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I Pm: il fine era di "occultare la più grave condotta di concorso ascrivibile all'ex premier"

Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 30-04-2024.

"Con l'aggravante di aver commesso i delitti di trasferimento fraudolento al fine di occultare la più grave condotta di concorso nelle stragi ascrivibile a Silvio Berlusconi e allo stesso Dell'Utri, per la quale Berlusconi è stato indagato unitamente al medesimo Dell'Utri, sino al momento del suo decesso avvenuto in epoca successiva all'ultima elargizione contestata, costituendo le erogazioni di quest'ultimo il quantum percepito da Dell'Utri per assicurare l'impunità a Silvio Berlusconi". Così la Direzione distrettuale antimafia di Firenze nell'atto di chiusura indagini sul flusso di denaro che per anni è intercorso tra l'ex presidente del Consiglio e il suo storico braccio destro, frutto secondo la ricostruzione proprio di un debito di riconoscenza per il silenzio mantenuto dall'ex senatore di Forza Italia di fronte agli inquirenti. Con Dell'Utri, era indagata la moglie Miranda Ratti. Oltre alla violazione della normativa antimafia, per la mancata comunicazione delle variazioni patrimoniali nonostante la condanna definitiva per concorso in associazione mafiosa (da qui il sequestro di parte delle somme, circa 10,8 milioni), i pubblici ministeri fiorentini hanno formulato una seconda imputazione, quella di intestazione fittizia di beni. Il reato in questo caso - scrive "La Repubblica" che ha pubblicato oggi la notizia - è legato a 15 bonifici, per un totale di 8 milioni di euro, versati da Berlusconi alla stessa Miranda Ratti, secondo gli inquirenti, ha avuto l'obiettivo "eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione". Le transazioni finanziarie sono state ricostruite da una perizia disposta dai pm Luca Tescaroli, Luca Turco, e Lorenzo Gestri.
Dell'Utri, secondo gli investigatori, avrebbe avuto incrementi patrimoniali per circa 42 milioni, legati in larga parte ai versamenti fatti da Berlusconi tra il 2012 e il 2021 (circa 28 milioni di euro). Causa prescrizione, la procura di Firenze si è concentrata sulle somme raccolte dal 2017, 13,4 milioni, ottenendo il sequestro di circa 10,8 milioni (parte dei quali bloccati sui conti di Marina e Piersilvio Berlusconi).


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Miranda Ratti © Imagoeconomica


Sulle somme di denaro si era soffermata anche la Dia, che in un'informativa aveva giudicato quelle elargizioni "sicuramente connesse a un riconoscimento anche morale, l'assolvimento di un debito non scritto, la riconoscenza, per quanto riguarda l'ultimo periodo, per aver pagato un prezzo connesso alla carcerazione, senza lasciarsi andare a coinvolgimenti di terzi". Sotto i riflettori la stessa Miranda Ratti, che, intercettata, si mostrava convinta "di essere portatrice, e titolare, di veri e propri diritti economici verso Berlusconi", tanto da far capire alla sua interlocutrice "che il debito verso di loro è ancora aperto". Lettura opposta quella della difesa, che tramite gli avvocati Francesco Centonze e Filippo Dinacci ha parlato di "bonifici effettuati in maniera del tutto lecita e trasparente dal dottor Berlusconi per ragioni di affetto e gratitudine verso l'amico", e di "fatti notissimi che sono stati già oggetto dello scrutinio di svariate procure con esiti sempre ampiamente liberatori". Nel frattempo proseguono le indagini sul filone principale, quello sui mandanti esterni delle stragi del 1993-94. L'inchiesta fu riaperta nel 2017 sulla base di alcune intercettazioni (depositate dalla procura di Palermo nel processo Trattativa Stato-mafia) registrate tra il febbraio 2016 e l'aprile 2017 nel carcere di Ascoli, tra il boss Giuseppe Graviano (uno dei mafiosi al 41 bis per la campagna stragista) e il suo compagno d'ora d'aria, il camorrista Umberto Adinolfi. Sotto la lente era finito un passaggio in particolare: "Mi ha chiesto questa cortesia. Per questo è stata l'urgenza (…) Lui voleva scendere, però in quel periodo c'erano i vecchi e lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa". Parole, quelle del boss, riprese in un video. "In corrispondenza dell'espressione - scrivevano gli investigatori in una informativa - Graviano dapprima percuote la spalla sinistra di Adinolfi con la mano destra, in posizione cosiddetta a taglio, dopo di che la chiude a pugni e la muove ritmicamente due volte orizzontalmente, per indicare con tutta probabilità un evento esplosivo, per poi appoggiare la mano a palmo aperto sul petto di Adinolfi".

Realizzazione grafica by Paolo Bassani

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