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strage via damelio c reutersdi Aaron Pettinari
Il confronto tra Coltraro e Peppicelli non chiarisce tutti i dubbi

Inizierà il prossimo 15 giugno la requisitoria dei pm al processo Borsellino quater, in corso a Caltanissetta, e che vede imputati di strage Salvo Madonia e Vittorio Tutino, e di calunnia i falsi pentiti Vincenzo Scarantino, Calogero Pulci e Francesco Andriotta. Con ogni probabilità, dunque, il presidente della Corte d'assise, Antonio Balsamo, prinuncierà la sentenza soltanto dopo la pausa estiva. Intanto, oggi, è andato in scena il confronto tra i due poliziotti Salvatore Coltraro (ex capo della Mobile di Imperia) e Francesca Peppicelli (sua vice) sul periodo in cui il falso pentito Vincenzo Scarantino viveva nella cittadina ligure di San Bartolomeo a Mare. I due erano già stati sentiti nei mesi scorsi, fornendo versioni non concidenti e pertanto si era reso necessario il nuovo esame. Durante il confronto con la sua ex vice Coltraro ha confermato alla Corte d'Assise nissena di avere saputo dal collega Vincenzo Ricciardi che a Imperia erano presenti alcuni componenti del gruppo investigativo che si occupava delle stragi. “Sapevamo che erano presenti ma non venivamo informati nelle volte in cui venivano - ha detto - Una volta tranquillizzai la stessa Peppicelli che aveva segnalato la presenza di persone a lei non note. Le dissi di non preoccuparsi perché sicuramente erano quelli del Gruppo Falcone-Borsellino”. La donna, che ha ribadito di aver visto in un'occasione, a casa di Scarantino, dei poliziotti che non appartenevano al loro ufficio, ha però ribadito di non aver “mai sentito parlare di Gruppo investigativo Falcone-Borsellino. Me ne ricorderei. All'epoca pensavo che si trattasse di componenti del Servizio centrale di protezione”.
Coltraro, inoltre, ha confermato di avere accompagnato Scarantino in Questura a Genova quando doveva essere interrogato, dicendo di ricordare che tra coloro che accompagnavano il pentito c'erano anche un tale ispettore De Falco e talvolta la stessa Peppicelli. Quest'ultima ha però detto nuovamente di non ricordare di essere mai andata a Genova per accompagnare Scarantino.
Divergenze restano anche in merito alla servizio che sarebbe stato svolto dagli agenti di polizia per provvedere ai bisogni della famiglia di Scarantino. Coltraro ha sostenuto che il servizio fosse quotidiano e di aver lui stesso scelto i soggetti che sarebbero stati impiegati per svolgere quella funzione: “Dovevano provvedere a tutte le esigenze ed alle incombenze che la famiglia faceva presente. Proprio io, su delega ricevuta in maniera orale del Questore, avevo indicato il personale che sarebbe stato utilizzato per questo tipo di servizio. Ricordo che la dottoressa era la delegata dal Questore in prima battuta per risolvere i problemi dello Scarantino e ogni mattina ci incontravamo nel mio ufficio e ci scambiavamo le informazioni. Ed io la mettevo sempre al corrente di tutto”. Da parte sua la Peppicelli ha ribadito di “non avere memoria di questa quotidianità del servizio. Ricordo che la famiglia chiamava quando c'erano delle necessità ma non c'era un servizio di tipo. Credo che sia al quanto strano che fosse il dirigente della Mobile a rendermi edotta su quanto avveniva anche perché io ero un'aggregata. Casomai sarebbe stato il contrario”. Di fatto è emerso che entrambi si erano occupati dello Scarantino durante quel periodo di detenzione domiciliare nella casa ligure.
Sulle modalità con cui veniva eseguito il servizio di vigilanza da parte della Polizia di Imperia e di Genova la Peppicelli non ha neanche escluso l'esistenza di un'ordinanza sviluppata dalla Questura (“E' possibile che vi fosse in termini generali per dare alcune semplici indicazioni su come andava svolto il servizio”).

