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di Giulietto Chiesa - fondatore di Alternativa - 25 agostro 2010
Come ormai d’abitudine faccio il punto della situazione a partire dai dati certi. I numeri sono quasi sempre un buon punto di riferimento per capire.


A fine agosto la nostra forza teorica (teorica perché tra il dire, cioè battere sui tasti di un computer, e il fare c’è di mezzo il mare) è questa: gl’iscritti a Alternativa (coloro che hanno dichiarato di condividere le linee generali del mio manifesto, la mia relazione all’assemblea del 17 aprile e che si sono impegnati a impiegare, per quegli scopi, sette ore settimanali) sono 385.

Così suddivisi per regioni (l’asterisco indica che il gruppo in questione ha un coordinatore; tra parentesi il numero di coloro che hanno versato la quota associativa o somme superiori. Si noti lo stacco netto tra le due cifre):

Lazio 80 * (20)
Toscana 43 * (9)
Lombardia 47 * (3)
Emilia Romagna 34 * (5)
Piemonte 28 * (5)
Liguria 22 * (10)
Veneto 19 * (3)
Campania 19
Marche 17 * (7)
Estero 13 (1)
Sicilia 12 (2)
Sardegna 12 (1)
Abruzzo 11 (2)
Puglia 7
Friuli 6
Umbria 5
Trentino 6
Calabria 2
Basilicata 2

 


I gruppi regionali che hanno nominato un coordinatore sono 8. Gl’iscritti che hanno versato sono in tutto 68.

Emerge che in molte situazioni non è ancora cominciato il lavoro organizzativo per realizzare obiettivi di espansione. A questo scopo bisogna definire un responsabile del gruppo che segua personalmente questo aspetto, tenga il conto settimanalmente, relazioni al responsabile e all’assemblea del gruppo ad ogni riunione.

Occorre che ciascuno individui tra amici e conoscenti coloro che ritiene interessati e cominci il lavoro sistematico di contatti portando a compimento la verifica fino in fondo. Le 7 ore includono anche questo lavoro.

Periodicamente ogni gruppo territoriale dovrà riunirsi per esaminare collettivamente come procede la campagna di proselitismo, per scambiarsi informazioni sugli argomenti risultati efficaci e quelli che hanno incontrato obiezioni e resistenze. I materiali propagandistici potranno così essere corretti in base alle esperienze collettive realizzate. Il gruppo territoriale deve darsi un obiettivo e un piano di lavoro, con tappe e scadenze di verifica. Si deve imparare e capire che il proselitismo è un lavoro collettivo indispensabile, che si fa provando e riprovando. Ed è un lavoro individuale in cui ciascuno deve cimentarsi.

Identica procedura deve riguardare il tesseramento e la raccolta fondi. Solo 67 hanno versato le quote (o di più). Ci sono stati episodi altamente lodevoli di contributi indiretti con l’acquisto di apparecchiature. Ogni tipo di apporto suppletivo è benvenuto, ma nulla potrà sostituire l’organizzazione di raccolta collettiva. Non si deve avere vergogna di chiedere: stiamo lavorando per tutti.

Ma dobbiamo essere franchi con noi stessi. Questi dati dicono che tranne, in parte, la Liguria (migliore risultato percentuale perchè hanno versato quasi la metà degl’iscritti), il Lazio, le Marche e la Toscana, tutti gli altri gruppi territoriali non hanno nemmeno cominciato a occuparsene.

Questo indica che ancora esistono fraintendimenti sul significato di organizzazione. Senza di essa, inutile illudersi, Alternativa non esisterà. E per costruire l’organizzazione occorrono fondi. Non preoccuparsi della loro raccolta significa non avere capito ciò che stiamo facendo.

 

Qualche osservazione sulla democrazia interna, sulla pazienza e su internet

Facciamo tutti uno sforzo per ricordare chi siamo e dove ci troviamo. Dalle discussioni sui forum e da quello che ho potuto raccogliere emergono, assieme a molte cose positive, impazienze e fughe in avanti che, a mio avviso, esigono appunto un incremento di realismo.

Una di queste concerne la sollecitazione a “fare politica a tutto campo” cioè a occuparsi di tutto e di tutti. Qualcuno ha scritto che dobbiamo “intercettare tutte le richieste sociali”. Un altro ha scritto (non se n’abbia a male se lo cito, ma lo cito perchè non è stato il solo a pensare così) : “che gli dico adesso al contadino, al pensionato, al precario e disoccupato, al lavoratore e alla casalinga, all’immigrato e al clandestino? Posso dire loro che c’è Alternativa, ma adesso Alternativa non gli può risolvere proprio niente....”.

