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napolitano-lettereEntro 4-5 giorni attese le trascrizioni della deposizione del Presidente
di Aaron Pettinari, Miriam Cuccu e Francesca Mondin - 28 ottobre 2014
Dalla lettera di Loris D'Ambrosio, all'allarme attentati, passando per il 41 bis e la richiesta di coordinamento delle indagini. Anche di questi temi si sarebbe parlato durante l'udienza quirinalizia che ha visto protagonista assoluto il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Per avere la conferma delle esatte risposte del Presidente della Repubblica si dovranno attendere circa 4-5 giorni. Il tempo necessario per trascrivere le circa tre ore e mezza di udienza, registrate dai tecnici del Colle ed impresse in un dvd già consegnato alla Corte d'assise. Una volta completato il lavoro le stesse saranno depositate e messe a disposizione delle parti (pm e legali, ndr) in primis, ed in seconda battuta anche ai giornalisti, i veri grandi assenti. La giornata è stata un rincorrersi di notizie, di racconti raccolti e riportati da chi è potuto essere presente nella “Sala Oscura” (così era chiamata in passato la sala del Bronzino in cui si è tenuto il processo in trasferta, ndr).

Alle prime indiscrezioni che parlavano di un Capo dello Stato che avrebbe ritenuto di non rispondere, avvalendosi delle prerogative di riservatezza del Capo dello Stato, si sono succedute quelle sulle parole dette dal Presidente rispondendo in merito ai colloqui privati con D'Ambrosio. Una fase in cui Napolitano avrebbe evocato i dettami della consulta del dicembre 2012, senza però appellarsi formalmente alla sentenza della Corte Costituzionale, che aveva ordinato la distruzione delle intercettazioni tra Mancino e Napolitano. Infine una nota del Quirinale ha smentito tutti dicendo che il Capo dello Stato ha risposto a tutto con trasparenza e serenità.
In merito alla deposizione odierna è intervenuto il procuratore facente funzioni di Palermo, Leonardo Agueci il quale ha dichiarato a fine udienza: “Da parte del capo dello Stato c'è stata una grande collaborazione. Napolitano ha risposto a tutto in modo molto ampio. La deposizione ha confermato l'utilità della sua citazione”.

Tra Capaci e Via d'Amelio
“La strage di via D'Amelio accelerò la conversione del decreto legge dell'8 giugno 1992 che introduceva il carcere duro per i mafiosi”. Sarebbe una delle dichiarazioni, secondo quanto riferito dai legali, dette da Napolitano. Il Capo dello Stato, precisando che all'epoca era presidente della Camera e quindi non entrava nel merito dei provvedimenti legislativi, avrebbe sostenuto che i diversi gruppi politici non ebbero dubbi sulla necessità di una linea di intransigenza nella lotta alla mafia, compresa l'adozione del 41 bis. La strage di Capaci invece sarebbe stato un fatto talmente forte da essere da stimolo a trovare un accordo politico sulla nomina di Oscar Luigi Scalfaro a capo dello Stato.

“Pico della Mirandola” e le informative del Sismi sugli attentati
Riguardo alle note dei servizi segreti militari che parlavano di possibili attentati nei confronti suoi e di Spadolini, Giorgio Napolitano fu allertato. Secondo quanto raccontato da diversi legali, il presidente avrebbe spiegato che in base a quelle informative era previsto prima un attentato con un grande numero di vittime e poi l'attentato a personalità pubbliche. Prima delle ferie estive Napolitano incontrò il capo della polizia Parisi che lo informò di questa notizia dei servizi, gli disse anche che gli 007 la consideravano con cautela, ma aggiunse anche che l'attendibilità della fonte era tale per cui non era necessario annullare programmi o partenze: bastava una maggiore cautela.
Rispondendo ad una domanda sulla nota Dia a firma De Gennaro il Presidente della Repubblica avrebbe detto: “Ci stiamo allontanando dall'alveo della mia testimonianza (anche se la Corte avrebbe dichiarato l'ammissibilità del quesito, ndr) ma non è questo il problema. Il Problema è che si presume che si abbia a dire che io abbia una memoria da fare invidia a Pico della Mirandola e ciononostante risponde dice io non ho il ricordo di quella nota”.

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