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Sono passati 42 anni da quando il segretario regionale del PCI siciliano, Pio La Torre, venne assassinato a Palermo assieme al suo autista e compagno di partito, Rosario Di Salvo. Un delitto eccellente, uno dei tanti che insanguinarono la città. Fu anche un delitto politico. Eseguito dalla mafia, come i processi hanno sentenziato in via definitiva, ma - con molta probabilità - commissionato anche da apparati esterni all'organizzazione criminale.
Per riavvolgere il nastro e capire chi e perché ha voluto eliminare Pio La Torre, abbiamo intervistato Armando Sorrentino, vicepresidente dell’ANPI Palermo, nonché avvocato che nel processo sull’uccisione di Pio La Torre ha rappresentato la famiglia e il Partito Comunista. Sorrentino è anche autore, assieme al giornalista Paolo Mondani, del libro “Chi ha ucciso Pio La Torre? Omicidio di mafia o politico? La verità sulla morte del più importante dirigente comunista assassinato in Italia” (ed. Castelvecchi).
La Torre "aveva capito quello che si muoveva sotterraneamente, quali erano i legami, quali erano le connessioni della mafia con i poteri noti e occulti - ha detto -. È forse uno dei primi che stabilisce l'esistenza di un rapporto tra mafia e terrorismo nero". Il suo impegno antimafia è ormai noto, ma fu la sua visione d'insieme, estremamente all'avanguardia che lo rende ancora oggi unico nel suo genere. "Era un soggetto nuovo politico a tutto campo che aveva consapevolezza del grande pericolo che correvano le istituzioni. Tant'è che voleva che della questione mafia si facesse una questione nazionale", ha continuato Sorrentino.
Soprattutto negli ultimi mesi della sua vita, "il motivo principale del suo impegno politico era la pace. Un'ossessione - ha aggiunto -. Basta leggere gli appunti che lui stende nel periodo che va dall'ottobre '81 all'aprile '82. 'Se continua così, la nostra sarà una terra di conquista di mafiosi, avventurieri, spie, prostitute, trafficanti di droga. Se continua così, baratro, destino terribile. Non possiamo ripercorrere quello che abbiamo visto'. Fa degli interventi, scrive degli articoli, rilascia delle interviste dove dice: 'Ci vogliono trasformare in una colonia dell'impero americano'".
La Torre, infine, con molta probabilità, aveva scoperto l'esistenza "di una formazione segreta che operava, quella che poi si chiamerà la Gladio". Ecco perché l'ex segretario del PCI andava eliminato il prima possibile. Ed ecco, ha concluso Sorrentino, perché "questo è un delitto di mafia, ma voluto da apparati esterni".

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