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contrada-bruno-web6di Miriam Cuccu - 11 giugno 2015
Processo Capaci bis, tra contraddizioni e incertezze la testimonianza di Francesco Marullo
“Nel fallito attentato all’Addaura era coinvolto uno dei servizi segreti”. Francesco Marullo, ex consulente finanziario poi condannato per bancarotta fraudolenta, mette le mani avanti fin da subito: “Ho problemi di salute e di memoria”, specifica davanti alla corte d’Assise di Caltanissetta, al processo Capaci bis. Così, in udienza, si è susseguita una contestazione dopo l’altra. A ridosso del fallito attentato a Giovanni Falcone, dichiara ancora il teste “Enzo big – Vincenzo Puccio*, ristoratore ucciso nel 1991 a colpi di lupara, ndr – mi disse di non passare in quella zona”. In realtà, nel verbale dell’11 agosto 2009, Marullo aveva dichiarato averlo appreso da Vito Lo Forte (oggi pentito), Giuseppe Fidanzati (figlio di Gaetano, boss dell’Arenella deceduto nel 2013) e Vito Lo Monaco. L'ex consulente spiega di aver già avuto contatti con i Fidanzati, i quali “investivano somme di denaro da me”. Poi, quando la società andò in fallimento, chiese loro aiuto: “Avevo anche minacce, continui disturbi a casa… grazie a Enzo big, che dopo il crack era diventato il mio punto di riferimento, ci vedevamo tutti i giorni, ho chiesto aiuto affinchè non corressi gravi pericoli di altra natura”.

“Tutte le informazioni le ho sempre ricevute da Enzo big o da incontri in sua presenza” ribadirà più volte il teste nel corso del dibattimento. Il resto sono pallidi ricordi, se confrontati con le dichiarazioni di sei anni prima. Poco o niente, sa dire Marullo, sulle confidenze di Puccio in merito al coinvolgimento di Bruno Contrada (poi condannato per mafia) nel fallito attentato all’Addaura: “Mi ricordo che mi era stato riferito che c’erano parti deviate dello stato del quale uno faceva capo a questa situazione” senza però aver “fatto dei nomi”. Tutto ciò sarebbe accaduto “entro l’arco di tre o quattro mesi" dal fallito attentato, a seguito del quale lo stesso Falcone parlò di “menti raffinatissime” e “punti di collegamento tra i vertici di Cosa nostra e centri occulti di potere che hanno altri interessi”. Nel 2009, però, Marullo aveva riferito che Enzo big gli avrebbe parlato di “mandanti diversi rispetto a quelli che l’hanno eseguito, le cosche mafiose” parlando espressamente di due soggetti, Contrada e un suo strettissimo collaboratore, come anche di note informative degli spostamenti di Falcone. “Qui non stiamo parlando di un fatterello!” sbotta il pubblico ministero. Marullo, di fronte a evidenti incongruenze tra le dichiarazioni di oggi e di allora, si limita di volta in volta a confermare i precedenti verbali.
Nel corso dell’udienza entra in scena l’uomo dal volto butterato, conosciuto anche come "faccia da mostro", che secondo le testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia si celerebbe dietro molti delitti eccellenti. “In un’altra circostanza mi trovavo presso l’Arenella con Enzo big, Vito Lo Forte e altri due o tre soggetti, tra i quali un signore con una cicatrice nascosta dalla barba, successivamente mi è stato riferito che era molto vicino al funzionario del Sisde – vale a dire Contrada, ndr – l’ho saputo da Enzo big, soltanto lui mi faceva queste confidenze”. Sul coinvolgimento del misterioso personaggio nel piano omicidiario dell’Addaura, precisa “facevo le mie deduzioni”, mentre nel precedente verbale, parlando delle confidenze ricevute da Puccio sui mandanti del fallito attentato, Marullo nominò anche l’uomo dal volto sfregiato. Sull’incontro all’Arenella vicino alla gelateria “Mago dei Gelati”, il teste ricorda che “c’era un amico fidato di Enzo big, non ricordo il nome, credo Sacco” e l’uomo dal volto butterato. A questo punto, però, Marullo cade nuovamente in contraddizione sui presenti all’incontro. Nel 2009 aveva parlato esclusivamente di Vito Lo Forte e un tale Andreini, insieme all’uomo butterato, per poi cambiare versione, sempre nello stesso verbale, e citare Giuseppe Fidanzati, insieme a Lo Forte e Andreini, di cui però non riesce a focalizzare la figura. "Se conferma il verbale del 2009 - dice il pm - si suppone che conosca Andreini". Secondo il teste, però, si tratterebbe proprio dell'uomo con la cicatrice: "Se per Andreini intendiamo il soggetto che identifico come butterato, era presente a quell’incontro" dice infine Marullo, che sostiene di non averlo riconosciuto in foto per i troppi anni passati da quel giorno. L'uomo con la cicatrice, dichiara ancora, "era robusto, alto un metro e ottantadue, moro, la cicatrice penso sul lato sinistro, era più grande di me, all'epoca avevo 35 anni e lui ne avrà avuti 40 o qualcosa in più".
Enzo big, stando sempre al verbale di sei anni fa, avrebbe inoltre raccontato a Marullo della presenza all'Addaura di tre soggetti (di cui uno su un gommone e due subacquei, che dovevano piazzare l'esplosivo) e di diversi sopralluoghi fatti dai mafiosi alcuni giorni prima, di cui il teste oggi non ricorda quasi nulla. Quelle del 2009, tra l'altro, sono dichiarazioni di cui non c'è traccia alcuna nemmeno negli anni precedenti: proprio il 23 maggio '92 Marullo, sentito dal dottor De Francisci, parlò di un incontro in carcere con Vito Lo Monaco, il quale gli disse di essere stato lui a porre la borsa sulla scogliera antistante la villa di Falcone all'Addaura, così come del fatto che la bomba non sarebbe dovuta scoppiare, trattandosi di un attentato puramente dimostrativo. In questo verbale, però, Marullo non fa cenno a servizi segreti, gommoni e subacquei e oggi replica: "Avevo problemi personali".

Precisiamo che non si tratta del Vincenzo Puccio ex uomo d’onore di Ciaculli, ma del noto titolare del ristorante “Enzo big” deceduto nel 1991 (la cui vicinanza ad ambienti mafiosi non è stata mai accertata e le indagini, sulla sua morte, sono ancora in corso)

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