Mi chiedo: quanti di noi sono in grado di dare risposte a tutto campo? Quanti di noi parlano simultaneamente con tutti questi interlocutori o anche soltanto con alcuni di essi? E chi c’è, fuori di noi, capace di dare queste risposte? Se cominciamo a ragionare con pazienza vediamo subito che non c’è realismo in questo approccio. Siamo ben lontani, per il momento, dal poter fare – e fare bene – anche solo una parte di queste cose. E non è solo per carenza di massa critica e di forza organizzativa (vedi i punti di cui sopra).

C’è un problema più fondamentale: a determinate conclusioni, decisioni, prese di posizione (quelle cioè che dobbiamo portare al contadino, all’operaio, alla casalinga, allo studente, etc) si deve giungere insieme. Intendo dire che, una volta definita una piattaforma comune generale (e mi pare che essa già esista) è Alternativa nel suo complesso che deve esprimersi attraverso documenti conclusivi condivisi. Non fosse così saremmo in dieci – che vada bene - a parlare, mentre gli altri restano muti.

Bisogna capire che siamo in una fase costituente di una nuova organizzazione, che non ammette scorciatoie. Ho già scritto (vedi SA2) che rischieremmo, da un lato, di reinventare qualche bicicletta, dall’altro di restare invischiati in discussioni di calibro ridotto, autoreferenziali, senza verifica esterna, che ci farebbero perdere di vista i punti fondamentali di partenza: insostenibilità definitiva della crescita; necessità di organizzare una transizione democratica la meno dolorosa possibile verso un’altra società; dire la verità a quante più persone potremo; aprire una lotta politica di massa sul terreno della comunicazione-informazione. Si tratta di ideali difficili da digerire, ma capaci di conquistare molti abitanti della voragine. Questo possiamo e dobbiamo fare. E queste cose – come ho potuto sperimentare di persona in questi anni – le possono capire operai, impiegati, donne e uomini, casalinghe e studenti, di destra o di sinistra che siano o si ritengano.

Quindi niente impazienze. A me non importa niente se dieci persone hanno capito tutto. Perchè non basteranno. A me importa che mille abbiano afferrato il nocciolo e siano capaci di raccontarlo. E questo lo si deve imparare perchè non è dato; queste competenze non esistono in natura, vanno fabbricate. E le si fabbrica stando insieme. I dieci devono adattarsi al ritmo dei mille se vogliamo costruire un’organizzazione capace di attirare e di incidere.

Tutto questo non lo si può fare stando seduti davanti a un computer. Questo è un punto essenziale su cui tutti dobbiamo riflettere. Quello del web è un mondo complesso, dove si riflette in modo parziale e deformato la realtà dei rapporti umani. Un dibattito in rete non è la stessa cosa di una discussione tra persone reali.

A maggior ragione le mailing list devono essere usate cum grano salis, le loro regole vanno rispettate. Le parole scritte hanno un sapore e un contenuto diverso da quelle pronunciate. Si può offendere senza volere. E’ facile essere fraintesi. Dunque: un problema per volta; eliminare le invettive; disciplina e responsabilità. Non tutti devono essere obbligati ad ascoltare gli sfoghi di alcuni. Sul computer non si vincono battaglie. Nessuna.

Direi che il luogo vero della discussione sono gl’incontri dei gruppi, dove ci si vede e ci si sente e non ci si legge. Internet deve essere usato essenzialmente per scambiare informazioni essenziali e per esprimere giudizi motivati e sintetici, oltre che per formulare domande precise, indirizzate a interlocutori precisi. Quando si scrive a una mailing list, tanto più quanto essa è numerosa, la prima domanda da porsi è: “sono sicuro/a che quanto sto per scrivere interessi tutti coloro che lo riceveranno”?

Ciò detto vale la citazione di Goethe: “in principio è l’azione”, cioè il vero banco di prova in politica è quello che si fa e la misura della sua efficacia dopo che lo si è fatto.

Altrimenti le nostre energie si sprecano in un confronto interno senza fine, che immediatamente diventa autoreferenziale perchè nulla ci dice che noi rappresentiamo qualcun altro, o possiamo pensare di essere un paradigma di riferimento per gli altri (fino a che sul terreno non abbiamo dimostrato di saper esserlo).

