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di Aaron Pettinari
"Le registrazioni? Al tempo venivano distinte le bobine per operatori e autorità giudiziaria"

Da quando sono state ritrovate bobine e brogliacci delle intercettazioni compiute sull'utenza telefonica di Vincenzo Scarantino tra dicembre 1993 a luglio 1994, nel periodo in cui con la sua famiglia si trovava nella località protetta di San Bartolomeo a Mare, in Liguria, le dichiarazioni di diversi poliziotti del gruppo "Falcone-Borsellino" che prestarono servizio in trasferta in quei luoghi sono state diverse. C'è chi ha ricordato qualche dettaglio ulteriore rispetto a precedenti deposizioni, chi ha anche rivelato che al tempo furono "staccate" le registrazioni, ma anche chi ha detto di non sapere nulla. Tra questi vi è Salvatore Nobile, alla squadra mobile dal '92 ed ex del gruppo investigativo che fu istituito immediatamente dopo le stragi. Nei giorni scorsi è stato sentito al processo, in corso davanti al Tribunale di Caltanissetta, che vede imputati i poliziotti Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, con l'accusa di calunnia aggravata dall'aver favorito Cosa nostra, per aver suggerito una falsa ricostruzione della fase esecutiva della strage di via d'Amelio che portò alla condanna di soggetti estranei all'attentato.
Tra tanti "non so", "non ricordo", "ero l'ultima ruota del carro" e qualche "non lo posso escludere" il poliziotto non ha offerto grandi particolari su quanto avvenuto ventisette anni fa. Lui era alla Mobile di Palermo già nel 1992 e in quel tragico 19 luglio si recò in via d'Amelio.
"Avevo la televisione accesa, ho sentito della strage e sono andato sul posto. Prima sono passato dalla Mobile, c'erano un sacco di colleghi, ci misero in una macchina e andammo tutti in via D'Amelio - ha ricordato rispondendo alle domande del procuratore aggiunto di Caltanissetta Gabriele Paci -. La borsa di Borsellino? Ne ho sentito parlare solo dalla stampa, io non l'ho mai vista, né ho mai saputo di un qualche sequestro. Quando facevo qualche accertamento non mi si diceva alcun dettaglio, mi dicevano solo cosa fare e io lo facevo".
Sin da allora prese parte alle attività di indagine, sin da prima dell'arresto di Scarantino: "Io mi occupai anche di intercettazioni ambientali. Ricordo quelle a casa di Pietrina Valenti (a cui era stata rubata la Fiat 126, ndr). Se non ricordo male erano piazzate a casa. A memoria non ricordo nei miei turni conversazioni particolari degne di un verbale di trascrizione". Il punto in questione sarebbe una "novità" rispetto a quanto era emerso fino ad oggi.
E' noto che da un'intercettazione telefonica sull'utenza in uso a Valenti Pietrina gli inquirenti trassero lo spunto per rivolgere le loro attenzioni su Salvatore Candura come autore del "furto dell'auto". Eppure Nobile si è detto certo che vi fossero anche intercettazioni ambientali, anche se non ha saputo dire chi aveva disposto il servizio, in quanto "per ascoltarle ricordo che eravamo all'esterno dell'abitazione a cinquanta metri e vi fu un'occasione anche dove volevano linciarci". Possibile che il poliziotto abbia confuso il ricordo?
Certo è che ascoltando la sua testimonianza al processo i suoi ricordi non appaiono poi così nitidi. "Dopo l'arresto rividi Scarantino a Boccadifalco, credo fosse all'inizio della sua collaborazione. - ha detto ancora -. Sono stato là con lui in un alloggio, non ricordo se una o due notti. Più che ricordi veri e propri, i miei sono flash. Non ricordo quanto sono stato lì, con chi fossi, se arrivò La Barbera, sono ricordi troppo lontani. Il mese scorso, che mi trovavo qua per la testimonianza in attesa di essere sentito, c'era il collega Guttadauro che mi ricordò che in quei giorni ero rimasto con lui e mi ricordò il particolare che ci portarono le pizze. E allora mi sono ricordato, altrimenti non mi ricordavo". Nobile ha detto che in quei giorni Scarantino non si sarebbe lasciato andare a particolari sfoghi: "Non si confidò, almeno non con me, nessuno sfogo, niente. Magari c'ho pure parlato, ma non mi ricordo davvero, non so se abbiamo parlato del più e del meno o no".

