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La scrittrice a ‘L’Italie en direct' di Parigi: “Se un giorno Giorgia Meloni dicesse 'io sono antifascista', potrei anche diventare Garibaldina”

Anna Vinci, scrittrice di saggi nonché amica e biografa di Tina Anselmi, partigiana e primo ministro donna della Repubblica italiana, è stata ospite dell'Associazione dei Garibaldini di Parigi nonché sede dell'Anpi, per presentare il suo libro 'Tina Anselmi. Storia di una passione politica' (ed. Sperling & Kupfer) e il film 'Tina Anselmi, una vita per la democrazia'.
Una storia che attraversa gli anni bui del fascismo fino ad arrivare all'epoca moderna, raggiungendo un'Europa in cui sono tornati a soffiare i venti dell'autoritarismo.
"Lei (Tina, ndr) direbbe: 'Ma che cosa avete fatto per permettere di arrivare a questo punto?'" Ha detto Anna Vinci ai giornalisti Paolo Romani - Presidente de 'L'Italie en direct' - e Giovanni Serafini. "Essendo lei intelligente, onesta e particolarmente intuitiva rispetto al futuro, giustamente ci direbbe: 'Ma che cosa avete fatto?'", ha ribadito.
I padri Costituenti, ha ricordato Anna Vinci, "si sono resi conto di questo pericolo di oggi", per questo in Costituzione scrissero principi che limitassero il potere politico, fornendo gli strumenti dell'organizzazione e della giustizia costituzionale.
Si tratta di un nostro patrimonio "più che repubblicano direi genetico, perché abbiamo combattuto contro un nemico oppressore dopo l'armistizio del '43”; eppure ad oggi si cerca ancora di snaturare la Costituzione, smantellandola pezzo per pezzo. Un processo che la stessa Tina, ha raccontato Anna Vinci, "temeva già da tempo. Dice: 'Speriamo che non tocchino qualche mattone' quando si parlava di riformare la Costituzione perché una casa è fatta di mattoni e se tu ne togli uno, anche piccolo, comincia" a barcollare. "Peggio ancora - ha detto - perché era la filosofia di Licio Gelli, quella che noi stiamo vedendo e si mette in atto. Lei diceva sempre che i colpi di Stato non si fanno solo con i carri armati"; "lei sentiva questo attacco che era il progetto di Gelli di smantellare dall'interno lo Stato. Quindi, un po' per volta, anche mettendo sempre persone meno di qualità".
Difatti questo tipo di regime tende, dall’altro lato, ad eliminare le figure che le si oppongono: una di queste è stato certamente Giacomo Matteotti sul cui "assassinio nacque il fascismo" ha detto Vinci tenendo una copia del libro vicino ad un quadro con l'immagine del segretario del Partito Socialista Unitario.
"Per cui, se un giorno - ha detto - Giorgia Meloni (ma non lo farà mai), Presidente del Senato, dicesse 'io sono antifascista', io potrei anche diventare Garibaldina".


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Tina Anselmi nelle parole della scrittrice

Lei "era una donna veneta" profondamente "radicata nel suo territorio e, come diceva, è proprio l'essere radicate o radicati che ci permette di aprirci al mondo"; "coraggiosa", dotata di "una fede fortunatamente nascosta, intima, non esibita"; "rispettosa delle regole" ma "ugualmente indisciplinata".
Durante l'intervista Giovanni Serafini ha ricordato l'episodio in cui Tina decise di entrare nella Resistenza all'età di soli 17 anni dopo aver assistito al massacro di 43 giovani catturati dai nazisti: "Entra nella Resistenza e a 17 anni ha il coraggio di fare la staffetta, deve portare una ricetrasmittente; si buca una gomma della bicicletta sulla quale viaggia e lei chiede un passaggio a un convoglio militare tedesco, sale in mezzo a tutti i soldati tedeschi con la borsa con dentro la radiolina", ha raccontato.
Questo, ha detto Anna Vinci, è un "episodio calzante" perché è un condensato di tutto quello che Tina rappresentava; una testimonianza plastica del suo carattere.
"Sapeva tenere testa agli uomini della DC" ha detto la scrittrice ricordando che crebbe tra le file dei morotei, la corrente dello statista Aldo Moro.
E poi ancora: l'esperienza nella commissione di inchiesta sulla Loggia P2, un colpo durissimo e che le provocò profonde lacerazioni.
A distanza di anni, come ha fatto notare Anna Vinci, Tina Anselmi è rimasta nell'immaginario collettivo essendo una figura ancora oggi attualissima, come testimoniato anche da una sua celebre frase: "Credo che non ci sia un servizio più utile di quello che compiamo ogni anno il 25 aprile. Se è vero che la Costituzione è figlia della Resistenza, dobbiamo stare attenti che il tempo non ne consumi il patrimonio morale, civile e politico".

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