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ucciardone-aula bunkerConclusi i controesami dei pentiti Siino e Cannella
di Aaron Pettinari - 8 gennaio 2015
Così come era avvenuto lo scorso 12 dicembre la voce del pentito Tullio Cannella risuona all’interno dell’aula bunker con il divieto, per ragioni di sicurezza, non venga registrata la propria voce. Per questo motivo, ancora una volta, la diretta del processo è stata sospesa mentre l’ex boss di Brancaccio rispondeva alle domande degli avvocati Milio, Romito ed Anania. Un’audizione quella del pentito, che non ha riservato particolari sorprese. Siino ha risposto alle domande degli avvocati ripercorrendo i suoi rapporti con i fratelli Brusca, l’incontro con l'ex ministro Claudio Martelli ed altri fatti avvenuti sia prima che dopo il suo arresto. Ai giudici ha ribadito che negli anni Ottanta Cosa nostra aveva progettato di uccidere l'ex presidente della Regione siciliana, Rino Nicolosi. “Santapaola ne parlò con me - ha detto ai giudici - C’era Brusca che pretendeva che lui doveva intervenire contro Nicolosi, di fare un lavoretto ma a lui questa cosa non interessava in quanto aveva una persona che poteva chiedere qualcosa di positivo allo stesso Nicolosi”. Tra i fatti ripercorsi quest’oggi anche un incontro con Giovanni Brusca, Pietro Rampulla ed altri. “Mi mostrarono un depliant dove si parlava di un missile teleguidato. Mi chiesero se ero in grado di farlo funzionare. Io ero un esperto d’armi ma con strumenti di tale portata non ho mai avuto niente a che fare. Non mi dissero a cosa serviva quel missile ma era intuibile”.

Superpoliziotto? No, solo un agente del Gom
La mattinata al bunker dell’Ucciardone ha anche regalato un piccolo fuori programma quando il legale di Leoluca Bagarella, Anania, ha preso la parola per segnalare alla Corte “la presenza sospetta” nella saletta della videoconferenza  del carcere di Nuoro da cui il boss corleonese assisteva al processo. “Presidente, il mio assistito Leoluca Bagarella mi segnala che nella sala delle videoconferenze c'è una persona estranea, forse un superpoliziotto, che lo controlla a vista. Vogliamo sapere da chi è stato autorizzato”. E’ a quel punto che è intervenuto il personale addetto: “Nessun estraneo, si tratta di un agente del Gom (Il Gruppo Operativo Mobile, un reparto specializzato del Corpo di Polizia Penitenziaria ndr) che è sempre qui. Ha la custodia di Bagarella. E' sempre qui". A quel punto  il Presidente Montalto ha chiuso la questione affermando: "Il Gom è lì per questioni di sicurezza".

È l'ora di Tavormina
Il processo è stato rinviato a domani mattina quando si terrà l’audizione del generale Giuseppe Tavormina. Al processo Mori l’ex capo della Dia era stato tirato in ballo dall’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli in merito ad una telefonata che avrebbe fatto nel 1992 per informarlo dei contatti tra il Ros e l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino.
Tavormina ha sempre negato di aver parlato con il guardasigilli di questi fatti che, secondo l’accusa, avrebbero segnato l'inizio della trattativa tra Stato e mafia. Sul punto in Commissione antimafia Tavormina disse: “Non sapevamo nulla. Se ne avessimo avuto sentore, avremmo fatto il diavolo a quattro, denunciando pubblicamente". Altro punto che il generale dovrà chiarire innanzi alla Corte d’assise presieduta da Alfredo Montalto il mandato che avrebbe dato al generale Antonio Subranni per parlare con l’ex ministro Calogero Mannino. “Per Mannino fui interessato dal generale Giuseppe Tavormina - raccontò Subranni alla Commissione Antimafia - Mi disse che l’ex ministro aveva ricevuto minacce gravi e che vi erano stati degli incendi. Mi chiese: vuoi interessartene? Io presi contatti con Mannino ho chiesto informazioni e ho concluso che (quelle minacce, ndr) non erano di mafia, la mafia non dà alcun avviso, non si mette a sporcare lo studio a Palermo o a incendiare”.

DOSSIER Processo trattativa Stato-Mafia