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Ancora attuali le parole del Giudice Falcone sull'infiltrazione mafiosa nei pubblici appalti
di Giovanni Falcone

"… Adesso ci troviamo di fronte ad una situazione che genericamente possiamo dire è di grave allarme, ma in concreto ignoriamo, nei suoi esatti termini, la portata dell'infiltrazione mafiosa nel tessuto economico e in particolare nel settore dei pubblici appalti. In realtà potremmo dire di aver fatto dei tipi di indagini a campione da cui si può dedurre, con sufficiente attendibilità, un certo tipo di condizionamento. Ma, nella realtà, quale esso sia non lo sappiamo ancora con precisione. Debbo dire che, almeno fino a quando sono stato alla procura di Palermo, il tipo di indagini di cui mi sono occupato mi induce a ritenere che la situazione sia ancora più grave, ma molto più grave di quello che appare all'esterno. Perché, di fronte ad un sistema di condizionamento generico dei pubblici amministratori, dei pubblici poteri da parte delle imprese, e che quindi potremmo dire che è identico sia per il Mezzogiorno, sia per il centro e il settentrione d'Italia, accanto a questo coinvolgimento generico in attività illecite da parte delle imprese e un certo tipo di corruttella generica dei pubblici amministratori, abbiamo un condizionamento mafioso che si innesta e sfrutta questa attività criminale che potremmo chiamare generica. Non è purtroppo questa la sede per poter dimostrare nel concreto quello che per altro già ci risulta; qui utilizzeremo esclusivamente le notizie e gli spunti ormai oggetto di pubblica conoscenza, cose che si possono dire. Io credo che, almeno per quanto riguarda l'organizzazione mafiosa, c'è un condizionamento dei pubblici appalti, potremmo definirlo a ciclo continuo, che passa sia fin dall'origine, cioè fin dal momento della individuazione della scelta delle imprese, e questo a prescindere da qualsiasi legislazione più o meno complessa, più o meno sofisticata sui tipi e sui criteri per le assegnazioni degli appalti, che fino alla esecuzione degli appalti medesimi. Quindi abbiamo un condizionamento a monte e un condizionamento a valle. Un condizionamento mafioso nella fase della individuazione dei concorrenti che vinceranno le gare, e un condizionamento in tutta quella complessa attività che concreta la realizzazione dei pubblici appalti. Abbiamo ben precisi e ben specifici settori di influenze di condizionamento, abbiamo soprattutto, e questo nel futuro verrà fuori chiaramente, una indistinzione fra imprese meridionali e imprese di altre zone d'Italia per quanto attiene al condizionamento e all'inserimento in certe tematiche di schietta matrice mafiosa.

E' illusorio pensare che imprese appartenenti ad altre realtà socio-economiche, nel momento in cui partecipano a gare che devono essere svolte in determinate zone del Mezzogiorno d'Italia, siano o rimangano immuni da certo tipo di collegamenti. Sia che lo vogliano sia che non lo vogliano. Sono state acquisite in intercettazioni telefoniche chiarissime indicazioni di ben precise scelte operative delle organizzazioni mafiose a cui tutti sottostanno, pena conseguenze gravissime e pena la autoesclusione dal mercato. Molto spesso non è necessaria un'azione di rappresaglia forte, violenta. Questo avviene soltanto all'ultimo e nei confronti di coloro che veramente non vogliono capire. Ma ci sono tali e tanti di quei passaggi intermedi che qualsiasi impresa comprende che, volente o nolente è questo il sistema, è questo il sistema a cui si deve sottostare e non ci sono possibilità di sorta di uscirne. Già ai tempi delle dichiarazioni di Antonino Calderone, questa realtà era emersa in tutta la sua inquietante pericolosità. E guardate che le dichiarazioni di Antonino Calderone non sono le dichiarazioni di uno qualsiasi, sono le dichiarazioni di uno dei personaggi più informati della mafia, di Cosa Nostra, fratello del primo capo regionale di Cosa Nostra, poi ucciso nel '78, e che riferisce una realtà che era tale già alla fine degli anni '60 anni '70. E queste dichiarazioni di Calderone sono state integralmente confermate e arricchite da un numero incredibile di particolari proprio da quei personaggi, Pasquale e Carmelo Costanzo, di cui il fratello del Calderone era il referente mafioso. Io credo che in questo nostro strano Paese si sia persa di vista l'importanza, la novità dirompente di un fatto, dell'imprenditore che finalmente afferma con assoluta chiarezza certi riferimenti e certi condizionamenti mafiosi, si sia persa di vista questa importante novità per andare dappresso ai soliti scandalismi del momento. Ma è importantissimo, e spero che adesso cessata la emozionalità si ritorni su questo problema, riflettere su quello che già diversi anni addietro hanno detto i fratelli Costanzo, e cioè che non vi è pubblico appalto in Sicilia che sfugga a questa logica mafiosa, a questa specificità mafiosa. Ora, questa realtà viene fuori senza creare allarme di sorta, soprattutto, nonostante sia stata riferita proprio da uno dei più grossi imprenditori, ma non a livello siciliano, a livello nazionale... E i Costanzo fossero o meno coinvolti in prima persona nelle logiche mafiose questo è un altro problema che non ci deve interessare in questa sede. Ma io direi, io dicevo, e purtroppo sono stato inascoltato, che affermazioni di questo tipo, con questo crisma di attendibilità dovrebbero non legittimare, ma imporre una serie di indagini di carattere sistematico, ben diverse da quelle che con ammirevole artigianalità stiamo svolgendo adesso. E non basta. Vi sono degli imprenditori che hanno riferito questa cosa ma vi sono anche dei sindaci, la vicenda Giaccone è ben nota a tutti perché ci si debba ritornare su... E' importante quello che viene riferito e merita comunque una verifica sul campo! Quando si afferma che le opere vengono finanziate soltanto dopo che si è trovata l'impresa che è gradita a questo o a quel partito, e soltanto dopo che in sede locale il capo mafia abbia dato lo stabene, io direi che siamo in presenza di ulteriori conferme di quanto accade e siamo in presenza quindi della imprescindibile necessità di impostare le indagini in maniera seriamente diversa rispetto a quanto si è fatto finora. Certamente la materia del traffico di stupefacenti è importantissima, costituisce uno dei più lucrosi affari illeciti della mafia, la materia delle estorsioni sistematizzate è una delle piaghe che affligge l'imprenditoria, soprattutto la piccola imprenditoria nelle città, ma io credo che, e credo che tutti quanti siamo d'accordo, io credo che la materia dei pubblici appalti sia la più importante. Indubbiamente la più importante perché è quella che consente di fare emergere come una vera e propria cartina di tornasole quel connubio, quell'ibrido intreccio fra mafia, [imprese e pubblici appalti]. Io credo quindi che si possano impostare le indagini finalmente in maniera più adeguata. Non vi sono ostacoli processuali, come ho già detto, non vi sono ostacoli di altro genere, vi è una disponibilità anche degli organismi non appartenenti alla polizia giudiziaria, vedi ufficio del'Alto Commissario. Se si riuscirà a coordinare e collegare questo tipo di interventi io credo che riusciremo a fare qualcosa di buono, qualche passo avanti di notevole portata. Grazie".

Articolo pubblicato sul numero di ANTIMAFIAduemila maggio 2000

 

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