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furitano luigi 2di Miriam Cuccu
Sentito il teste Furitano. Il funzionario delle indagini: ''Sulla relazione di Iuppa neanche un visto''

Dopo le versioni di Gioacchino Genchi e Bartolo Iuppa, al processo Borsellino quater ulteriori tasselli sul colloquio tra l'ex consulente informatico del gruppo Falcone e Borsellino e il pm Nico Gozzo (oggi procuratore aggiunto a Palermo ma precedentemente pubblica accusa in questo processo) vengono forniti da Luigi Furitano (in foto), consulente che lo scorso 27 maggio ha accompagnato Genchi nell'ufficio di Gozzo, a Palermo, salvo poi prendere anticipatamente congedo.
“Con Genchi è nato un rapporto serenamente cordiale – racconta Furitano davanti alla Corte d'Assise nissena – “Nelle prime ore della mattinata (del 27 maggio, ndr) incontrai Genchi al Palazzo di giustizia di Palermo. Gli chiesi se avesse contattato per la sua vicenda giudiziaria il consulente che gli avevo consigliato, per essersi occupato anche del procedimento disciplinare del dottor Gozzo, e lui mi disse che ancora non aveva avuto modo di chiamarlo. Quindi suggerii a Genchi di recarci direttamente nell'ufficio del dottor Gozzo, con il quale avrebbe potuto parlare direttamente per avere referenze sul consulente tecnico”. “Dopo i primi convenevoli – prosegue il teste – Genchi chiese a Gozzo del procedimento disciplinare in corso a Catania. So quanto questa condizione giudiziaria abbia afflitto il dottor Gozzo, e credo che in quel momento si sentì mortificato, tanto che rispose 'Gioacchino, come sto? Come coloro che sono sospesi'. Rimasi nella stanza due o tre minuti, poi per delicatezza visto l'argomento trattato accampai impegni impellenti, uscii dalla stanza ma rimasi seduto in corridoio. Nel chiudere la porta sentii Genchi rispondere 'in fondo è una sorte comune, anche io ho i miei guai”. È a questo punto che le versioni del colloquio tra Gozzo e Genchi divergono sensibilmente sui contenuti, e che hanno portato all'escussione dei teste che in varia misura hanno avuto un ruolo nella vicenda. Furitano, però, non sa cosa si dissero i due dietro la porta chiusa dell'ufficio del magistrato. “Restai fuori più o meno un quarto d'ora – spiega – poi bussai alla porta e dissi che sarei andato via. Quando entrai vidi che il dottor Gozzo era seduto alla sedia della scrivania mentre Genchi sedeva alla poltrona di fronte”.
Ma prima dell'escussione di Furitano la corte ascolta le testimonianze del colonnello Francesco Papa e del tecnico Alfonso Bongiorno (revocata, invece, quella del maggiore Zappalà). Si tratta dei funzionari che hanno svolto le indagini, nello specifico su un episodio datato febbraio '94 che, dice Genchi, avrebbe raccontato a Gozzo durante quel dialogo dello corso 27 maggio per averlo appreso da Bartolo Iuppa, poliziotto e all'epoca fidanzato di Lucia Borsellino. La sera del 9 febbraio '94, infatti, l'allora moglie del falso pentito Vincenzo Scarantino si presentò sotto l'abitazione della vedova Borsellino, Agnese, chiedendo di avere un incontro con la donna. Qui Iuppa, che si trovava a casa Borsellino, scese dall'abitazione per parlare con lei. La versione di Gozzo è invece quella di aver appreso, durante il colloquio con Genchi, di lamentele provenienti da due appartenenti alla polizia”, i quali “avevano detto di essere stati costretti a dover avallare i comportamenti del dottor Arnaldo La Barbera in relazione alla figura di Scarantino”.
“Abbiamo trovato negli uffici del gabinetto della Questura di Palermo la relazione di servizio del febbraio '94 in cui il poliziotto Bartolo Iuppa segnalò la presenza della moglie di Vincenzo Scarantino in via d'Amelio che voleva denunciare le violenze subite dal marito in carcere. – spiega il colonnello Papa – La cosa che mi ha lasciato perplesso è che sulla relazione non c'era alcun segno, nemmeno un visto. Mi parve strano perché in quegli anni l'argomento Scarantino era di primaria importanza. Per quella che è la mia esperienza, di solito una relazione viene comunque vistata da un dirigente, anche se poi non si svolge alcuna attività ulteriore”.
Domani sarà invece la volta di Lucia e Manfredi Borsellino, figli del giudice ucciso in via d'Amelio ai quali, ha dichiarato ieri Iuppa, avrebbe parlato dell'episodio e della relazione che ne seguì.