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pallazzo-giustizia-pa-bigdi AMDuemila - 26 ottobre 2012
A pochi giorni dall'inizio dell'udienza preliminare del processo sulla trattativa Stato-mafia il governo scioglie la riserva e comunica che si costituirà parte civile davanti al giudice di Palermo Piergiorgio Morosini che dovrà decidere se rinviare a processo gli imputati. La prima udienza è prevista lunedì 29 ottobre e tra gli umputati vi sono i mafiosi Salvatore Riina, Nino Cinà, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca; rappresentanti delle istituzioni come gli alti ufficiali del Ros Mario Mori, Giuseppe De Donno e Antonio Subranni; esponenti politici come Calogero Mannino, Marcello Dell’Utri e Nicola Mancino, ex ministro dell’interno e già presidente dl Senato.

Per tutti l’accusa è di attentato a corpo politico dello Stato, tranne che per Mancino, accusato di falsa testimonianza dopo la sua audizione al processo Mori-Obinu del 24 febbraio scorso. Secondo gli inquirenti palermitani, guidati dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia, agirono “per turbare la regolare attività dei corpi politici dello Stato”. Secondo la richiesta di rinvio a giudizio, depositata lo scorso 24 luglio, tutti coloro che parteciparono alla trattativa agirono “in concorso con l’allora capo della polizia Vincenzo Parisi e il vice direttore del Dap Francesco Di Maggio, deceduti”, i quali avrebbero ammorbidito la linea dello Stato contro la mafia, revocando centinaia di 41 bis.
“La costituzione di parte civile del governo nell'inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia, annunciata oggi è un fatto positivo perché rapporta la nostra determinazione nel cercare la verità in questa vicenda” ha commentato il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo commentando la decisione del Consiglio dei Ministri.
Anche per il pm Nino Di Matteo: “La costituzione di parte civile del Governo può essere un segnale importante di effettiva attenzione alla ricerca della verità su cosa accadde in uno dei periodi più oscuri della nostra storia recente”.
Sul fronte politico, il primo a esprimere la propria soddisfazione per la decisione del governo è Antonio Di Pietro che aveva presentato diverse interrogazioni e mozioni sulla questione: “A forza di martellare - afferma il leader Idv in una nota - siamo riusciti a far ammorbidire le pietre che stanno al governo, anche se abbiamo dovuto aspettare fino all'ultimo minuto”.

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