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boccassini ilda c fotogrammadi Aaron Pettinari
“Il pentimento di Scarantino? La prova regina della sua inaffidabilità”. “Il Gruppo Falcone e Borsellino? Non c'è dubbio come tutta la Procura nissena debba molto al lavoro dello stesso e del dottor La Barbera”. “Verificare quel che diceva Scarantino? Non era mio compito, io stavo per andarmene ed ero impegnata in altre attività e quelle spettavano ad altri pm. Le mie firme sulle autorizzazioni dei colloqui investigativi del luglio 1994? L'esigenza fu rappresentata dal Procuratore Tinebra dopodiché firmai questi colloqui ma non ricordo quale fosse l'esigenza. Forse che non stava bene. Tinebra teneva molto a cuore la situazione di Scarantino”. E' così che Ilda Boccassini, stamattina, è tornata a deporre, seppur collegata in videoconferenza, davanti alla Corte d'Assise di Caltanissetta nell'ambito del processo Borsellino quater. Il procuratore aggiunto di Milano ha risposto alle domande dell'avvocato Giuseppe Scozzola, legale di parte civile di Gaetano Scotto (uno degli imputati condannato sulla base delle false dichiarazioni di Scarantino e poi scarcerato dopo il pentimento di Gaspare Spatuzza) e a quelle del pm Stefano Luciani confermando quelle che erano state le perplessità sulle dichiarazioni rese dal “falso pentito” Vincenzo Scarantino nel corso delle prime indagini sulla strage di via D'Amelio del 19 luglio 1992. Perplessità che furono oggetto anche di una lettera inviata alle Procure di Caltanissetta e Palermo. Un documento che è presente agli atti del processo rinvenuto però non dagli archivi della Procura nissena ma soltanto da quella palermitana. Un elemento che contribuisce ad aumentare l'alone di mistero rispetto a quanto avvenuto durante le indagini di quegli anni.
Nonostante i chiarimenti restano aperti diversi interrogativi su quanto riferito dal procuratore aggiunto di Milano.
Possono essere definiti quantomeno “anomali” proprio quei numerosi colloqui investigativi che si sono tenuti con lo Scarantino (un esempio può essere la “maratona” tra il 4 ed il 13 luglio ndr), spesso nei giorni antecedenti le verbalizzazioni con i magistrati, una volta avviata la sua falsa collaborazione con la giustizia. Colloqui che, come ricordato durante il controesame dallo stesso pm Luciani, sono stati autorizzati dalla stessa Boccassini. Non solo. Le verbalizzazioni di alcuni interrogatori in quattro occasioni si sono tenute con la partecipazione della stessa dottoressa Boccassini di cui una, il 15 luglio, alla sola presenza della stessa e di Arnaldo La Barbera.

L'ex questore oggi non c'è più (deceduto per un male incurabile nel 2002), ma, secondo i pm che hanno chiesto l'archiviazione delle indagini sui funzionari di Polizia Vincenzo Ricciardi, Salvatore La Barbera e Mario Bo, sarebbe un “protagonista assoluto dell’intera attività di depistaggio” quando era a capo del Gruppo Falcone e Borsellino.
Secondo la Boccassini a lui, e allo stesso gruppo investigativo, la Procura nissena deve molto. Una difesa a spada tratta dell'operato dell'ex Capo della Mobile di Palermo in quanto “il dominus delle indagini resta sempre il pm”.
Durante l'udienza non sono mancati i momenti di tensione, in particolare quando sono stati chiesti al teste chiarimenti sulle audizioni di Giacomo Ubaldo Lauro sulle stragi del '92.
La Boccassini ha inoltre smentito di aver mai interrotto l'interrogatorio dei primi di settembre a Scarantino (quello in cui parlò per la prima volta di Cancemi, La Barbera e Di Matteo presenti nella riunione a casa Calascibetta, ndr) per chiamare l'allora questore Arnaldo La Barbera (che sarebbe poi giunto fino alla località protetta). “Se nel verbale non è indicata una sospensione non credo sia stata fatta – ha detto il procuatore aggiunto di Milano – Perché avrei dovuto chiamare il questore di Palermo? Non so chi ha dichiarato questo ma basta fare un po' di indagini anche difensive o dei pm per verificare se La Berbera in quel giorno ha preso un aereo per recarsi nel luogo dell'interrogatorio. Nego nella maniera più assoluta l'esigenza di chiamare il Questore di Palermo. Non ha senso e comunque non l'ho fatto io. Forse chi l'ha detto si è confuso con altri interrogatori, non certo quello”. A raccontare il fatto in aula era stata lo scorso novembre il neo sostituto procuratore generale di Palermo Anna Maria Palma per una versione particolarmente contrastante.
Infine il processo, in cui sono imputati per strage Salvo Madonia e Vittorio Tutino e per calunnia i falsi pentiti Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci, riprenderà domani mattina per ascoltare l'ex sostituto della Procura nissena Carmelo Petralia.

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