La testimonianza di Milazzo
Prima del confronto tra i due funzionari di Polizia è stato ascoltato il poliziotto Francesco Milazzo, che prestava servizio a Imperia tra il '94 e il '95, quando il falso pentito Vincenzo Scarantino viveva in Liguria. E' stato proprio lui a scrivere una relazione di servizio in data 25 luglio 1995 in cui si certificava l'intenzione del falso pentito di ritrattare di fronte all'autorità giudiziaria. Una manifestazione d'intenti avvenuta prima che andasse in onda l'intervista a Studio Aperto. “Quando Vincenzo Scarantino viveva a San Bartolomeo a Mare era stato predisposto un servizio di vigilanza da parte della Questura di Imperia nei dintorni della sua abitazione – ha riferito alla Corte - Al cambio del turno dovevamo controllare se Scarantino fosse o meno in casa e se c'erano delle emergenze dovevamo segnalarle chiamando un numero al quale rispondevano dei colleghi della Questura di Palermo. Era una circostanza nota in Questura a Imperia e mi è capitato di vedere questi poliziotti di Palermo sempre in Questura”.
Una tale dichiarazione che confermerebbe un coinvolgimento di poliziotti di Palermo nella sorveglianza di Scarantino quando questi era in Liguria. Sempre Milazzo ha poi parlato delle modalità del servizio di sorveglianza: “Noi non avevamo disposizione a entrare in casa di Scarantino, al momento del cambio del turno il capoposto controllava se Scarantino fosse in casa. Il collaborante doveva affacciarsi sulla porta e farsi vedere. Una volta sola Scarantino non si fece vedere e chiamai il numero a cui rispondevano i poliziotti di Palermo, segnalai l'accaduto al collega che rispose, ma non so dire chi fosse. Non ho mai conosciuto nessuno di loro”.
Ricordando quanto avvenuto in quel 25 luglio ha quindi riferito: “Mi chiamò il capo posto Giancarlo Grossi e mi manifestò l'esigenza di Scarantino di parlare con un funzionario della Questura. Io provai a contattare qualcunio ma non trovai né Di Stefano né la Peppicelli così rintraccio il dottor Coltraro spiegandogli l'esigenza che c'era e chiedendogli se mi autorizzava a recarmi sul posto. Mi diede l'ok, andai nella casa dello Scarantino che mi disse che doveva dire al funzionario di comunicare all'autorità giudiziaria che aveva preso la sua decisione. Io presi atto e non chiesi nulla di più perché non era mia competenza. Di questo riferii a Coltraro e scrissi la relazione di servizio”.

La ritrattazione anticipata
In apertura di udienza a prendere la parola è stata l'avvocato Rosalba Di Gregorio che ha presentato alcune istanze tra cui la richiesta di audizione del giornalista Francesco Mangano (richiesta rigettata dalla Corte) in quanto in una recente conferenza aveva ricordato di aver raccolto la mattina del 26 luglio 1995 la voce i una ritrattazione di Scarantino, recandosi poi a casa della madre. Non solo. L'intervista telefonica con Scarantino è del pomeriggio verso le 14 e il tg mandò tutto in onda alle 19.30. Nel suo racconto lo stesso Mangano aveva fatto riferimento ad alcune smentite, da parte della Procura di Caltanissetta, sulla ritrattazione di Scarantino, precedenti alla messa in onda del servizio su Italia uno. Un elemento che di fatto sposta la data sulle prime notizie della prima ritrattazione di Scarantino dal 25 luglio 1995 al 26, ovvero lo stesso giorno della lite a San Bartolomeo a Mare tra il funzionario Mario Bo, l'agente Giuseppe Di Gangi e lo stesso Scaranitno.
In aula gran parte delle ricostruzioni "istituzionali" hanno spiegato che quella missione a San Bartolomeo, così come la lite, era legata a quella ritrattazione televisiva (mandata in onda solo la sera del 26).
Eppure riguardando l'agenzia ANSA si ricava il dato che la prima smentita del pm Carmelo Petralia è delle 13.01 del pomeriggio del 26 luglio 1996. Dunque ben prima che venisse effettuato l'interrogatorio dello stesso a Genova. In un'altra agenzia, dove si citano come fonti i parenti di Scarantino, viene scritto che anche il pomeriggio precedente il picciotto della Guadagna aveva chiamato la madre per due volte annunciando la sua ritrattazione.
Ed è qui che si genera un sospetto. Dato che il servizio non andò in onda prima della sera del 26 luglio, è possibile che qualcuno abbia intercettato quelle telefonate tra Scarantino ed i familiari? Oppure qualcuno del Truppo Falcone-Borsellino può aver dato l'allarme su quanto stava avvenendo?
La Di Gregorio ha anche ricordato che la teste Anna Maria Palma, pm al Borsellino uno, aveva anche riferito come loro fossero stati informati della ritrattazione in tv durante un'udienza pomeridiana durante la quale lo stesso Petralia si allontanò dall'aula. Andando a rivedere gli atti unica udienza pomeridiana di quel periodo sarebbe stata quella del 25 luglio, quando sul banco dei testimoni salì davanti alla corte di assise di Caltanissetta il consulente balistico Antonio Ugolini. Il Presidente Balsamo ha acquisito l'intera documentazione dei lanci di agenzia di quei giorni nella misuta in cui si attesta il tempo della diffusione della stessa notizia ed ha anche acquisito il supporto con le dichiarazioni rese in conferenza ed ha anche disposto alla Cancelleria di richiedere i verbali sintetici delle udienze del 25-26 luglio 1995 del borsellino Uno. La Corte ha dunque rinviato l'udienza al 15 giugno, quando deciderà se acquisire l'interrogatorio di Mangano, per l'inizio della requisitoria e ha fissato come successive udienze quelle del 16 giugno, dell'11, 12, 13 e 14 luglio. I giudici hanno comunicato che verranno fissate ulteriori udienze per il mese di settembre, motivo per cui si può ipotizzare che la sentenza arriverà dopo l'estate.

Foto © Reuters