La crescita culturale e politica collettiva è anche il risultato dell’umiltà con cui ciascuno gestisce le proprie conoscenze e i propri dubbi, è anche la propria specializzazione, quando c’è. Nei campi in cui ci avventuriamo con Alternativa nessuno ha la verità in tasca e quindi umiltà e responsabilità sono qualità indispensabili. Non per niente nella mia lettera-manifesto scrirssi – e confermo – che abbiamo bisogno di persone capaci di ascoltare.

 

Presenza esterna di Alternativa

Nello Stato dell'Arte n° 2 (SA2) proposi tre direttrici di movimento. La raccolta delle firme contro la privatizzazione dell’acqua fu una. Essa si è conclusa, con grande successo, indipendentemente da noi, che eravamo arrivati dopo. Questo è un invito ulteriore all’umiltà, perchè ci dice che esiste già un movimento (in questo caso molto ramificato, diffuso, intelligente) che va nella nostra stessa direzione, da cui dobbiamo imparare e con cui dobbiamo stare in contatto.

La seconda proposta è stata la raccolta delle firme per una legge d’iniziativa popolare sulle energie alternative e contro il nucleare. Io personalmente e Alternativa come organizzazione siamo stati tra i firmatari e presentatori della legge. Non era la rivoluzione ma una buona proposta. La campagna si concluderà il 25 dicembre dopo essere iniziata il 25 giugno. A quanto mi consta solo il gruppo del Lazio vi si è impegnato fino ad ora, realizzando, in proprio e con altre associazioni partecipanti alla campagna, un lusinghiero risultato di oltre 700 firme. Ottimo segno e un plauso a quelli che hanno applicato Goethe.

Ma vorrei fosse chiaro a tutti che queste mie proposte, oltre ad avere un valore in sè, per i contenuti che muovono, hanno anche un valore sperimentale, pedagogico, perfino didattico. Chi vi partecipa non solo contribuisce a far avanzare una buona causa, ma fa conoscere Alternativa; impara i cento e uno problemi pratici che devono essere sormontati; impara dal contatto umano con i compagni; impara dal contatto con la gente; impara a lavorare con gli altri.

Lo stesso ragionamento vale per la tre giorni di Teano di fine ottobre per celebrare in modo “alternativo” il 150-esimo dell’unità d’Italia. Non ripeto qui le cose già scritte nello SA2. Il Lazio ha nominato un gruppo di lavoro che ha seguito le prime mosse organizzative e informerà tutti dello stato delle cose nei primi giorni di settembre.

 

Autonomia e centralismo in Alternativa

a) Non tutti i gruppi territoriali sono identici, come s’è visto. Al contrario, ciascuno ha una sua composizione, di numeri e di personalità; ciascuno ha problematiche, interessi prevalenti; ciascuno agisce in contesti differenti etc. Dunque ogni gruppo può e deve darsi un programma che corrisponda alle sue specificità, alle sue possibilità e forze.

b) Le indicazioni del centro andranno seguite tenendo conto del punto a), fermo restando che proselitismo, sottoscrizione quote e contributi, letture collettive, cene sociali (nessuna è stata fino ad ora organizzata), iniziative pubbliche di dibattito sui temi di Alternativa etc devono essere dappertutto parte del programma di lavoro.

Sia per il punto a) che per il punto b) è essenziale che sul sito di Alternativa i programmi di attività siano visibili e che ogni gruppo possa attingere dall’esperienza di tutti gli altri.

 

Ancora qualche parola sull’identità di Alternativa.

Riemergono, nei forum e in diverse discussioni, cui ho partecipato o di cui ho sentito riferire, le questioni dell’identià. Chi siamo noi? Evidentemente il problema esiste e dunque va affrontato e riaffrontato. Qualcuno, polemicamente (ma con chi?) ha detto che non vede la differenza, per esempio tra Alternativa e Greenpeace. Con tutto il rispetto per Greenpeace o Legambiente (con cui collaboriamo in Cometa) ecco qui una profonda incomprensione dei nostri pilastri essenziali. Il panorama dei movimenti di opinioni di cui è, per fortuna, piena la voragine dei non rappresentati, contiene molte buone opinioni e sperimentazioni e lungi da me l’idea di considerarle altezzosamente. Dobbiamo conoscerle, impararle e imparare a criticarle dove necessario.

