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di AMDuemila
Ieri le arringhe degli avvocati Contestabile e Sorace. "E' innocente"

"Esiste un solo modo per onorare la memoria di chi ha dato la vita per lo Stato: fare giustizia. E per fare giustizia non si può condannare un innocente all’ergastolo".
Con queste parole ha iniziato la propria arringa difensiva l’avvocato Guido Contestabile, legale dell'imputato Rocco Santo Filippone nel processo “'Ndrangheta stragista”. Tanto per Filippone, quanto per il boss di Brancaccio, Giuseppe Graviano la Procura di Reggio Calabria, rappresentata dal Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, ha chiesto l'ergastolo, accusati del duplice omicidio dei carabinieri Fava e Garofalo e degli altri attentati ai carabinieri.
La scorsa settimana, davanti alla Corte d'assise presieduta da Ornella Pastore, era stata la volta delle parti civili, e tra ieri ed oggi parleranno le difese.
In primo luogo nella ricostruzione difensiva Rocco Santo Filippone non sarebbe il “mammasantissima” disegnato dall’ufficio di Procura, alla luce del fatto che “appare come figura ectoplasmatica nel corso degli anni, nonostante i tanti processi eseguiti sulle cosche nella Piana di Gioia Tauro”. Eppure, come ha ricordato il pm Lombardo, il nome di Filippone compare in altre inchieste antimafia, come quella Infinito dove in alcune intercettazioni si parla in termini chiari del ruolo dell'imputato.
Altro argomento ha riguardato le dichiarazioni di pentiti come Villani e Lo Giudice, definite come "ciarpame".
"Filippone arriva per la prima volta ad 80 anni ad essere giudicato per fatti di mafia", ha proseguito il legale che poi ha parlato di “paradosso processuale” nella ricostruzione della Dda reggina secondo cui Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone sono i mandanti degli agguati ai carabinieri, eseguiti materialmente da Consolato Villani e da Giuseppe Calabrò: "’Ndrangheta e Cosa Nostra - ha sottolineato il legale - che si sarebbero alleate in un folle tentativo stragista iniziato con attentati ben studiati ed organizzati nei minimi dettagli, ad un certo punto inspiegabilmente si sarebbero affidate a due principianti, pur avendo a disposizione assassini professionisti capaci di commettere i delitti più atroci affidati loro con grande precisione, evidentemente solo per miseramente fallire".
Rivolgendosi alla Corte d’Assise, l’avvocato Contestabile ha sostenuto che "nei confronti di Rocco Santo Filippone bisogna emettere sentenza giusta che non è quella richiesta dall’opinione pubblica ma quella scritta nel codice. E nella sentenza di eventuale condanna si dovrà avere il coraggio di scrivere questo: Riina e i siciliani, i Piromalli e i calabresi avevano affidato le sorti della rivoluzione sanguinaria ad un minorenne e ad un maggiorenne con sindromi compartimentali. Alle vittime del processo - ha concluso il difensore di Filippone - non serve un colpevole, serve la verità. Per questa ragione affidiamo alla vostra coscienza le sorti di un innocente. Io capisco la difficoltà nell’affrontare le problematiche di questo genere e le aspettative che ci sono per questo processo. Condannare all’ergastolo Filippone significa condannare a morte un innocente".
Dello stesso avviso anche Angelo Sorace, anche lui difensore di Filippone, che ha sostenuto che il Filippone non è altro che "una persona che per 40 anni ha fatto l’agricoltore e percepisce la pensione come bracciante agricolo". Infine pur ammettendo che "la ricostruzione del pm è una cosa possibile", essa "non è probabile e non è certa". E, a suo dire, "eanche per questo non vi può essere condanna".

Foto © Emanuele Di Stefano

DOSSIER Processo 'Ndrangheta stragista

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