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lapide portella strage intC’era aria di festa a Portella... quando partirono le prime fucilate qualcuno pensò che fossero mortaretti, in tanti forse risero e batterono le mani.. ma il sorriso sparì subito e si disciolse nel pianto e nel dolore...  Poi fu sangue... sangue e morte! C'era gente che cadeva, in silenzio, e non si alzava più. Altri scappavano urlando, come impazziti. E scappavano, in preda al terrore, i cavalli, travolgendo uomini, donne, bambini. Poi si udì qualcosa che fischiava e strideva contro i massi.. infine si diffuse nell’aria quell'odore di polvere da sparo. 

La carneficina durò in tutto un paio di minuti. Alla fine la mitragliatrice tacque e un silenzio carico di paura piombò sulla piccola vallata. In lontananza tornò a sentirsi il fiume Jato e tra il fuoco e la polvere che si dissipavano riapparvero le due alture gialle di ginestre, la Pizzuta e la Cumeta, giganti silenti e smarriti. 

La mitragliatrice taceva ormai e un silenzio carico di paura piombò sulla piccola vallata. Era il 1° maggio 1947 e a Portella della Ginestra si era appena compiuta la prima strage dell’Italia repubblicana: 11 morti, due bambini e nove adulti. 27 i feriti. Tutti poveri contadini siciliani. 4 mesi dopo si dirà che a sparare dalle alture, sulla folla radunata a celebrare la festa del lavoro, erano stati gli uomini del bandito Salvatore Giuliano, ma lui e i suoi briganti non erano i soli. Oggi finalmente dopo più di settantasette anni, quella prima teoria non regge più... Adesso si delinea in maniera sempre più nitida la malvagia natura dell'eccidio basata su quelle tristi commistioni tra poteri deviati dello Stato e dell'anti-stato. 

Da quella piana il sangue povero e onesto dei lavoratori intenti a festeggiare lancia ancora un urlo assordante che assume nuove forme e significati: mai più tristi commistioni tra mafia e politica, mai più vili depistaggi, mai più sangue innocente di poveri lavoratori.. mai più!! 

Li ricordiamo tutte le vittime di quel giorno: Margherita Clesceri, Giorgio Cusenza, Giovanni Megna (18 anni), Francesco Vicari, Vito Allotta (19 anni), Serafino Lascari (15 anni), Filippo Di Salvo (48 anni), Giuseppe Di Maggio (13 anni), Castrense Intravaia (18 anni), Giovanni Grifò (12 anni), Vincenza La Fata (8 anni).. 

In un'iperbole lunga più di mezzo secolo, il loro sangue, unito a quello che deriva dalle cosiddette "morti bianche", che nulla hanno di bianco, urla nel silenzio delle coscienze. Il lavoro é una parte di dignità umana intangibile...

Una delegazione del SIAP di Palermo, Sindacato Italiano Appartenenti Polizia, depone oggi a Portella un mazzo di fiori. Lo facciamo ogni anno, in silenzio. Oggi pensiamo ai tanti ragazzi caduti nell'adempimento del loro dovere, ma anche a chi un lavoro per la crisi non ce l’ha più o rischia di perderlo e a chi muore a lavoro...

Se un monito ci arriva da questa altura è la difesa del lavoro, la difesa del diritto ad un lavoro onesto e libero da condizionamenti e sfruttamenti, il lavoro che riscatta l’uomo e lo rende libero.

Buon 1 maggio!!

*Siap Palermo

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