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ciancimino massimo web25Al processo trattativa il riferimento sul ruolo del padre di don Vito
di Aaron Pettinari
“Mio nonno (Giovanni Ciancimino, ndr) aveva avuto un ruolo nello sbarco degli Americani in Sicilia. Era stato assoldato come interprete perché era uno dei pochi corleonesi che sapeva l’inglese, perciò mio nonno è stato assoldato. Poi, con un colonnello americano, realizzò anche una società di esportazione ed importazione di prodotti siciliani ed americani. Mio nonno aveva anche acquistato una palazzina sita al centro di Corleone per realizzare un albergo diurno”. Il dettaglio sul ruolo di Ciancimino senior è emerso oggi in aula durante il controesame di Massimo Ciancimino al processo trattativa Stato-mafia, in corso presso l’aula bunker di Palermo. Ciancimino jr, mentre rispondeva alle domande dell’avvocato Romito (legale di De Donno). Un particolare che si incastra in quel pezzo di storia che portò, nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1943, gli americani di George S. Patton a sbarcare su Gela e i britannici di Bernard L. Montgomery a Pachino. Anche se non si è mai saputo veramente come siano andate le cose (con la marina che ha sempre cercato di nascondere gli esiti dell'operazione) l'esistenza di quei contatti è dimostrata da diversi elementi.
Tornando all'attualità il controesame di Ciancimino non ha regalato particolari colpi di scena con il teste-imputato che ancora una volta ha spiegato i motivi che lo hanno portato, dal 2008 ad oggi, ad avere una progressione nelle dichiarazioni. “Inizialmente non volevo neanche autoaccusarmi e cercavo di nascondere il mio ruolo in tutta la vicenda - ha detto a più riprese - ora però sono qui, sotto processo, e mi trovo accusato di concorso esterno in associaizone mafiosa”. Rispondendo ad una domanda specifica dell'avvocato Luca Cianferoni (legale di Riina) ha poi ribadito di aver detto tutto quanto ciò che era a sua conoscenza e di aver risposto a tutte le domande che gli sono state poste. “Solo in un'occasione - ha aggiunto - al Presidente ho detto che preferivo astenermi su una domanda”. E quando Cianferoni ha chiesto “se ci sono ancora spazi da esplorare nelle sue rivelazioni” il figlio di don Vito ha replicato: “Avvocato non è mio compito, io non faccio l'investigatore se è quello che crede. Se vengo chiamato allora rispondo alle domande che mi fanno”.
Quel che è certo è che in questi anni di rivelazioni Massimo Ciancimino ne ha fatte parecchie, contribuendo a far tornare la memoria a diversi “smemorati di Stato” (da Martelli a Violante) che hanno ritenuto di dover parlare di certi dettagli soltanto dopo aver letto le sue dichiarazioni. Sarà la corte a dover valutare l'attendibilità dello stesso anche alla luce dei riscontri emersi nel corso del dibattimento.
Intanto, oggi, a chi ha cercato di metterlo in difficoltà ricordando le intercettazioni con Girolamo Strangi ha risposto: “Quelle intercettazioni, pubblicate dal Corriere della Sera sette giorni dopo la loro registrazione, andrebbero ascoltate nella loro interezza. In quell'articolo si diceva che avevo rapporti con soggetti legati alla 'Ndrangheta ma Strangi ad oggi è un uomo libero, che non è mai stato rinviato a giudizio. Io ho chiesto di essere sentito su quelle intercettazioni, sulle precedenti e sulle successive, ma dal 2010 ad oggi mai nessuno mi ha interrogato nel merito. Vanno sentite interamente e vanno contestualizzate. Io mi sono incontrato con questa persona su consiglio del mio commercialista. Era un incontro di lavoro con uno scopo ben preciso in quanto avevo bisogno di liquidità per pagare alcuni miei clienti. Coperture economiche che in quel momento non avevo dopo la condanna per riciclaggio”.
Durante l'udienza l'avvocato Cianferoni ha annunciato la consegna di una breve memoria per denunciare alcune rimostranze da parte del suo assistito (Totò Riina) di cui ,giorni addietro, sono state diffuse alcune foto segnaletiche. Quindi, ancora una volta, ha ribadito lo stato precario di salute del boss corleonese: “Il mio cliente non sta bene e difficilmente potrà rendere esame. Così come abbiamo detto a Caltanissetta già annunciamo che chiederemo di produrre gli interrogatori del 2009 e del 2010 al Procuratore Sergio Lari”. Un modo evidente per cercare di “tamponare” quanto riportato nei giorni scorsi dagli agenti del Gom in udienza su alcune rivelazioni del capomafia sulle stragi ed anche sul processo trattativa.
Il dibattimento è poi proseguito con l'avvocato Milio che ha già annunciato la volontà di Mori e De Donno di rilasciare alcune dichiarazioni spontanee al termine dell'esame di Massimo Ciancimino, quindi vi è stato anche un intervento del collaboratore di giustizia Giovanni Brusca (imputato al processo) riguardo alla notizia che lui avrebbe voluto uccidere Ciancimino jr (“non si trattava di una mia volontà ma di Leoluca Bagarella in quanto era ritenuto uno sbirro e perché mancava la messa a punto per un impianto di metanizzazione di Caccamo”). Prima del rinvio del Processo al prossimo 7 luglio, ancora una volta dedicato all'esame del figlio dell'ex sindaco di Palermo, l'avvocato di quest'ultimo, Giorgio Carta, ha dato atto di “voler rinunciare al mandato difensivo”.