Ma molte di esse sono non meno ideologiche di quelle che Alternativa si propone di contrastare. Anche tra i sostenitori dell’ambiente è pieno di gruppi che, letteralmente, non vedono l’irreversibilità della crisi in cui stiamo entrando e, quindi, cercano vie illusorie per uscirne o le mutuano (spesso senza saperlo) dal mainstream, che è dominato dai nemici del cambiamento.

Demolire le illusioni è un nostro compito specifico e, al momento attuale, insostituibile.

Devo dire che proprio Alternativa, con alcuni contributi di suoi militanti (importantissimi contributi di Marino Badiale, Massimo Bontempelli, Guido Cosenza e altri) ha dato una scossa al dibattito italiano, sia nel forum, sia su Cometa, sia su Megachip, e ha stimolato risposte e interventi, alcuni dei quali notevoli per profondità e efficacia. Così le posizioni si sono precisate, per esempio in tema di decrescita, e in tema di destra e sinistra. Badiale e Bontempelli ci hanno spiegato le ragioni storiche del declino di questa dicotomia, come effetto del fatto che destra e sinistra si sono ritrovate unite nello “sviluppismo” e, mentre esso collassa, ostili ai diritti e alla giustizia. Quasi nessuno questo lo ha capito, pressochè nessuno lo ha detto con altrettanta efficacia.

Altra questione fondante (pilastro) su cui si è discusso con profitto è stata quella della transizione a una diversa società. Transizione che noi vogliamo contribuire a mantenere sul terreno democratico e il più indolore possibile (perchè più sarà dolorosa e traumatica, tanto più sarà difficile che essa venga effettuata democraticamente)

Ma anche qui c’è molto da chiarire. Quanto durerà questa inevitabile transizione? Non lo sappiamo. Sappiamo che è già cominciata e che noi ne avvertiamo le prime turbolenze stocastiche. Ma non siamo noi a determinarne i ritimi. Nessuno può farlo, sempre che ancora si sia in tempo per poterlo fare. Quello che possiamo fare è cercare di capire su quali vettori si muoverà, e preparare noi e gli altri a fronteggiarla. Sarà un cambio di civiltà, questo è certo, che richiederà immensi sforzi materiali, psicologico, emotivi, in una parola, umani. E avverrà nel mezzo di una furibonda battaglia politica mondiale (e probabilmente di vere e proprie guerre), dove coloro che detengono il potere e l’informazione-comunicazione cercheranno di controllare lo stato emotivo delle opinioni pubbliche.

Uno degl’inganni che già emergono è il cosiddetto “business verde”, che fa il paio con l’altra storia, insidiosa, secondo cui le rinnovabili potranno sostituire completamente i combustibili fossili. Cioè la tesi che rivoluzioni tecnologiche a venire permetteranno il mantenimento degli attuali standard di consumo energetico e di sfruttamento dell’ambiente naturale. Cioè inviti più o meno accattivanti a stare tranquilli perchè tutto è destinato a tornare “come prima”.

Tutte sciocchezze mistificatorie che eludono la questione cruciale all’ordine del giorno: che la decrescita obbligata dall’overshooting implica inevitabilmente la necessità di una riduzione di tutti i consumi energetici, fossili o rinnovabili che siano.

E poichè tutto si tiene, ecco apparire la debolezza del nostro dibattito (e di tutto il dibattito italiano, incluso quello dei movimenti di opinione progressista e pacifista) circa la politica estera del nostro paese e dell’Europa. Che spiega anche perchè il movimento pacifista è morto e defunto da anni. Infatti se non si vede la fine della crescita e l’inanità di ogni tentativo prossimo venturo di rimetterla in moto; se non si vede che le classi dirigenti mondiali sono strutturalmente incapaci di formulare una ipotesi diversa da quella sviluppista e, quindi, arriveranno a progettare al massimo, un’ipotesi di attacco generalizzato ai diritti e alla civiltà , allora non si vede neppure il pericolo che essi rappresentano, non si vede che ci stanno portando in guerra, non si vede (e infatti non l’hanno visto nemmeno tutti i movimenti di sinistra) il significato dell’11 settembre 2001.

In altri termini, se non si vede tutto ciò non si può neppure delineare una politica internazionalmente adeguata. E nemmeno una risposta al dramma degli operai di Pomigliano. Ai quali bisogna dire che l’automobile non è più una soluzione e bisogna dire che, se sono giunti all’approdo disastroso in cui si trovano e si troveranno è perchè sono stati guidati da partiti e sindacati che non sono stati capaci di uscire dall’illusione sviluppista.

