperto da Etienne Balibar).
Firme importanti e significative che, con linguaggio misurato e a tratti troppo prudente, aprono tuttavia anch'esse un discorso di radicale cambio di rotta per l'Europa.
Si tratta di vedere ora se e quante personalità indipendenti sono ora pronte ad assumersi la responsabilità di questo passo, rappresentato dalla creazione di una lista civica nazionale. Si tratta anche di vedere se i molti movimenti della società civile, presenti nel nostro paese, impegnati nelle "buone pratiche" della promozione dei beni comuni, saranno capaci di comprendere finalmente che la rappresentanza politica - insieme e non in alternativa alla democrazia partecipativa - è un passaggio fondamentale per dare sbocco legislativo e trasformatore alle loro istanze.

Queste due "verifiche" saranno essenziali. Potranno essere positive se si faranno sulla base di un programma sintetico, da proporre a milioni di italiani, in pochi punti, espressi in forma chiara, comprensibile a tutti. Qualcuno deve prendere l'iniziativa. Noi siamo pronti a partecipare, con questo spirito e su questi contenuti di larga apertura. Sui punti - che dovranno essere un "minimo comune moltiplicatore" - è possibile trovare un largo accordo con gran parte del paese reale. Alternativa ne propone uno - per noi il primo - : l'Italia non parteciperà più a nessuna azione militare fuori dai suoi confini.

Tratto da: megachip.globalist.it

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