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pentito-mafia-effL'udienza è terminata ed è stata rinviata al 10 luglio, ore 9:30, con l'esame del teste Salvatore Tito Di Maggio.


di AMDuemila - 3 luglio 2015

All’udienza di oggi, ore 9:30, sarà ascoltato il collaboratore di giustizia Luigi Giuliano, ex boss di Camorra soprannominato “O’ rre” per la sua grande capacità di comando. O’ rre infatti, durante la Nuova Guerra di Camorra Organizzata riuscì a coalizzare in un’unica organizzazione, la “Nuova Famiglia”, tutti i clan anti-Cutolo, divenendone il capo e stringendo alleanze con Cosa Nostra.
Luigi Giuliano nel corso della sua collaborazione, iniziata nel 2002, ha rilasciato importanti dichiarazioni anche sui contatti tra il cassiere di Cosa nostra Pippo Calò, la Camorra, economia e politica, infine ha raccontato anche il mal funzionamento del 41-bis.
Proprio riguardo il regime di carcere duro i pm oggi vogliono approfondire quanto raccontato da Vittorio Mangano al pentito campano, circa l’esistenza di accordi con esponenti politici di Forza Italia, volti ad attenuare il 41-bis. Regime carcerario che, secondo quanto raccontato agli inquirenti dal collaboratore di giustizia, era tale solo su carta, perché permetteva ai detenuti di comunicare tra loro e con l’esterno senza alcun impedimento. Luigi Giuliano è chiamato a riferire anche sulle minacce che Mangano aveva ricevuto proprio in ragione del ruolo assunto nella instaurazione di tali accordi. Recentemente l’ex boss camorrista, sentito al processo per la strage del Rapido 904, ha raccontato dell’incontro con il cassiere di Cosa Nostra Pippo Calò: “A quell'incontro c'era anche Roberto Calvi. Lo scopo dell'incontro era portare a termine un furto in un caveau di una banca dell'Ambrosiano, per prendere dei documenti in una cassetta di sicurezza. Il furto fu tentato, ma non ci riuscì". Che Luigi Giuliano non sia stato un boss di basso rango lo dimostrano le molte informazioni di cui era a conoscenza. Parlando della strage del Rapido 904, il pentito ha nominato anche il gruppo eversivo 'La Fenice' : "Io sono a conoscenza che anche i siciliani sono coinvolti in questa strage - ha detto - Mi dissero che si trattava di eversione criminale, non di politica, dove si sarebbero uccisi degli innocenti. Per questo fuggii. Misso (Giuliano Misso, pentito di Camorra, ndr) poi mi disse: 'Siamo stati noi'".

DOSSIER Processo trattativa Stato-mafia

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