Ecco perchè anche la nostra discussione è rimasta, su questo punto, asfittica e poco interessante. Ed ecco perchè anche tra di noi c’è chi non riesce a cogliere l’identità innovatrice di Alternativa, o chi indugia nella attesa di messaggi ottimistici di speranza che non si possono dare nella attuale situazione.

Quindi bisogna: 1) sapere individuare i vettori della crisi, 2) saper tradurre queste previsioni in proposta strategica, 3) mantenere il realismo senza perdere di vista che la realtà imporrà svolte radicali incompatibili con la realpolitik continuista del buon senso. Siamo già fuori dal buonsenso, così come siamo già in overshooting da oltre trent’anni.

Possiamo, ad esempio, parlare di fine della crescita mentre la Cina cresce a dismisura? Possiamo e dobbiamo, senza commettere l’ingenuità di chiedere alla Cina di smettere di crescere. L’arte dell’analisi deve dirci che assisteremo a effimeri ma durissimi colpi di coda, che non solo colpiranno diritti e libertà in tutto l’Occidente, ma produrranno ulteriori aggravamenti degli equilibri già sconvolti dell’ecosistema. Le risposte da individuare sono complesse, molte delle quali non possono essere politically correct. Il quadro è fosco. Non possiamo inventarcene un altro. La transizione sarà difficile e dobbiamo dirlo.

Tutto questo dice che il lavoro è enorme, richiederà studio, disciplina, azione, non chiacchiere sul computer. Ecco perchè i militanti di Alternativa devono essere diversi.

 

La grande fabbrica dei sogni e delle menzogne

L’altro tema fondante nostro che nei forum di discussione è rimasto ancora molto arretrato, è quello della “Grande Fabbrica dei Sogni e delle Menzogne”. Dobbiamo chiederci perchè, visto che il pilastro dell’informazione-comunicazione è specifico, peculiare di Alternativa, e che il resto del panorama democratico è inerte proprio su questo punto.

Questo, sia dal punto di vista dello studio, sia di quello dell’azione, richiede di trovare un posto permanente nel programma dei gruppi territoriali, così come impone una nostra presenza sistematica nella polemica politica nazionale, questa sì quotidiana!

Che fare? Rapporti e dialettica critica con le emittenti territoriali radio-televisive, con i giornali e con i giornalisti. Educazione ai media nelle scuole di ogni ordine e grado. Rapporti con gl’insegnanti. Forme di lotta inedite per sottoporre i media a una critica popolare e sistematica. Aiuto e incoraggiamento alla produzione di materiali informativi-comunicativi alternativi. Battaglia contro il dilagare della pubblicità . Ben oltre il mito della Rete e, peggio ancora, della controinformazione, residui della sostanziale subalternità dei movimenti al messaggio del mainstream. Su tutto ciò ancora non si è cominciato a lavorare, oltre che a pensare. E qui nessuno, oltre a Alternativa, sta proponendo nulla: terreno duro, dunque, vergine, su cui si dovrà costruire una nuova politica. A chi si sente orfano di identità suggerisco di soffermarsi a riflettere su questo punto.

 

Una web-tv, tanto per cominciare

E’ mia ferma intenzione, come già scritto su SA2, mettere in piedi un gruppo operativo per riprendere le trasmissioni di Pandora tv come web tv. Compito di questo gruppo sarà a) costruire un comitato di redazione; b) individuare la fisionomia economica e organizzativa dello strumento; c) definire le modalità di funzionamento per una fase sperimentale; d) sottoporre il progetto all’associazione nel suo complesso per la ratifica formale.

Gl’interessati a prendere parte a questa fase costruttiva facciano sentire la propria voce alla segreteria nazionale. Partiremo operativamente quando avremo raggiunto la certezza che potremo emettere con continuità. Metteremo a frutto l’esperienza negativa di Pandora tv.

 

 

Alternativa è un progetto internazionale

Il nuovo sito di Alternativa, da costruire dovrà essere internazionale, cioè anche plurilingue. L’attenzione al nostro laboratorio si sta allargando dentro e fuori dall’Europa. I temi che solleviamo sono mondiali, globali. Non possiamo parlare solo italiano. Quante lingue? Dipenderà da molte cose, incluse le disponibilità economiche che riusciremo a procurarci. Io penso che, come minimo, dovremo parlare inglese, spagnolo, francese, russo.

Ovvio che il sito dovrà essere disegnato per questa ampiezza. Occorrerà una struttura redazionale e, fin da subito, un gruppo di traduttori. Nelle sette ore settimanali c’è spazio per una efficace divisione del lavoro. Si deve cominciare a tradurre tutti i materiali principali di Alternativa. Tutti coloro che possono tradurre si facciano avanti.