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Strage di via d'Amelio © Imagoeconomica


Scarantino lo rivide poi nel 1995 in provincia di Imperia dove "ci si occupava della logistica per Scarantino. Io personalmente non avevo alcun rapporto con lui. Il nostro compito era quello di rimanere là e fargli compagnia, basta, compiti veri e propri non ce n'erano, eravamo dame di compagnia alla fine - ha aggiunto -. Non ricordo situazioni o discorsi particolari, niente di che, io personalmente ho avuto sempre un atteggiamento distaccato con lui, ma per una questione mia di carattere. Ero in servizio con i colleghi Margherita Giunta e Giampiero Valenti. A San Bartolomeo a Mare non ricordo episodi particolari. Non c'erano compiti ben specifici. Con Scarantino avevo un atteggiamento molto distaccato, gli davo del lei". Il teste ha detto di non ricordare la presenza di un telefono all'interno dell'appartamento di Scarantino e di non averlo mai visto telefonare. Ma il momento più importante della deposizione è stato quando il pm ha mostrato i brogliacci delle intercettazioni. "A memoria io questi brogliacci non li ho mai visti - ha dichiarato -. Le firme che guardo oggi in calce a ogni pagina non mi dicono nulla.
Non riconosco alcuna firma delle presenti, tranne una ma solo perché è chiaramente leggibile. Personalmente non ricordo durante il servizio che andammo a sentire telefonate o intercettazioni. Io fino a qualche tempo fa neanche né sapevo l'esistenza. Non ho nessun ricordo di me che vado a smarcare (ascoltare, ndr) qualche telefonata. In ogni caso, se c'è una telefonata intercettata oggi, per esempio, io posso anche smarcarla domani o in un altro momento. Personalmente non ricordo, oltre noi, altro personale da Palermo. Però, certo, il decreto c'è e quindi qualche intercettazione ci deve essere stata. Insomma, non lo ricordo ma non lo escludo, sono passati 25 anni. Se avessi fatto solo questo nella mia vita senza passare ad altro... Parlo per ipotesi, non so come si svolgeva quest'attività d'intercettazione, ma poi cosa dovrei dire di un'attività che non ricordavo neppure che si facesse?".
Il poliziotto, sollecitato dalle domande del pm Paci e basandosi sulle proprie esperienze, ha comunque spiegato quello che poteva essere il modus operandi in materia di intercettazioni in quegli anni ma anche quelle che erano le strumentazioni a disposizione per un certo tipo di attività: "Nel periodo 1994-1995 si disponeva di un registratore che era fornito di due bobine, una per gli operatori, dove si poteva fare riascolto, e una per l'autorità giudiziaria. L'eventuale interruzione della bobina degli operatori non interferiva con quella dell'autorità giudiziaria. Alla fine comunque venivano tutte trasmesse".
Rispetto alle annotazioni nei brogliacci dove si dà atto di interruzioni, azzeramenti e sostituzioni del traslatore il teste ha poi aggiunto: "Che io ricordi nelle attività che ho compiuto non ho mai sostituito un traslatore. Per ogni telefono c'era un traslatore, un mattone di colore azzurro, fornito come apparecchiatura dalla Procura, che veniva portato alla centrale Telecom del luogo in cui veniva effettuata l'intercettazione. Da quello che io ricordo, non ci fu nessun guasto del traslatore. Il traslatore funziona fino a quando non viene staccato. Se c'era un guasto in genere si prendeva da un'altra centrale o dall'ufficio intercettazione della questura, all'epoca ci volevano circa tre giorni per allacciare tutto, oggi bastano un paio di ore. Se va via la corrente le macchine si fermano, lavoravano in coppia, non è che una rimaneva accesa. Tutte le operazioni che venivano effettuate nel corso delle intercettazioni, dalla sostituzione della bobina o altro, venivano annotate nel verbale. Un verbale di intercettazione non necessariamente lo fa la persona che ha smarcato il telefono. Ed è possibile anche farlo non nell'immediatezza".
Successivamente è stato ascoltato Pierangelo Verdini, poliziotto di Imperia che nel 1995 prese parte al servizio di vigilanza esterna presso l'abitazione di Scarantino che ha confermato come ad occuparsi dei bisogni del picciotto della Guadagna erano i membri del Gruppo "Falcone e Borsellino" provenienti da Palermo.
Il processo riprenderà il prossimo 29 novembre quando sono previsti gli esami dei magistrati Giordano e Cardella.

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