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di Paolo Borsellino 

Intanto vorrei premettere, riallacciandomi alle osservazioni introduttive del moderatore, che questo dibattito lo stiamo facendo nel corso della campagna elettorale ma l'avremmo potuto fare in qualsiasi altro momento, in quanto non tratta di problemi che interessano specificamente la campagna elettorale ma tratta di problemi che interessano il Paese e lo interessano in ogni momento, anche quando si è lontani dalle elezioni. Ho voluto dirlo perché mi è giunta notizia, non appena io sono arrivato in questo edificio che non conoscevo, che addirittura ci sarebbe stata una definizione di questo incontro come "cocktail di magistrati". A parte il fatto che in questo tavolo di magistrati in attività di servizio ci sono soltanto io, c'è qualcuno che aspira ad andarsene e gli faccio tutti i miei auguri perché ritengo che potrà portare nella nuova sede, nelle nuove funzioni a cui aspira, tutta la competenza, tutto l'ardore della sua attività e vorrei aggiungere anche tutta la sua simpatia. Ce ne è qualcuno che aspira, estremamente contrastato, a rientrarci in magistratura ed egualmente mi auguro che al più presto possa rientrarci e ce ne è qualche altro, ce ne è un altro che a quanto pare, e anche questa è una notizia che ho appreso stasera, si appresta anch'egli a rientrarci. Però, in questo momento, magistrato in attività di servizio sono soltanto io. E ci sono io non per partecipare, sia ben chiaro, a una manifestazione che abbia qualcosa a che fare con la campagna elettorale ma ci sono io perché sono stato sollecitato, e ho aderito di buon grado a questa sollecitazione, a trattare problemi di cui sempre mi sono occupato, problemi che mi affascinano e che mi tormentano, problemi dei quali ho parlato in tante e in ben altre occasioni e ne parlo pure in questa occasione perché non è la campagna elettorale in corso che mi deve impedire di esprimere in proposito il mio pensiero. E il mio pensiero è che  in realtà non può contestarsi che negli ultimi periodi sembra che il governo, e in genere il potere legislativo, abbia mostrato di prendere contezza di quanto è importante il problema da affrontare e di quanto sia necessario organizzarsi per affrontarlo seriamente. Le riforme legislative cui si è accennato, cui accennava il moderatore, sono riforme verso le quali va il mio giudizio sicuramente positivo. Tuttavia sono estremamente preoccupato perché queste riforme rischiano in questo momento di diventare una nuova tabella messa sull'entrata di un edificio che rimane sempre lo stesso. Perché se si decide di affrontare effettivamente, almeno sul piano repressivo, perché per ora mi sto occupando solo di questo, il problema della criminalità mafiosa questa decisione deve essere una decisione globale perché non si può istituire, come meritoriamente si sono istituiti, nuovi strumenti per la lotta alla criminalità mafiosa - uno di questi è la Direzione Distrettuale Antimafia, che ha già cominciato ad operare e la Direzione Nazionale Antimafia, che ancora invece non opera -,  senza accompagnare queste decisioni da una volontà globale che sia diretta soprattutto a fare funzionare queste nuove strutture. E se il potere legislativo e il potere esecutivo affrontano questi problemi, istituiscono la Direzione Distrettuale Antimafia ma, contemporaneamente, ad esempio, continuano in modo forsennato a maldistruibuire i giudici sul territorio…
Perché è un bel dire che è colpa soltanto delle leggi che regolano i trasferimenti dei magistrati, è un bel dire… Quindi nel riversare queste responsabilità soltanto sul Consiglio Superiore… Perché non dimentichiamo che mentre si applicavano le leggi, mentre si emanavano le leggi sulla Direzione Distrettuale Antimafia e sulla Direzione Nazionale Antimafia e sulla Direzione Investigativa Antimafia il Parlamento continuava in modo forsennato a creare nuovi Tribunali, maldistribuendo, continuando a maldistribuire i giudici sul territorio. Credo che in contemporanea alla istituzione della Direzione Distrettuale Antimafia sono stati creati in Italia credo altri cinque Tribunali. E creare altri cinque Tribunali, cioè continuando in senso esattamente contrario a quello che si è fatto con la istituzione delle direzioni distrettuali che tendono invece ad accentrare a livello regionale le indagini, continuando invece a suddividere ancora le già piccole circoscrizioni dei Tribunali italiani, regolati secondo concetti geografici che risalivano al secolo scorso, significa creare problemi di riempimento con le forze necessarie a questi Tribunali perché ora ci vorrà un Procuratore della Repubblica in più a Barcellona Pozzo di Gotto, un Procuratore della Repubblica in più a Nocera Inferiore, un Procuratore della Repubblica in più negli altri tre o quattro Tribunali che sono stati istituiti. Questo evidentemente è indice del fatto che il potere legislativo e il potere esecutivo continuano in questa materia a camminare in modo schizofrenico, nonostante il mio giudizio sia estremamente positivo su queste nuove strutture per combattere la criminalità mafiosa dal punto di vista della repressione. Concordo pienamente con quanto detto nell'ultima parte dell'intervento di Aldo Rizzo sul fatto che la lotta alla criminalità mafiosa non può essere ristretta al momento repressivo perché la criminalità mafiosa ha delle caratteristiche particolari e delle radici socio-economiche così precise che se non si incide sulle radici del fenomeno l'intervento repressivo, sia quello delle forze di polizia, sia quello giudiziario, sarà destinato a un intervento a ripetersi continuamente perché non sarà altro che una fatica di Sisifo fatta da persone che hanno il solo compito di accertare la consumazione di reati, di individuare i presunti colpevoli,condannarli se colpevoli, se accertata la loro colpevolezza, assolverli se la loro colpevolezza non viene accertata. Questo con il fenomeno ha poco a che fare. Sperare che un rafforzamento, un perfezionamento delle istituzioni repressive sia sufficiente ad incidere seriamente sul fenomeno mafioso è una speranza sicuramente vana ed è una sorta… anzi, l'enfatizzare questo tipo di interventi finisce per diventare uno dei termini di un pericoloso ricatto: cioè noi vi abbiamo dato gli strumenti, voi non li avete saputi usare quindi voi siete i responsabili.

Tavola rotonda dal titolo "Criminalità, giustizia" tenutasi a Palermo, in vista delle elezioni politiche, il 27 marzo del 1992. Da archivio sonoro Radio Radicale Ca n° 104989. Trascrizione a cura di Monica Centofante.
La trascrizione è fedele al documento sonoro, con alcuni interventi a discrezione dell'operatore: 1) l'apposizione della punteggiatura; 2) l'inserimento di parole, comprese in parentesi quadre, per aiutare la comprenslità del testo; 3) la correzione delle deformazioni fonetiche dialettali.


Articolo pubblicato sul numero di ANTIMAFIAduemila ottobre 2000

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