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milano c imagoeconomicaIl pentito sentito al processo 'Ndrangheta stragista
di Enza Galluccio
Dell'Utri e Berlusconi i nuovi referenti politici

Onorato Francesco diventa collaboratore di giustizia nel 1996 perchè non si riconosce più in Cosa nostra nella fase stragista. Si è autoaccusato di molti attentati e omicidi tra i quali l'omicidio Lima e l'attentato all'Addaura. Il suo ruolo nel 1980 era quello di “soldato” di Cosa nostra. Nell'ultimo periodo ha fatto parte del mandamento di Salvatore Biondino e del “gruppo di fuoco”, in cui i capi decidevano omicidi e attentati.
Onorato afferma che tale gruppo veniva informato solo su quello che doveva essere eseguito e non sulle motivazioni.
L'elenco dei politici che dovevano morire in quegli anni era lungo. Il teste conferma, inoltre, le relazioni tra mafia siciliana e calabrese che si attuava anche con la presenza, nelle regioni interessate (Puglia, Calabria, …), di famiglie appartenenti a Cosa nostra che svolgevano il ruolo di referenti e mantenevano i contatti anche con la 'Ndrangheta. C'erano, quindi, rapporti prima con Paolo De Stefano, in seguito alla sua morte tali rapporti erano con i Mancuso e i Piromalli (in particolare Luigi Mancuso e Giuseppe Piromalli che presero il posto del De Stefano); Giuseppe Graviano aveva poi intrapreso rapporti diretti con queste famiglie. Queste relazioni rappresentavano la forza di Cosa nostra. Dopo il fallito attentato all'Addaura e dopo la morte di De Stefano, tali rapporti si erano consolidati, soprattutto a Milano.
Quando Cosa nostra aveva bisogno di qualcosa, secondo quanto dichiarato da Onorato, sapeva di poter contare in tutta Italia su 'ndranghetisti, camorristi, ... ma per ciò che riguardava Milano l'appoggio dipendeva dai calabresi.
Il pm Lombardo ha chiesto se questi referenti calabresi della 'Ndrangheta avevano la doppia affiliazione, che viene confermata dal teste, anche se tale affliazione con Cosa nostra non veniva riconosciuta a tutti, ma solo alle figure principali.
L'omicidio Scopelliti viene commesso dai calabresi per volere di Cosa nostra,in particolare di Salvatore Riina. Alcuni favori erano poi restituiti ai calabresi anche da parte di Cosa nostra.
Su domanda specifica, Onorato risponde che Salvo Lima doveva morire perchè non aveva mantenuto i suoi impegni rispetto al maxiprocesso.
Dovevano morire anche “Andreotti con il figlio” nella lista c'erano anche Martelli, Mannino, Vizzini, perché non avevano impedito che il maxiprocesso giungesse in giudicato.
Nel novembre del '93, dopo le stragi di Palermo, Onorato era stato arrestato per l'omicidio Lima ed era rimasto in carcere fino al '96 (detenzione interrotta per la collaborazione). In quei tre anni Onorato, non essendo sottoposto al regime di 41 bis, racconta di aver sempre continuato a “gestire” con i Graviano le successive azioni stragiste. All'interno delle carceri e durante i vari trasferimenti da un carcere all'altro, i mafiosi siciliani, calabresi, casalesi, ... comunicavano tra loro e manifestavano il proprio malcontento per l'applicazione del c.d. “carcere duro” e, per questo, “c'erano decisioni da prendere”.
Dopo il '93 i nuovi referenti politici erano Berlusconi e Dell'Utri, “si aspettavano dei cambiamenti da un momento all'altro”.
Onorato, infine, riferisce di riunioni comuni tra esponenti delle varie associazioni mafiose anche in Calabria, in particolare dai Mancuso a Vibo Valentia nel 1987.
Dopo gli incontri, le macchine dei siciliani si riempivano sempre di “peperoncini e soppressate” regalati dai calabresi.
I Graviano erano ospiti dei calabresi a Milano anche durante la loro latitanza, e hanno continuato a “parlare” con i calabresi fino all'arresto.
Tra Cosa nostra e 'Ndrangheta “era una connivenza reciproca”.

Foto © Imagoeconomica