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Ieri Salvatore Cuffaro, ex presidente della Regione Sicilia, che ha scontato in carcere la pena a sette anni per favoreggiamento alla mafia, ha lanciato da Napoli la sua campagna per la Nuova Dc in vista delle europee e chissà cos'altro dopo. Nel suo parlare è tornato a ribadire da siciliano che "la mafia fa schifo" e, essendo nel capoluogo campano, che "la camorra fa schifo".
Un modo, magari, per ripulirsi la coscienza. Per carità, sappiamo che il Tribunale di sorveglianza ha dichiarata estinta l'interdizione perpetua dai pubblici uffici che lo riguardavano. Una riabilitazione di fatto che gli permette anche di candidarsi.
Ma Cuffaro non accetta critiche da parte di chi mette in evidenza paradossi e contraddizioni nonché l'inopportunità che una persona condannata per favoreggiamento alla mafia, faccia politica. Lo ha fatto le scorse settimane nei confronti dei giornalisti Corrado Formigli e Nello Trocchia.
Ebbene Cuffaro, al di là delle parole sbandierate, non ha mai ammesso nel concreto le sue colpe... Anzi, ha sempre detto che non vi è mai stato nessun patto di natura politico-mafiosa o di scambio elettorale con l'organizzazione mafiosa. Ha parlato di travisamento della realtà; di disinformazione; dicendo che la condanna definitiva che lo riguardava sia legata solo a un fatto "episodico" nei confronti di un suo amico, Mimmo Miceli (medico condannato per concorso esterno in associazione mafiosa) e solo indirettamente nei confronti di Giuseppe Guttadauro (capomandamento di Brancaccio)".
La Cassazione, però, dice altro. Nella condanna per rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento personale con l'aggravante di aver agevolato la mafia viene scritto nero su bianco che Totò Cuffaro "sapeva di aiutare" la mafia.
Secondo la Cassazione "Era ritenuto correttamente provato l’esistenza dell’accordo “politico mafioso” tra il capomandamento di Brancaccio Guttadauro Giuseppe e l’uomo politico Cuffaro Salvatore e la consapevolezza di quest’ultimo di agevolare l’associazione mafiosa, inserendo nella lista elettorale per le elezioni siciliane del 2001 persone gradite ai boss e rivelando, in più occasioni, a personaggi mafiosi l’esistenza di indagini in corso nei loro confronti".
Tra gli episodi che vengono presi a riferimento sulle frequentazioni con appartenenti a Cosa Nostra, è ricordato anche l'incontro tra lo stesso Cuffaro, accompagnato da Saverio Romano (ex ministro per le politiche agricole), e Angelo Siino, soprannominato il ministro dei Lavori pubblici di Cosa Nostra, per chiederne il sostegno in occasione delle elezioni regionali siciliane del 1991.
La Suprema corte ricorda che questa circostanza è testimoniata da Franco Bruno, ritenuto di "elevatissima attendibilità ", e ammessa dallo stesso Cuffaro che ha negato, però, di "essere consapevole della mafiosità del Siino".
La Cassazione ricorda che Calogero Mannino, l'ex Dc ministro dell'Agricoltura, leader di riferimento per Cuffaro, "aveva rimproverato aspramente il Cuffaro per essersi recato dall'associato mafioso Angelo Siino per chiedergli sostegno elettorale". Alla luce di tutto questo, se davvero vuole "ripulirsi" ed essere considerato un libero cittadino, Cuffaro dovrebbe dedicarsi ad altro. Non certo alla politica. E questo continueremo a ripeterlo. 

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