 

Gli strumenti da usare

Oltre all’attuale sito www.giuliettochiesa.it, con la sua pagina di Alternativa, che cercheremo di migliorare in attesa del nuovo, disponiamo di un vero e proprio giornale online, già affermatosi come uno dei più interessanti del panorama italiano: www.megachip.info. (direttore Pino Cabras di Cagliari). Molti dei materiali del nostro dibattito sono già apparsi sulle sue colonne elettroniche.

La rivista trimestrale Cometa, da me diretta, che sta ospitando ormai sistematicamente materiali teorici e politici assai vicini a quelli di Alternativa, è strumento cruciale per la circolazione delle idee e per il confronto con altre componenti culturali, politiche, di movimento. Sostenere, anche economicamente, Megachip.info e Cometa è questione interconnessa con tutto quanto sopra scritto. Sarà su questi binari che correranno le nostre indispensabili conoscenze collettive.

A breve, inoltre, sarà in vendita online il film Zero (vedi il sito www.zerofilm.info) al prezzo di euro 2,99. Alternativa, come erede patromoniale di Megachip Associazione, è azionista del film e quindi, in caso di successo della vendita mondiale, potrebbe partecipare agli utili, ricavandone finanziamento per le proprie attività. I militanti delle centurie e i gruppi territoriali potrebbero dare un forte contributo alla circolazione di questa informazione.

 

 

Resoconti dei forum tematici

Tutti i responsabili dei forum tematici dovrebbero far pervenire a Fabrizio Tringali una relazione (non chilometri, essenziale) dei temi emersi, dei punti di consenso e dissenso e delle questioni aperte e irrisolte. Entro il 15 settembre.

 

Statuto di Alternativa e messa a punto di una carta dei valori e dei principi

Alla ripresa di settembre e con il termine massimo del 15 ottobre un gruppo ristretto di persone dovrà formulare una bozza preliminare da portare al seminario nazionale di fine ottobre-primi novembre (data e luogo da precisare). Sono auspicabili autocandidature per questo gruppo. Data l’importanza del tema sono graditi contributi scritti, proposte.

 

Il Coordinamento Nazionale

Da qui al seminario nazionale di fine ottobre-primi novembre dovremo delineare le persone che daranno vita al Coordinamento Nazionale Temporaneo (in attesa dello Statuto). Di questo c’è ormai una necessità assoluta. Al momento prevedo un organismo di 5-7 persone in grado di assumere collettivamente le principali decisioni e di prendere la guida di Alternativa. Oltre al sottoscritto e alla Segretaria Federica Galante avevamo fissato due dei ruoli cruciali di coordinamento nazionale sulle persone di Fabrizio Tringali (Liguria) per l’Organizzazione e di Paolo Bartolini (Marche) per i contatti esterni. Paolo Bartolini, che assume il coordinamento del gruppo Marche, e che resta comunque fortemente impegnato nel lavoro di costruzione di Alternativa, chiede – per ragioni professionali – di essere sostituito nel ruolo. Credo dobbiamo accogliere la sua richiesta dopo averlo ringraziato per il lavoro svolto. Ma non possiamo trascurare che quel ruolo è di primaria importanza e richiede urgentemente un nuovo responsabile nazionale.

In pratica tutti i punti del programma di lavoro qui esposto richiedono un responsabile nazionale. Ne elenco qui alcuni: un tesoriere nazionale: un responsabile del futuro sito internazionale di Alternativa, che guidi da subito il gruppo operativo; idem per la web tv, Pandora tv; un responsabile per i rapporti internazionali; un responsabile per lo Statuto e la carta dei principi; un portavoce nazionale di Alternativa.

Il seminario nazionale (data e luogo saranno definiti entro il 15 settembre) dovrà sancire la nuova fisionomia dirigente collettiva, seppure transitoria, di Alternativa.

 

Obiettivi

Raggiungere le 5 centurie entro fine ottobre e le 7 centurie (700 aderenti) entro il 31 dicembre.

 

La 2^ Assemblea Nazionale di Alternativa

Dovrà tenersi nel corso dei primi due mesi del 2011.

 

Cari saluti a tutti. Ovviamente sollecitando osservazioni, commenti, critiche e proposte.
Giulietto Chiesa

Vedi: http://www.giuliettochiesa.it


Tratto da:
megachip.info