Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

germana-rino-webInterrogato Rino Germanà
di AMDuemila - 21 marzo 2012
Palermo. Il 14 settembre 1992 un comando di Cosa Nostra tenta di eliminare a colpi di kalashnikov l’allora dirigente del commissariato di Mazara dal Vallo Rino Germanà che si salva gettandosi in mare.

Quell’attentato è oggi all’attenzione della Procura di Palermo. Il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e il sostituto Nino Di Matteo pochi giorni fa hanno interrogato Germanà per chiarire i retroscena dei mesi che precedettero e seguirono le stragi di Giovanni Falcone e di Borsellino. I pm di Palermo hanno chiesto a Germanà di rileggere le sue indagini alla luce delle ultime risultanze investigative che hanno svelato alcuni retroscena sulla trattativa tra Stato e mafia e sulla morte di Borsellino. Punto di partenza di questa “rilettura” è stato il suo trasferimento, nel 1992, a Mazara.

Poliziotto brillante, classe 1950, a trentaquattro anni viene nominato dirigente del commissariato di Mazara, incarico che svolgerà dal 1984 al 1987. Germanà diventa poi capo della Squadra Mobile di Trapani nel 1987 proprio nei giorni in cui Borsellino assume l’incarico di procuratore di Marsala. Magistrato e poliziotto si trovano a lavorare accanto in molte indagini: mafia, massoneria, fino al delitto Rostagno.
All’inizio degli anni Novanta passa alla Criminalpol di Caltagirone per un contrasto, a Trapani, col giudice Taurisano. Nel giugno 1992 (un mese dopo l’attentato che uccise Falcone) viene incaricato di indagare su alcune pressioni denunciate da due magistrati di Palermo in merito al processo per l’omicidio del capitano dei carabinieri Emanuele Basile. I due magistrati denunciarono il tentativo di pilotare il verdetto del processo, un tentativo – scoprirà lo stesso Germanà – condotto dal notaio Pietro Ferraro a nome di Vincenzo Inzerillo (senatore Dc eletto nel collegio di Brancaccio a Palermo e poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa). Oltre a Inzerillo a fare pressioni c’era anche l’allora ministro Calogero Mannino e Germanà, nel suo rapporto, mette nero su bianco i due nomi. Come risultato Germanà viene trasferito nuovamente a Mazara del Vallo per dirigere il commissariato come già otto anni prima. In pratica una retrocessione.
Borsellino resta senza parole davanti a quella decisione.
E il 4 luglio, a Marsala, dove  incontra i vecchi colleghi della Procura (è appena diventato procuratore aggiunto a Palermo), in quell’occasione dice pubblicamente a Germanà che chiederà il suo ritorno immediato a Palermo.
Quindici giorni dopo però Borsellino muore nella strage di via D'Amelio. E il 14 settembre Germanà sfugge all’attentato organozzato Cosa Nostra che per l’occasione ha scomodato il gotha:  Leoluca Bagarella, Giuseppe Graviano e Matteo Messina Denaro.

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos